La resurrezione e la liberazione sono per tutti (Gv 20,1-18)
Riflessioni bibliche di Warren Carter, Randall Bailey e Christine Smith, tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2007, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Atti 10:34-43 sottolinea una dimensione della nuova vita di resurrezione: l’inclusione di tutti i popoli nei piani di Dio. Questa lettura fa parte di una sezione cruciale degli Atti in cui la missione della chiesa primitiva è diffondersi al di là dei Giudei e dei Samaritani, verso i Gentili non ebrei.
Pietro porta testimonianza al gentile Cornelio e alla sua famiglia che Dio non mostra parzialità ma ha in serbo grazia e vita per tutti i popoli. Questa dichiarazione è una notizia radicale. Sono inclusi tutti: Giudei e Gentili, ricchi e poveri; oggi anche lesbiche, gay, bisessuali, transgender ed eterosessuali.
Pietro ripete i dettagli del ministero di Gesù a Israele “il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo” (Atti 10:38). Gesù è stato crocifisso ma poi è stato resuscitato da Dio ed è apparso da vari testimoni. Ha dato incarico ai discepoli di continuare a portare testimonianza a lui in quanto agente incaricato di Dio nel quale si sperimenta il perdono dei peccati.
Mentre Pietro sta parlando avviene un’altra dimostrazione del fatto che Dio include i Gentili nei suoi piani. Lo Spirito Santo viene su di loro, che testimoniano la ricezione del dono di Dio parlando in lingue (10:44).
Isaia 65:17-25 inserisce la nuova vita di resurrezione nel contesto del piano generale di Dio di una nuova creazione che include sia Israele sia le nazioni. In questa nuova creazione ci saranno vite piene e soddisfacenti (versetto 20), sicurezza (21-22), la benedizione e la presenza di Dio (23-24). In questo paradiso in cui risalta l’abbondanza di vita di Dio, le corrette relazioni tra tutte le creature di Dio sono esemplificate dal leone e l’agnello che mangiano insieme (25-26). Il piano di Dio ravviva e trasforma tutta la creazione.
Quale ruolo speciale potrebbero avere le persone LGBT nel piano di Dio di trasformare tutta la creazione?
Nel Salmo 117 (118):1-2,14-24 il salmista invita i membri di una comunità a testimoniare con un’unica voce l’amore di Dio che è potente, tenace e leale. La parte omessa del salmo descrive l’”angoscia” o le circostanze in cui è stata vissuta la liberazione di Dio. Sembra che la situazione di “odio” (versetto 7) riguardi un’azione militare delle nazioni (10). Il combattimento è stato disperato (13), c’è stata qualche vittoria (15) anche se la guerra non è ancora finita (25). La liberazione è “l’opera del Signore” ed è “una meraviglia” (23). Il salmista e la comunità gioiscono nella salvezza e portano testimonianza al potere salvifico di Dio con tutte le persone convenute per il culto.
Cosa sarebbe richiesto ai membri eterosessuali delle chiese di oggi per partecipare alla liberazione della comunità LGBT? A che tipo di potere dovrebbe rinunciare la comunità eterosessuale per incarnare l’amore tenace e leale di Dio per le persone LGBT?
In 1 Corinzi 15:19-26 Paolo testimonia ai credenti di Corinto che Dio ha resuscitato Gesù dai morti. Comincia con il ricordare che più di cinquecento credenti, incluso lui, hanno incontrato il Cristo risorto (1 Corinzi 15,3-11). Sembra che alcuni nella chiesa di Corinto avessero difficoltà a credere che la resurrezione di Gesù riguardasse il suo corpo e pensavano che i piani di Dio non si accordavano con una esistenza corporea.
La resurrezione di Gesù conta, dice Paolo, non solo perché essa mostra che Dio lo ha riportato in vita ma perché stabilisce che la resurrezione dei credenti fa parte del piano divino, ancora incompiuto (versetti 12-28). Paolo sottolinea il fatto che l’azione divina che ridà la vita ha vinto la morte ma la resurrezione di Gesù non è l’atto finale del piano di Dio.
Paolo descrive la resurrezione di Cristo come “la primizia” (20). Prende in prestito questa espressione dalle Scritture Ebraiche in cui indica la prima parte del raccolto. Le primizie del raccolto o gli animali nuovi del gregge erano offerti in ringraziamento a Dio come riconoscimento che la terra e i suoi prodotti appartenevano a Dio (Esodo 34:26; Deuteronomio 26:1-11).
Veniva anche offerto come atto di fede, in anticipazione del resto del raccolto. Paolo invita i Corinzi a pensare alla resurrezione di Gesù come anticipazione e garanzia della loro futura resurrezione e della vittoria di Dio sulla morte. Delinea l’ordine degli eventi nel versetto 23: la resurrezione di Cristo, poi “alla sua venuta” (2.000 e rotti anni dopo!) la nostra resurrezione, e l’instaurarsi dei buoni piani divini, ricchi di vita per tutta la creazione. Paolo sottolinea che la volontà di Dio per il pianeta Terra non si è ancora compiuta.
Tutti i poteri che portano la morte – odio, esclusione, distruzione, emarginazione sotto qualsiasi forma – devono ancora soccombere alla vita di Dio. La “buona novella” della resurrezione di Paolo ci sfida e ci dà la forza, come i Corinti, di vivere come partecipanti a questo processo.
Paolo va avanti a spiegare, in 15:35-58, che questa resurrezione richiederà un nuovo corpo; una resurrezione corporale, che richiederà una trasformazione del corpo appropriata alla nuova creazione di Dio, sotto il controllo dello Spirito (un “corpo spirituale”, versetti 40-55). L’argomentazione di Paolo mostra quanto sia importante la vita del corpo. Egli ricorda ai credenti di Corinto, e a noi, che ci caliamo nel mondo e nei piani di Dio nel presente attraverso i nostri corpi. Questi piani si incarnano nelle relazioni e negli atti di servizio. La vita della resurrezione è evidente in queste interazioni.
In che modo i corpi delle persone LGBT credenti esprimono la speranza della resurrezione? Che tipo di “nuovi corpi” dovranno diventare le nostre comunità religiose se la liberazione e la resurrezione LGBT diventeranno una realtà?
Tutte e due le letture del vangelo, Giovanni 20:1-18 e Luca 24:1-12, cominciano con la tomba vuota e sono centrate sulla testimonianza del potere di vita di Dio all’opera nella resurrezione. L’Impero romano ha toccato il fondo mettendo a morte Gesù ma non è stato in grado di opporsi al potere di Dio lasciandolo morto. In Giovanni 20:1-10 né Maria, né Pietro, né l’”altro discepolo” si aspettano che la vita trionfi sulla morte (versetto 9).
Maria scambia Gesù risorto con il giardiniere fino a che lui rivela il suo nome e si svela a lei, che poi porta testimonianza ai discepoli. Vale a dire, una donna, che non è certo la persona più importante o centrale nel mondo dei vangeli, diventa la prima proclamatrice del vangelo della resurrezione. La vita di resurrezione dà a questa persona di bassa condizione un ruolo centrale.
Nel racconto di Luca, un gruppo di cinque o più donne si reca alla tomba per ungere il cadavere di Gesù. Maria Maddalena, Giovanna, Maria la madre di Giacomo e l’”altra donna” ascoltano l’annuncio degli angeli (24:4-5). Si ricordano delle parole di Gesù e questo improbabile gruppo di predicatrici porta testimonianza ai discepoli. La vita di resurrezione è inclusiva, è socialmente trasformatrice e non ha rispetti umani.
I discepoli maschi increduli non l’hanno ancora imparato (versetto 11) e spesso sembra che neanche la chiesa l’abbia imparato. Forse coloro che non solo sono i più emarginati, ma anche i più disprezzati, forse saranno proprio loro a proclamare la verità della resurrezione in un mondo pieno di morte e violenza?
Voi e la chiesa tutta, da chi avete ricevuto una speciale testimonianza della speranza pasquale della resurrezione? Questa testimonianza è mai venuta da chi sta ai margini della società? In che modo le persone LGBT testimoniano la speranza della resurrezione?
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La nostra preghiera
Grande Dio della Resurrezione
fa’ che possiamo vedere nelle vite reali
di lesbiche, gay, bisessuali e transgender
la verità e la possibilità del tuo potere di resurrezione.
Fa’ che possiamo smuovere ogni pietra
che continua a seppellire parte della tua creazione.
Ti invitiamo a ricreare ciascuno di noi
fino a che la resurrezione e la liberazione prevalgano per tutti.
Amen
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Testo originale: Lent Year C