La retorica anti persone LGBT del Congresso Mondiale delle Famiglie arriva in Ghana
Articolo di Neela Ghoshal* di Human Rights Watch, pubblicato sul sito GayChristianAfrica il 31 ottobre 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Emelia, una donna trentenne che vive a Kumasi, in Ghana, non dimenticherà mai il giorno in cui suo padre scoprì che è lesbica: la picchiò per tre ore con i pugni e la cintura, poi con una bottiglia rotta di birra.
Agnes, una ventiseienne di Accra, dice che, quando suo padre scoprì la sua omosessualità, le preparò le valigie e la cacciò di casa. Agnes cercò di tornare, ma lui la minacciò con un machete: “Se cercherò di tornare, mi ucciderà” dice a Human Rights Watch.
Josephine è stata invece picchiata dai fratelli come punizione per la sua omosessualità, e le ferite sono state così gravi da costringerla a passare più di un mese in ospedale.
Il Ghana ha compiuto alcuni progressi nel proteggere i diritti LGBT. Se il suo codice penale, un relitto dell’epoca coloniale britannica, punisce “la conoscenza carnale illegale”, la polizia e la Commissione per i Diritti Umani e la Giustizia Amministrativa hanno teso la mano alle persone LGBT e hanno compiuto azioni concrete, come corsi sui diritti umani per contribuire a proteggerle. Un rapporto di Human Rights Watch del 2018 afferma tuttavia che le persone LGBT ghanesi sono ancora spesso vittime di aggressioni fisiche, anche da parte dei propri famigliari.
In tale contesto, è preoccupante che il Congresso Mondiale delle Famiglie, in parte composto da organizzazioni che fanno propria la retorica anti-LGBT, si riunisca oggi ad Accra. I leader del Congresso promuovono leggi anti-LGBT in tutto il mondo, tra cui una legge nigeriana che punisce “le manifestazioni d’affetto” tra persone dello stesso sesso, e sanziona con dieci anni di carcere il sostegno alle organizzazioni omosessuali. I leader del Congresso promuovono anche il razzismo e la xenofobia, ideologie certo non accettate in Ghana.
Il Congresso vuole che il Ghana e l’Africa tutta “siano membri più attivi nel movimento globale pro-famiglia”. I Ghanesi e il loro governo non dovrebbero disperdere i progressi fatti e rifiutare il concetto secondo cui essere “pro-famiglia” significhi opporsi alla tolleranza e praticare la discriminazione.
Se il Ghana e i suoi vicini vogliono fare qualcosa per la famiglia, dovrebbero promuovere l’uguaglianza e prevenire la violenza famigliare, in modo che donne come Emelia, Agnes e Josephine possano stare sicure a casa loro, e accettate dalle loro famiglie.
* Neela Ghoshal è ricercatrice del programma LGBT di Human Rights Watch.
Testo originale: Ghana Should Resist World Congress of Families’ Anti-LGBT Message
ALTRE STORIE E INFO SU> gaychristianafrica.org