La riflessione. C’è una chiesa che ha paura di parlare di omosessualità
Intervista di Zita Dazzi a Gianni Geraci, portavoce del Guado di Milano, pubblicato su Repubblica, edizione di Milano del 13 novembre 2014
Preoccupazione per una Chiesa che ha paura di parlare di alcuni temi e di confrontarsi con la realtà.
Questa è la sensazione di Gianni Geraci, portavoce de Il Guado, associazione di omosessuali cristiani, di fronte alla lettera della Curia.
Geraci, lei è un gay cattolico, come legge questo intervento della Curia sui prof di religione con la richiesta di una sorta di “schedatura” dei progetti sui temi dell’identità di genere?
«Mi spiace molto che la Chiesa italiana, ostaggio di una battaglia politica su varie questioni che hanno a che fare con il mondo gay, faccia ancora confusione fra omosessualità, ideologia “queer” e teoria del “gender”, alla quale vengono attribuiti tutti i mali della società. Sono cose diverse ».
Che vengono reputate pericolose per i giovani? «La Chiesa cattolica teme l’esistenza di una presunta lobby gay all’azione nelle scuole per promuovere questa teoria del gender fra gli studenti. E quindi cerca di prendere provvedimenti, ma così risulta escludente verso chi è omosessuale e crede in Dio».
Rispetto a qualche anno fa nelle scuole si affaccia qualche iniziativa per parlare di discriminazione sessuale. «Per fortuna! Però, la Chiesa continua a confondere l’identità di genere (cioè il modo in cui io mi percepisco) con orientamento sessuale (ha a che fare con oggetto del mio desiderio sessuale). Io che sono omosessuale non ho mai avuto dubbi sulla mia identità di maschio».
Perché la Chiesa è tanto preoccupata che si parli di questo a scuola?
«Il mondo omosessuale vive un processo di progressiva visibilità del mondo. Finalmente sono messe da parte alcune ipocrisie e la grande paura di una parte del mondo cattolico è quella di dover affrontare il tema dell’omosessualità anche al suo interno.
Un discorso che è molto sentito fin dentro alle gerarchie, con diverse sensibilità. Questo li terrorizza ».
Ma voi gay cristiani come vi sentite di fronte a queste paure? «Preoccupati per le chiusure e i pregiudizi, ma anche speranzosi che i tempi per un dibattito sincero su questo tema piano piano maturino. Anche nel recente Sinodo se ne è parlato, ci sono vescovi che capiscono il problema e che sollecitano aperture».
Siete fiduciosi che questo avverrà? «C’è una corrente nella Chiesa che non vuole confrontarsi con la cultura contemporanea sui temi che mettono più in difficoltà. Di fronte a questa difficoltà di trovare argomenti, allora è più facile dire che c’è un complotto in atto e ideologie che mirano a distruggere la famiglia e la società ».
Perché secondo lei questa reazione?
«Sono questioni che mandano in crisi un certo modo di pensare consolidato, delle sicurezza acquisite. Come fece ai suoi tempi Galileo. Ma poi si è visto nella storia chi aveva ragione».
Qual è il rischio per la Chiesa che ha paura dei gay?
«Una persona che vive la sua affettività in modo sincero, fugge dall’ambiente dove si sente indicato come portatore di ideologia tesa a distruggere la famiglia e la società in generale.
Il rischio è che certi ambienti nella Chiesa diventino troppo auto referenziali e non comprendano più la realtà, allontanando tante persone dalla pratica religiosa con questi atteggiamenti oscurantisti».
LE SPERANZE. Nel recente Sinodo ci sono stati vescovi pronti a sollecitare aperture importanti