La religione può fare il massimo bene e il male più grande
Riflessioni di Leonardo Boff* pubblicate sul Jornal do Brasil online (Brasile) il 2 novembre 2015, traduzione di Romano Baraglia e Lidia Arato
Tutto ciò che è sano si può ammalare. Anche le religioni e le chiese. Oggigiorno in particolare assistiamo alla malattia del fondamentalismo che contamina settori importanti di quasi tutte le religioni, chiesa cattolica compresa. A volte c’’è una vera guerra religiosa. Basta seguire alcuni programmi religiosi, soprattutto televisivi, di stampo neopentecostale, ma anche di alcuni settori conservatori della Chiesa Cattolica per udire la condanna di persone e gruppi, di certe correnti teologiche o delle religioni afro-brasiliane presentate come invenzioni diaboliche.
L’’espressione maggiore del fondamentalismo di stampo pugnace e sterminatore è quella rappresentata dallo Stato Islamico che fa della violenza e dell’assassinio del «differente», l’’espressione della sua identità. Ma c’è un’altra tendenza riprovevole, molto presente nei mezzi di comunicazione di massa, specialmente in televisione e radio: l’uso della religione per fare molti proseliti, predicare il Vangelo del benessere materiale, scucire soldi agli adepti e arricchire pastori e vescovi (vescovi, per auto-proclamazione). Ci sono anche religioni di mercato, che ubbidiscono alla logica del mercato, della concorrenza e dell’aggregazione del massimo numero possibile di persone per un più corposo accumulo di denaro.
Se osserviamo attentamente, nella maggioranza di queste chiese mediatiche il Nuovo Testamento è citato raramente; predomina, nella predicazione, l’’Antico Testamento. Si capisce perché: il Vecchio Testamento, eccetto i profeti e qualche altro testo, enfatizza il benessere materiale come espressione del gradimento di Dio. La ricchezza occupa il posto centrale. Il Nuovo Testamento esalta i poveri, predica la misericordia, il perdono, l’’amore verso il nemico, amplia la solidarietà verso i poveri e verso i caduti lungo il cammino. Dov’’è che si sente dire perfino nei programmi cattolici, le parole del Maestro: “Beati voi poveri perché vostro è il Regno di Dio”?
Si parla troppo di Gesù e di Dio, come di realtà disponibili sul mercato. Tali realtà sacre per loro natura, esigono riverenza e devozione, silenzio rispettoso e compostezza devota. Il peccato più frequente è contro il secondo comandamento: “Non usare il santo nome di Dio invano”. Invece questo nome è incollato ai vetri delle macchine, perfino sul portafogli, quasi che Dio non stesse in ogni luogo. Gesù di qua Gesù di là, una banalizzazione dissacrante e irritante.
Quel che fa più male e scandalizza sul serio è usare il nome di Dio e di Gesù per fini esclusivamente commerciali. Peggio, per coprire imbrogli, furti di denaro pubblico e lavaggio di soldi. C’’è perfino un’’impresa chiamata “Gesù”. Nel nome di “Gesù” hanno fatto la cresta per milioni in truffe ed imbrogli, nascondendo il tutto in banche straniere e con altre corruzioni che coinvolgono i beni pubblici. E tutto questo con la maggiore sfacciataggine.
Se Gesù stesse ancora in mezzo a noi, sicuramente farebbe quello che ha fatto ai mercanti del Tempio: prese uno scudiscio e li fece scappare e rovesciò i tavoli dei cambiavalute. Per queste deviazioni da una realtà sacra, perdiamo l’’eredità umanizzante delle scritture giudeo-cristiane e specialmente il carattere liberatore e umano del messaggio e della pratica di Gesù.
La religione può fare il bene migliore, ma può fare anche il male peggiore.
Sappiamo che l’’intenzione originaria di Gesù non era quella di fondare una nuova religione. Ce n’’erano tante al suo tempo. Non pensava a una riforma del giudaismo vigente. Lui voleva insegnarci a vivere, orientati dai valori presenti nel suo sogno maggiore, quello del Regno di Dio, fatto di amore incondizionato, di misericordia, perdono e abbandono fiducioso in Dio, chiamato Papà (Abba, in ebraico) con caratteristiche di madre d’’infinità bontà. Lui ha messo in marcia la gestazione di un uomo nuovo e di una donna nuova, l’’eterna ricerca dell’’umanità.
Come il libro “Atti degli Apostoli” lo descrive, il Cristianesimo inizialmente era più movimento che istituzione. Si chiamava il “Cammino di Gesù”, realtà aperta ai valori fondamentali che il Signore aveva predicato e vissuto. Ma nella misura in cui il movimento cresceva, fatalmente si trasformava in istituzione, con regole, riti e dottrine. E il potere sacro (sacra potestas) si costituì come asse organizzatore di tutta l’’istituzione che adesso si chiama Chiesa. E questa ne ha fagocitato il carattere di movimento. Dalla storia apprendiamo che là dove il potere prevale, sparisce l’’amore e scompare la misericordia. Questo è quanto è accaduto, purtroppo.
Secondo Hobbes il potere si mantiene soltanto cercando sempre più potere. Siamo avvisati. Sono nate chiese imponenti, istituzioni, monumenti, ricchezze materiali e persino banche. E con il potere la possibilità della corruzione.
E’’ con piacere che stiamo assistendo a una novità: il Papa Francesco sta riscattando il Cristianesimo, più come movimento che come istituzione, più come incontro tra persone e con il Cristo vivente di illimitata misericordia, che con la ferrea disciplina e dottrina ortodossa. Lui, come Gesù, ha messo al centro la persona, non il potere, non il dogma, né l’’inquadramento morale. Con questo ha permesso a tutti, anche a coloro che non fanno parte dell’istituzione, di potersi sentire sulle orme di Gesù, nella misura in cui scelgono l’’amore e la giustizia.
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* Leonardo Boff, al secolo Genésio Darci Boff (Concórdia, 14 dicembre 1938), ex frate francescano ed ex presbitero, teologo e scrittore brasiliano. È uno dei più importanti esponenti della Teologia della Liberazione.
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Testo originale: A religião pode fazer o bem melhor e também o mal pior