La propaganda razzista è di nuovo tra noi
Articolo di Marco Aime pubblicato sulla rivista “Nigrizia” n. 7 di Luglio-Agosto 2018
Settant’anni fa l’Italia si macchiava di una delle peggiori colpe della sua seppur breve storia. Nel luglio del 1938 apparve il primo numero della rivista “La difesa della razza”. Già la copertina lasciava intendere le intenzioni del governo fascista: si vedono il profilo del volto di una statua greca, quello di un uomo dal naso adunco, richiamo allo stereotipo dell’ebreo, e quello di una donna africana. Un gladio cala tagliando via gli ultimi due, per preservare la purezza del primo. All’interno, il manifesto degli scienziati italiani.
(1) Le razze umane esistono. (2) Esistono grandi e piccole razze. (3) Il concetto di razza è un concetto puramente biologico. (4) La popolazione dell’Italia attuale è di origine ariana e la sua civiltà è ariana. (5) È una leggenda l’apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. (6) Esiste ormai una pura razza italiana.(7) È tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti. (8) È necessario fare una distinzione fra i mediterranei d’Europa occidentale da una parte, gli orientali e gli africani dall’altra. (9) Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. (10) I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli italiani non devono essere alterati in nessun modo.
Il manifesto è nel migliore dei casi per nulla “scientifico”, nel peggiore ridicolo. Non fosse che tante vittime ha causato. Al punto 4 si afferma che gli italiani sono ariani puri, quindi originari di antiche popolazioni indoeuropee; ma al punto 6, ecco la contraddizione: si sostiene che esiste “una pura razza italiana”, quindi non siamo ariani. Al punto 8 però non siamo neppure più di razza italiana, ma mediterranea occidentale, fuori quindi greci, slavi, albanesi, ma anche i portoghesi che sono atlantici. Al punti 10 diventiamo “europei”: di nuovo dentro quindi greci, slavi, albanesi e anche i portoghesi.
Ci sarebbe da ridere, se non sapessimo cosa è accaduto. Il fatto è che la propaganda, sebbene menzognera, incide sull’immaginario delle persone. Hitler lo sapeva bene e mise il fido Goebbels a capo della propaganda. Oggi la mediatizzazione ci avvolge sempre di più e certe idee tornano a farsi sentire. Occorre stare molto attenti. Scrisse Primo Levi: «È accaduto, quindi potrebbe accadere di nuovo…».