La recita dell’ipocrita (Matteo 23:13-22)
Riflessioni di don Fabio
E venne il giorno in cui il rischio di rimanere chiuso in un bocciolo divenne più doloroso del rischio di sbocciare. (Anaïs Nin)
Matteo 23:13-22: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare”.
Tra oggi e domani leggeremo una vera e propria requisitoria da parte di Gesù/Matteo alla comunità, e quindi anche a noi, non per il fatto di essere scribi e farisei, non per il fatto di essere cristiani, ma per quell’atteggiamento che contraddistingueva quegli scribi e quei farisei e tutti quei cristiani, di ieri e di oggi, che facevano e fanno le cose per ipocrisia!
La denuncia non è mai contro la persona ma contro il male, un male radicale che è l’ipocrisia. E qui mi riferisco all’ipocrisia per scelta e non a chi, costretto/a, la vive come conseguenza di una “scelta” che, in realtà, non avrebbe nessuna contraddizione! E qui qualcuno potrebbe obiettare dicendo: Ma nessuno ti obbliga! Troppo facile e riduttivo. La realtà di vita di una persona è ben più grande, più bella, e a volte anche più complessa, di ciò che appare. Ma questo è un altro capitolo… a buon intenditor!
L’ipocrita, che vuole essere tale, riduce la propria vita a una maschera da recita, che non corrisponde alla realtà. Noi siamo chiamati a realizzare nella nostra vita e nelle nostre relazioni ciò che siamo: figli di Dio. Se non realizziamo questo si fallisce, e il rischio è di danneggiare se stessi e gli altri.
Con affetto, Fabio!