La rivoluzione che ho visto prendere forma all’Incontro Mondiale delle Famiglie di Dublino
Articolo di Francis DeBernardo* pubblicato sul sito dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 28 agosto 2018, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Quando nove giorni fa sono partito per l’Irlanda, pensavo di andare a fare la cronaca di un evento cattolico, ma quello che ho vissuto una volta lì mi ha convinto di star testimoniando una rivoluzione.
So che è una parola forte, ma è proprio quello che ho provato. In più di un quarto di secolo di dimostrazioni per l’inclusione e l’uguaglianza delle persone LGBT cattoliche, non ho mai visto niente di simile alle persone forti, fiduciose e determinate che ho incontrato a Dublino.
Una delle ragioni è che non sembravano un piccolo gruppo di manifestanti che cercava di far passare un messaggio, ma si sentiva che, dietro di loro, c’era un’intera nazione. Il Taoiseach [Capo del Governo, n.d.t.] Leo Varadkar ha avuto ragione a dire, nel rivolgersi a papa Francesco, che l’Irlanda è enormemente cambiata da quando Giovanni Paolo II la visitò nel 1979.
La determinazione degli Irlandesi nel sostenere le persone LGBT ha molto a che fare con la rabbia dei giusti di fronte al modo aberrante in cui, per molti decenni, le alte sfere della Chiesa hanno trattato i minori e protetto gli abusatori. Ciò che, nella mente degli Irlandesi, sembra collegare le lotte LGBT con gli abusi del clero è che, in ambedue gli ambiti, i vescovi e i responsabili si sono rifiutati di ascoltare le storie di chi è stato danneggiato.
I vescovi prendano nota: ignorare qualcuno, far finta che non esista e non considerare valido il suo racconto, lo danneggia in modo molto grave.
Nei mesi scorsi gli organizzatori dell’Incontro Mondiale delle Famiglie sembravano voler impedire la partecipazione pubblica delle famiglie LGBT e limitare fortemente la discussione delle tematiche LGBT. Dopo una settimana passata all’Incontro di Dublino nella veste di giornalista e attivista, quello che devo dire sugli sforzi degli organizzatori è: non sono serviti a nulla.
Il tentativo di censurare ed escludere le voci LGBT, lungi dal soffocare il dibattito, lo ha piuttosto amplificato, se non nelle conferenze che hanno fatto parte dell’Incontro, perlomeno nei racconti dei media. Gli organizzatori sono riusciti a fare l’esatto opposto di quello che si proponevano.
Proprio la presenza delle tematiche LGBT nei media a proposito dell’Incontro ci aiuta a capire che il popolo irlandese, così cattolico nell’anima e nella cultura, rifiuta il giudizio negativo sul mondo LGBT della Gerarchia cattolica; come accade per le persone LGBT cattoliche e i loro sostenitori cattolici di tutto il mondo, sono proprio il loro retaggio e le loro tradizioni cattoliche ad ispirarli nell’accogliere e difendere le persone LGBT e nell’operare per le loro pari opportunità nella Chiesa e nella società.
Un aspetto della rivoluzione di Dublino è che le porte sono state aperte. Il discorso di padre James Martin è stato una potente testimonianza e un’autentica pietra miliare per i fedeli e gli operatori pastorali che da molto tempo lavorano sodo per creare spazi di accoglienza. Questo discorso costituisce un buon preludio per chi in futuro vorrà raccontare la sua fede e la sua storia di persona LGBT cattolica.
Le persone LGBT e i loro sostenitori hanno trovato dei modi creativi per diffondere il loro messaggio tra i partecipanti all’Incontro: il canto, l’arte, la testimonianza. Hanno partecipato in via ufficiale alla liturgia di chiusura del Congresso Pastorale e alla liturgia di chiusura dell’Incontro presieduta dal Papa; hanno espresso il loro sostegno di fronte alla stampa e fra di loro; arcivescovi e cardinali sono stati invitati a esplicitare il loro sostegno o a riconciliarsi con la comunità LGBT; i leader laici si sono spesi molto per la causa.
L’entusiasmo di questa settimana sarà difficile da soffocare. We Are Church Ireland (Noi Siamo Chiesa Irlanda), un gruppo riformista pro-LGBT, va ringraziato per l’organizzazione e l’assistenza prestate a chi ha voluto dimostrare il suo sostegno non solo alla causa LGBT, ma anche all’ordinazione delle donne e alla giustizia per le vittime degli abusi. Grazie a loro, le cose potranno andare avanti nell’Isola di Smeraldo e i gruppi che fanno parte del Global Network of Rainbow Catholics (Rete Globale dei Cattolici Arcobaleno) contribuiranno a diffondere questo entusiasmo in tutto il mondo.
Durante il mio primo giorno all’Incontro Mondiale delle Famiglie ho scattato una foto di un volontario di Trocaire, un’organizzazione cattolica irlandese analoga al Catholic Relief Services negli Stati Uniti, al CAFOD nel Regno Unito e alla Caritas in altri Paesi; indossava una T-shirt su cui spiccava il motto di Trocaire: “Fino a che l’amore non vincerà la paura”. Dappertutto all’Incontro ho visto altri volontari e volontarie che indossavano la stessa T-shirt.
È un motto adeguato alla rivoluzione che ho visto a Dublino, una rivoluzione non fatta con le armi e il potere, ma concepita per vincere la paura con l’amore.
Cosa ho imparato all’Incontro Mondiale delle Famiglie? Ho imparato che con la creatività, con una fede robusta, la cooperazione continua e voci fiduciose, l’amore vincerà la paura e costruiremo una Chiesa in cui le persone LGBT saranno a casa loro.
* Francis DeBernardo lavora per New Ways Ministry dal 1992, prima come volontario poi, a partire dal 1994, come membro dello staff; dal 1996 è direttore esecutivo. Propone iniziative riguardanti cattolicesimo e tematiche LGBT nelle parrocchie, nelle diocesi, centri conferenze, università e comunità religiose in tutti gli Stati Uniti. È autore del libro Marriage Equality: A Positive Catholic Approach (Il matrimonio omosessuale. Un punto di vista positivamente cattolico). È redattore e autore di Bondings 2.0, blog quotidiano di notizie e opinioni sulle tematiche LGBT nella Chiesa Cattolica. Suoi articoli sono apparsi nelle riviste The National Catholic Reporter, Commonweal, The Advocate e The American Catholic. È stato l’oratore di punta alla conferenza su religione e tematiche LGBT tenutasi al primo World Pride di Roma nel 2000; è intervenuto anche alla conferenze interfede in occasione del World Pride di Londra nel 2012.
Testo originale: What I Learned at the World Meeting of Families