La Sicilia scopre la paura dei gay, ma è peggiore l’ostilità delle famiglie
Articolo di Sara Scarafia pubblicato su La Repubblica – edizione di Palermo del 19 novembre 2019, pag.5
Racconta il coordinatore del Palermo Pride, Massimo Milani – che pure la scorza ce l’ha dura, correva il 1993 quando sposò simbolicamente Gino in piazza Pretoria – che le bande di ragazzini che da qualche tempo passano davanti al suo negozio di Ballarò insultandolo a squarciagola non lo feriscono, ma un po’ lo preoccupano. «Palermo è in generale una città accogliente: anche grazie, lo dico senza modestia, al bel lavoro che abbiamo fatto con il Pride. Ma episodi del genere non mi capitavano da anni».
È omofoba la Sicilia, dove sabato pomeriggio a Pozzallo un ragazzo è stato accerchiato e picchiato selvaggiamente? Come vivono gli omosessuali dell’Isola? A sentire le associazioni, c’è meno violenza qui. Ma la vergogna, soprattutto nei piccoli centri, non è diminuita. A scuola se ne parla poco e le prime barriere, spesso insormontabili, sono dentro la famiglia.
Milani è certo che il clima che si respira nel Paese – con in circolo l’aria cattiva dell’intolleranza – non aiuta. «Tornando ai ragazzini, poi li guardo e penso che non hanno riferimenti, modelli da seguire. Serve un cambiamento culturale, per questo ci vuole il Pride. La violenza cresce anche perché oggi la comunità LGBT è più visibile e reagisce, non ci sta a farsi emarginare».
Ma la prima vera battaglia si combatte in casa. Marilina Graziano, ex insegnante di Teologia, è mamma di Fabio, 33 anni. Che di aggressioni omofobe, una violentissima, ne ha subite due. «Nessuna delle due in Sicilia» racconta Graziano che, da mamma che ha accettato l’omosessualità del figlio, ha cominciato a parlare alle altre madri. Per anni ha collaborato con “Ali d’aquila”, il gruppo che riunisce gli omosessuali cristiani che dal 2008 si incontra ogni settimana in uno spazio del San Saverio offerto da padre Cosimo Scordato.
«La prima cosa che pensa un genitore è “cosa ho sbagliato?”» racconta. «Mi sono accorta di qualcosa quando Fabio aveva 7-8 anni. A15 anni gli ho detto: «Ti ho sognato con una bella ragazza, mi sono sbagliata? Avrei dovuto immaginare un ragazzo?». Lui mi ha detto di sì. Mi ha dato un bacio in fronte e se n’è andato».
Per superare e accettare, Marilina ha scritto un libro: “Come il suono di un violino”, Polizzi editore. «È giusto che le madri sappiano che i figli non cambiano e non guariscono perché non sono malati. Ed è giusto che sappiano anche che sì, avranno una vita più difficile. Almeno a casa devono sentire di essere amati. La scuola fa ancora troppo poco».
Tanto che tra gli insegnanti omosessuali, racconta la counselor, che ne ha incontrati decine, è altissima la percentuale di chi non lo dichiara. “Ali d’aquila” aiuta i cristiani a capire che non sono nel peccato: «Gesù guarda alla fede, basta leggere le Scritture».
Anche l’Agedo è un’associazione palermitana che offre assistenza psicologica e legale gratuita agli omosessuali, alle transessuali e alle loro famiglie.
«Ho quattro figli e due di loro sono omosessuali – racconta mamma Piera Muscaglino, genitore volontario dell’associazione – il minore dei miei figli, che oggi ha 27 anni, da piccolo amava giocare con le Barbie e da ragazzino ha avuto seri problemi di socializzazione. A 15 anni è arrivato il coming out. Ci siamo fatti aiutare da una psicologa. All’inizio mio marito non lo accettava. Gli diceva: “Non dirlo in giro”. Non è facile». Qualche anno dopo, anche l’altro figlio, di tre anni più grande, si è aperto. «Gli ho chiesto: “Perché non me l’hai detto?”. Mi ha risposto che pensava che il secondo figlio potesse essere troppo per noi».
Tanta sofferenza, eppure oggi la famiglia è serena: «I miei figli hanno 30 e 27 anni, sono fidanzati e i compagni vengono a casa. Palermo, nella nostra esperienza, è una città abbastanza accogliente». Sono i muri interni i primi da dover abbattere.
Dopo l’aggressione, Arcigay Ragusa annuncia una manifestazione a Pozzallo: «Le nostre città non sono violente, ma dobbiamo combattere questo clima», dice Emanuele Micilotta. «La Sicilia è in genere molto più accogliente del resto d’Italia. È una peculiarità da non perdere», dice Daniela Tomasino, consigliera nazionale di Arcigay. Da domani al 1° dicembre Palermo Pride organizza nelle piazze “Palermo suona”, dieci giorni di incontri in giro per la città. «Guardiamoci negli occhi. Il miglior rimedio alla violenza».