La Sacra Famiglia è la famiglia del Mulino Bianco?
Riflessioni di Gianluca Tornese tratte dal blog Ventmauvais del 29 dicembre 2012
Oggi riccorre la festa della Sacra Famiglia. Nella Colletta della Messa di oggi si prega così: “O Dio, nostro Padre, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita…”. Mi chiedo sempre se quanto i sacerdoti si apprestano al pulpito per sproloquiare sulla famiglia (come quello che mi sono sorbito oggi) hanno presente di che modello di famiglia si tratti. Viene sempre descritta come la famiglia perfetta, del Mulino Bianco, dove tutti vivono in armonia e si rispettano tutte le regole e le convenzioni.
In realtà questa famiglia più che Santa sembra sconclusionata: una famiglia in cui il padre (Giuseppe) non è vero padre; la moglie (Maria) non è vera moglie e il figlio (Gesù), in quanto persona divina, pre-esiste da sempre ai genitori; devono fuggire in Egitto appena Gesù nasce perché è già perseguitato; a 12 anni durante il pellegrinaggio annuale a Gerusalemme non segue la famiglia nel viaggio di ritorno (è il Vangelo di oggi), i genitori che non s’accorgono che il figlio non li segue, il figlio decide di rimanere a Gerusalemme senza avvertire i genitori, e quando i genitori lo rimproverano, il figlio, anziché scusarsi, attacca, aggredisce quasi verbalmente i propri genitori, li rimprovera.
Ho trovato un bel commento al Vangelo di oggi che condivido con voi: ” Catechesi e omelie sono zeppe di esortazioni ad obbedire, a rispettare le regole, ad attenersi ai propri ruoli: ma questa “legalità”, alla luce del messaggio evangelico, è un valore ultimo? O non è piuttosto subordinato alla qualità dei comandi e dei divieti, alla sensatezza delle norme positive?
Brani come quello odierno ci delineano una teologia della contestazione non meno che dell’obbedienza; del dissenso critico non meno che del consenso abitudinario. Sono – come dire ? – il fondamento biblico di battaglie, quali l’obiezione di coscienza al servizio militare (ricordiamo don Milani ed il suo L’obbedienza non è più una virtù), che la chiesa istituzionale troppo spesso trascura. Quando addirittura non le contrasta.
Se la “sacra” famiglia non rientra negli stereotipi del “Mulino bianco”, ma vive – come tutte le famiglie vere, effettive – relazioni complicate, tensioni dialettiche, momenti di intesa e di incomprensione, tutto ciò non toglie meriti a nessuno. Anzi, rende ancor più ammirevoli i suoi componenti. Provo a spiegarmi prendendo a prestito le fila argomentative di una maestra, personalmente agnostica, che mi è molto cara.
Gesù – sin da ragazzo e ancor più nettamente da adulto – si dimostra un soggetto autonomo, capace di opinioni anticonvenzionali, determinato ad incarnare nella quotidianità i suoi ideali: una simile personalità emerge come un fiore nel deserto? O non è piuttosto il frutto e il sintomo di un’educazione sapiente?
Uomini e donne oscillanti fra passività e ribellismo sono il prodotto di quella che Alice Miller denomina “pedagogia nera”: una pedagogia repressiva, autoritaria senza autorevolezza, umiliante. Il Nazareno, né remissivo (segue ciò che gli sembra la volontà divina su di lui) né sterilmente arrogante (a missione compiuta, riprende docilmente il suo posto all’interno della struttura familiare), è la prova più eloquente di essere stato educato con tatto, con intelligenza, con amorevole delicatezza. Il carattere di Gesù è il motivo più serio della nostra ammirazione verso i suoi genitori.
Giuseppe e Maria, di cui così poco sappiamo dal punto di vista biografico, meritano apprezzamento non per improbabili astinenze sessuali, bensì perché hanno generato e allevato e educato un figlio la cui intelligenza e la cui costruttiva intraprendenza sono state oggetto di stupore da parte dei dottori del tempo. Imitarli significa interrogarsi ogni giorno se, verso i nostri figli ed alunni, riusciamo a testimoniare lo stesso mix di fermezza e di comprensione, di propositività e di libertà.
Solo così le nostre famiglie – biologiche o di elezione – saranno davvero “sacre” (o, più pertinentemente, “sante”): secondo il progetto originario divino e, perciò, imperfette ma in cammino verso la maturità umana realisticamente accessibile su questa terra” (Agusto Cavadi, La santa famiglia e l’educazione alla libertà, Adista, 15 dicembre 2012)