La sessualità e l’omosessualità nel racconto della Bibbia: Il peccato di Sodoma
Riflessioni inviateci da Massimo Battaglio, parte seconda
Nella scorsa puntata ho proposto alcuni elementi di riflessione sul racconto della creazione, per comunicare le mie perplessità sulla credenza, ancora oggi diffusa, secondo cui esso sottenderebbe un messaggio anti-omosessuale (e cioè omofobo, per dirla chiaramente). Un altro passo tradizionalmente chiamato a soccorso nella condanna dell’omosessualità, è quello del racconto della città di Sodoma:
– Due angeli arrivarono a Sodoma sul far della sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sodoma. Non appena li ebbe visti, Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra. E disse:
“Miei signori, venite in casa del vostro servo: vi passerete la notte, […] e, domattina […], ve ne andrete per la vostra strada”. Quelli risposero: “No, passeremo la notte sulla piazza”. Ma egli insistette tanto che vennero da lui ed entrarono nella sua casa. Egli preparò per loro un banchetto, […] e così mangiarono. Non si erano ancora coricati, quand’ecco gli uomini della città […] si affollarono intorno alla casa, […] tutto il popolo al completo. Chiamarono Lot e gli dissero: “Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!”. Lot uscì verso di loro sulla porta e […] disse: “No, fratelli miei, non fate del male! Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all’ombra del mio tetto”. Ma quelli risposero: “Tirati via! Quest’individuo è venuto qui come straniero e vuol fare il giudice! Ora faremo a te peggio che a loro!”. E spingendosi violentemente […] contro Lot, si avvicinarono per sfondare la porta. Allora dall’interno gli angeli […] li colpirono con un abbaglio accecante dal più piccolo al più grande […]. Dissero allora a Lot: “Chi hai ancora qui? Il genero, i tuoi figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli uscire da questo luogo. Perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il grido innalzato contro di loro davanti al Signore è grande e il Signore ci ha mandati a distruggerli”. […]
Il Signore fece piovere dal cielo sopra Sodoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. Distrusse queste cit-tà e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. (Gen 19,1-29)
Cosa accade a Sodoma?
Due angeli – messaggeri di Dio – sono ospiti in casa di Lot, che è accampato alle porte della città. I suoi abitanti, abituati probabilmente per tradizione a praticare lo stupro collettivo dei forestieri, reclamano il diritto di abusare dei due angeli. Non stanno a guardare che si tratti di maschi o femmine, o che siano consenzienti o meno. Per loro è normale che vengano accolti in questo modo e si affrettano in massa ad riceverli così: tutto il popolo, cioè adulti, bambini, maschi e femmine. Gli angeli si difendono accecando i Sodomiti, e il Signore fa giustizia della città.
Prima domanda: si è compiuto un atto omosessuale?
No: gli angeli si sono attivati prima. Dobbiamo dedurre che la sola intenzione di compiere un atto omosessuale scatena l’ira di Dio fino a bruciare una città? Mamma mia! E poi, chi ci assicura che i sodomiti di sesso maschile volessero abusare personalmente dei due ospiti e non farli abusare dalle loro donne, che erano presenti?
Seconda domanda: se i due angeli si fossero presentati sotto spoglie femminili, e quindi il tentato stupro collettivo fosse stato di tipo eterosessuale, i protagonisti si sarebbero salvati?
La risposta è di nuovo no; senza ombra di dubbio. Infatti, in un altro passo dell’antico testamento che narra un altro episodio quasi identico avvenuto nella città di Gàbaa (Gdc 19,1-29), la vittima della violenza sessuale è proprio una donna e i carnefici sono maschi ma il risultato è identico:
– Le tribù d`Israele mandarono uomini nella tribù di Beniamino a dire: “[…] consegnateci quegli uomini iniqui di Gàbaa, perché li uccidiamo e cancelliamo il male da Israele”. (Gdc 20,12-13)
Qual è quindi il peccato di Sodoma? L’omosessualità presunta o piuttosto lo stupro collettivo di due esseri, con l’aggravante che si tratta di ospiti e di ospiti particolarmente sacri? Per secoli, la tradizione interpretativa ha sottolineato il secondo aspetto. Lo stesso profeta Ezechiele fornisce indicazioni a proposito:
– “questa fu l’iniquità di Sodoma: lei e le sue figlie vivevano nell’orgoglio, nell’abbondanza del pane e in una grande indolenza, ma non sostenevano la mano dell’afflitto e del povero” (Ez 16,49-50)
Lo stesso Gesù, nell’unica “battuta” in cui cita Sodoma (e Gomorra), sembra aderire a questa interpretazione: quando manda i discepoli in missione, dando loro una serie di raccomandazioni, dice loro:
– “Entrando in una casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città” (Mt 10, 12-15).
Tanto per cominciare, chi tira fuori questo passaggio per rincarare la dose, si dà la zappa sui piedi. Infatti Gesù ammette che esistono peccati ancora più gravi di quelli di Sodoma (essa “avrà una sorte più sopportabile”). Ma soprattutto, Egli sta parlando di accoglienza, non di sesso. In accordo con tutta la tradizione esegetica ebraica, egli cita Sodoma come città dell’inaccoglienza; non dell’omosessualità.
L’interpretazione di Sodoma in chiave omofoba arriva solo ai tempi di Teodosio e poi di Giustiniano (482-565 d.c.). Ma Giustiniano era contrario all’omosessualità a prescindere, e ne fece di tutti i colori perché fosse condannata con la pena di morte.
Capiva che si trattava di roba non da poco e allora cercò una giustificazione biblica alla sua proposta di legge, come aveva già fatto per molti altri suoi atti giuridici per renderli inattaccabili. Non trovando alcun appiglio, si attaccò maldestramente all’episodio di Genesi 19. Giustiniano governava in tempi fortemente omofobi; quindi ebbe un gran successo. Tutto qui.
E’ dunque a partire da un equivoco, che si è cominciato a chiamare l’omosessualità “sodomia” e gli omosessuali “sodomiti” (quasi che a Sodoma fossero tutti gay). Un equivoco talmente intriso di interesse politico, che dovremmo sentirci in dovere di rigettare tutta la vicenda.