La “reazione a catena” di Sara Vanni: “Il segreto è resistere” e “guardare al futuro”
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Dialogo di Katya Parente con Sara Vanni
In questo scorcio di fine estate, il pre-serale di Rai 1 ospita, come tutti gli anni “Reazione a catena” il “gioco che rinfresca la mente”. Il meccanismo è ben noto: due squadre di tre membri ciascuna giocano per accaparrarsi il montepremi accumulatosi. Non è da molto che il trio de “le Sibille” hanno dovuto cedere lo scettro. Uno scettro un po’ amaro per una di loro, Sara Vanni, che si è vista bersagliata da pesanti insulti omofobi dai soliti leoni da tastiera. L’abbiamo raggiunta per una breve intervista.
Com’è stata (polemica a parte), la tua partecipazione a “Reazione a catena”?
Un’esperienza bellissima. Non diresti mai che dietro un programma che ti fa compagnia ogni giorno c’è un mondo intero: quello che io, Giovanna e Valentina portiamo nel cuore sono le giornate passate con le costumiste, la produzione, le gag tra una pubblicità e l’altra. Poi, vedere il programma in televisione ed essere lì a premere il pulsante è completamente diverso: c’è l’adrenalina, lo stress, ma anche il divertimento. Nelle catene musicali, per esempio, volevo sempre mettermi alla prova per trovare la canzone!
A seguito del tuo coming out sei stata insultata pesantemente: perché?
In realtà devo fare un chiarimento; originariamente, gli insulti erano rivolti ai miei denti, al mio viso, a quello delle mie compagne di squadra. Insomma, tutte e tre siamo state vittime del “classico” bodyshaming a cui siamo abituati, tanto quanto siamo abituati, purtroppo, agli insulti omofobi.
Ad un certo punto, però, qualcuno, guardando il mio profilo Facebook – in cui ci sono post a favore della comunità LGBT da quando sono dichiarata (2017) o forse trovando in rete una mia vignetta in cui dicevo di non essere eterosessuale, si è sentito libero di scrivermi che ero lesbica perché non avevo trovato l’uomo giusto e che, se mi avesse trovata, mi avrebbe dato ciò che mi mancava.
Vi dirò: penso che questi insulti, che siano per il mio corpo o per il mio orientamento sessuale, siano comunque inappropriati, perché incitano all’odio. Ed io non posso promuovere l’odio. Per questo ho segnalato i profili alla polizia postale ed esposto querela.
Pensi che il DDL Zan possa essere approvato presto?
Non sono molto fiduciosa sulle tempistiche dell’approvazione. Penso che prima o poi sarà approvato, però, quello sì: se ne parla da tempo e si sta continuando a lottare, nonostante l’ostruzionismo e nonostante l’omofobia che attanaglia il Sud quanto il Nord Italia. Paradossale, no? Dovremmo essere uniti dall’amore e invece siamo uniti dall’odio.
Lavori nella scuola. Pensi che il tuo coming out avrà delle conseguenze?
Questa è una domanda sottile. A primo impatto, mi viene da pensare: perchè il mio orientamento sessuale dovrebbe avere delle conseguenze sul mio lavoro? Dovrebbero licenziarmi o non assumermi se non so insegnare, non perché non sono eterosessuale.
Comunque, io sono già dichiarata da tempo, anche a scuola. Nel corso del mio insegnamento, ho visto tante alunne sentirsi al sicuro ed essere quasi libere da un peso, per le relazioni che stavano vivendo di nascosto dalle loro famiglie. Ma quanto è giusto? Perché abbiamo bisogno quasi di un pioniere che si dichiari per far sentire al sicuro altre persone?
A parte l’insegnamento, fai un sacco di cose. Scrivi, canti… Quanto è importante l’arte come modalità di espressione?
Partendo dal presupposto che ogni persona, nel corso della storia, ha avuto bisogno dell’arte per rifocillare il proprio spirito, vi dico che per me la musica è tutto ciò che sono. Rinuncerei a tutto per la musica, forse anche all’amore. È qualcosa che trascende ogni singola parte del mio corpo, ogni lembo della mia pelle.
Io vivo la mia vita, vivo le storie delle altre persone, le sento dentro di me e ne parlo. Diventano podcast, video, canzoni. Soprattutto canzoni. Una volta ho avuto una partner che faceva Medicina; parlavamo di bioetica, di anatomia, ma soprattutto di vite da salvare… vi dirò: se il defibrillatore salva la vita, beh, la musica è il mio defibrillatore personale.
Sei un vulcano: come trovi il tempo e l’energia di fare tutto?
Il tempo è qualcosa di cui tutti disponiamo, in maniera equa. Ogni persona vive una giornata composta da 24 ore. Credo che la differenza stia nel modo in cui scegliamo di usare queste ore. Io sono quel tipo di persona che ha cercato sempre di usare il proprio tempo per fare ciò che ama.
C’erano giorni in cui componevo canzoni fino alle quattro di notte. Mi rivedo ancora, a Roma, nella mia stanzetta di Cinecittà, al primo anno di Magistrale, con le cuffie e gli archi da incidere. Molte persone mi hanno detto che io ero fortunata perché non dovevo lavorare, perché avevo 24 ore libere.
Altre hanno detto che per avere 24 ore libere ero anche in ritardo rispetto ai miei obiettivi. E questo fa riflettere sul fatto che la gente abbia sempre qualcosa da dire. Beh, c’è stato un momento in cui anche io ho dovuto lavorare, perché ero letteralmente al verde: ero vincolata agli orari di lavoro ed alcuni giorni non riuscivo a scrivere né a comporre, ma nel “tempo libero” dal lavoro facevo podcast, o scrivevo una traccia per un video.
Insomma, non ho mai rinunciato a ciò che amavo, è dentro di me. Il segreto è resistere e, per citare il motto delle Sibille, “guardare al futuro”. O essere dell’Ariete. Una figata pazzesca!
Quanta energia!!! E, mi viene da dire, come sono fortunati i suoi alunni. Dovrebbero essercene di più di insegnanti come lei: curiosi, propositivi, semplici, energici e alla costante ricerca della verità!
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