La scoperta. Due genitori cattolici con un figlio gay si raccontano
Testimonianza di Fabienne e Erik, genitori cattolici con un figlio gay pubblicata sul blog cattolico Reflexion et Partage (Francia) il 14 luglio 2015, liberamente tradotto da Giovanna Vallone
Fabienne, la madre: Quando Julien ci ha annunciato di essere omosessuale, 15 anni fa, ho provato un vero scombussolamento. Si trattava, per me, di un’astrazione che dovevo concretizzare. Volevo rifiutare l’idea perché avevo paura, confusamente paura delle sofferenze che tutto ciò avrebbe creato per lui. L’avrebbero preso in giro, non l’avrebbero preso sul serio a lavoro, avrebbe perso i suoi amici. Ero lontana dal pensare che le ferite che gli avrebbero fatto più male sarebbero venute dalla chiesa cui era fortemente legato. Avevo anche paura che si sarebbe chiuso in se stesso.
Ci ha detto che aveva fatto fatica a dircelo perché lui stesso aveva fatto fatica ad accettarsi, che amare una ragazza sarebbe stato molto più semplice. Aveva paura che questo avrebbe cambiato l’amore che provavamo per lui. Infine, ci ha detto che non ne eravamo responsabili. Era così e basta. Oggi abbiamo camminato faticosamente, siamo cambiati. Grazie a Julien e Bruno abbiamo capito che accettare l’altro nella sua differenza è molto più che un dovere, è un arricchimento.
Il cammino di vita di due persone dello stesso sesso è un cammino molto più difficile a causa dello sguardo degli altri, se non il rifiuto degli altri. Spero che la condivisione della parola di Dio, la riflessione e la preghiera in chiesa li aiuterà a vivere questo amore sotto lo sguardo benevolo di Dio.
Erik, il padre: Dire che il giorno in cui Julien ci ha annunciato la sua omosessualità è un giorno di gioia sarebbe veramente mentire. Tuttavia, la mia ossessione era che ciò non cambiasse nulla nella relazione con nostro figlio. La qualità di Bruno, il suo compagno, ci ha aiutati molto ad avanzare lungo questo percorso. Abbiamo quattro figli, due femmine e due maschi. Pensavo di avere due generi, ma ne avevamo tre… Le difficoltà per me sono davvero arrivate dalla Chiesa cattolica, con le omelie che chiamavano a partecipare alla “Manif pout tous”(movimento contrario all’apertura del matrimonio civile alle coppie omosessuali).
L’accoglienza di divorziati ed omosessuali all’interno della chiesa è, per me, innanzitutto un problema di chiesa. È una sofferenza per i divorziati così come per gli omosessuali o comunque per tutti coloro i quali son rimasti all’interno della chiesa poiché molti hanno già “abbandonato la nave”. Mi auguro davvero che Gesù accompagni la Chiesa in questo cammino di Emmaüs e che sia ispirata dalla domanda: “ chi sono io per giudicare?”.
Testo originale: Deux parents témoignent Fabienne