La società e la Chiesa cattolica in cerca di risposte sulle persone transgender
Articolo di Dan Hitchens* pubblicato sul periodico Catholic Herald (Gran Bretagna) l’11 dicembre 2015 liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Aoife Assumpta Hart** si definisce una “nunnabe”: una donna il cui sogno è di diventare suora. Da quando ha otto anni desidera entrare nella vita religiosa. Ma questo, ci dice, non può accadere, per una semplice ragione. Aoife è una transessuale: oggi si identifica come femmina, ma è nata maschio. “I conventi di suore sono comunità femminili”, afferma. Per quanto aneli a essere una suora, questo non prova che sia la sua vocazione: la sua è una “vocazione frustrata”.
“A dire la verità, la vocazione delle persone trans sembra essere il celibato: non possiamo prendere i voti e diventare religiosi e il matrimonio, secondo i principi graniticamente stabiliti nella teologia morale del XX secolo, non è un qualcosa a cui possiamo ottemperare nel modo richiesto dal Catechismo.”
Se la vita per le persone trans è complicata, forse lo è ancora di più per quelle cattoliche. Aoife descrive la sua transessualità, con una certa onestà, come “un disordine raro, terrificante, quasi mortale”, nel quale il corpo e la mente sono fuori squadra. Nel suo caso si rese necessaria “una transizione controllata” che prevedeva “il ricorso agli ormoni e alla chirurgia”. Qualcuno le ha detto che non ha affrontato la “verità” della sua situazione: “Al contrario, l’ho affrontata direttamente. […] Non sono femmina e non lo sarò mai. Sono una simulazione della forma femminile”. Tuttavia, la transizione “ha portato un profondo sollievo alla mia mente” e ha favorito la sua fede: “Sono capace di amare me stessa e quindi di amare Dio in maniera esponenziale”.
Aoife non vuole parlare per tutte le persone trans cattoliche. Esistono molte opinioni sulla loro identità e sulla loro possibili vocazioni, e poche posizioni ufficiali. Ciò su cui nessuno ha dubbi è che la Chiesa dovrebbe impegnarsi a fare loro più spazio. “Oggigiorno il dibattito sembra sempre più polarizzato tra tutto o nulla.” Ci sono responsabili ecclesiali assolutamente permissivi, altri invece ostili alle persone trans: ad alcune di esse è stato intimato, da parte di sacerdoti, di stare alla larga dalla Chiesa. Aoife spera che si possa trovare una via di mezzo, “un equilibrio tra una buona teologia e un comportamento compassionevole”.
Per certi cattolici non è possibile nessun compromesso: le persone trans sono la negazione di quel Dio che ci ha creati maschio e femmina e sono l’incarnazione di quella triste filosofia secondo la quale i nostri sentimenti definiscono la nostra identità. Sono l’avanguardia di un movimento politico che cerca di sovvertire le preziose istituzioni sociali e che spesso sembra prendere di mira i cristiani. Ho interrogato Anna Magdalena, una donna trans che scrive sul suo blog The Catholic Transgender ( catholictrans.wordpress.com ), sull’ansia che molti cristiani provano quando si parla di questioni trans. “Molta di questa ansia è comprensibile”, visto il “movimento ideologico radicale” che persegue accanitamente i suoi scopi. Al centro di questo movimento sta il concetto che il maschile e il femminile non sono altro che categorie costruite dalla società.
Un punto di vista ovviamente incompatibile con il cattolicesimo, ma non tutte le persone trans lo condividono. Su altri argomenti – l’esperienza della transessualità, la transizione dal punto di vista medico – la Chiesa ha ancora molto da dire. “La Chiesa non ha emanato praticamente nessun insegnamento sul transgenderismo” dice monsignor Keith Barltrop, trait d’union tra il cardinale Nichols (arcivescovo di Westminster) e il gruppo di cattolici LGBT della sua diocesi. Dal punto di vista teologico, secondo lui, “la Chiesa è costretta a procedere con cautela”.
Ma fino ad ora è stato detto molto poco. “È stato detto chiaramente dai papi Giovanni Paolo, Benedetto e Francesco che la Chiesa non può accettare le teorie alla moda sulla fluidità essenziale del genere. Dovrebbe essere ovvio alla luce di Genesi 1:27: ‘Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò’”.
La reazione cristiana, dice Anna Magdalena, sarebbe legittima se si limitasse a opporsi a questa ideologia radicale. È lecito lo scetticismo: “Ho incontrato delle persone che dicevano di essere transgender e io ho pensato, be’, c’è qualcosa che bolle in pentola”. Secondo lei tali affermazioni sembrano nascere da una ricerca di attenzione: talvolta sembrano più che altro degli atti politici.
“Ci sono molti che intorbidano le acque. Dietro di loro, però, ci sono persone concrete, esperienze reali. Sapete, la gente si sveglia in un certo modo. E sembra che molti cattolici abbiano questa sensazione, che una persona transgender non faccia che mentire. Che tutto sia artificio, che anche le narrazioni più autentiche vengano falsate e manipolate per raggiungere il cuore della gente. È un modo molto spiccio per sottovalutare ed escludere una persona.”
Un’opinione comune tra i cristiani è che per le persone trans i sentimenti soggettivi abbiano la priorità sulla verità oggettiva. Le persone che vivono sentimenti transgender dovrebbero imparare “ad accettarsi pienamente come Dio li ha creati per poter raggiungere la pace”, come scrive un blogger cattolico. Tali assicurazioni fiduciose suonano inconsistenti di fronte alla storia personale che Anna racconta su The Catholic Transgender: “Ho provato a fare tutto quello che potevo per eliminare per sempre quella parte della mia anima. Dovevo cambiare me stessa! Ho fatto tutto il possibile per ‘abbracciare la mia mascolinità’.
Presi ispirazione da Teddy Roosevelt, cominciai a sollevare pesi, a ingurgitare proteine, a ingellarmi i capelli, a scatenarmi nel ballo, a fare attività da macho, adottai una filosofia super etero. Mi impegnai al massimo per fare esattamente ciò che ci si aspettava da me per risolvere il mio ‘problema’: non solo abbracciai la mia mascolinità ma incanalai il mio lato femminile facendo il ‘ragazzo sensibile’, per quello che valeva. Ma non riuscii a fare mai nulla se non recitare molto bene”. Guardando indietro Anna afferma “stavo congelando sempre più il mio cuore, fino a non sentire quasi più nulla”.
Per lei, come per Aoife Assumpta Hart, è stata la transizione di genere a restituirle la salute mentale. Alcuni cattolici hanno ribattuto che la transizione è proibita dal Catechismo, nel paragrafo dedicato alla mutilazione (Paragrafo 2297: “Al di fuori di prescrizioni mediche di carattere strettamente terapeutico, le amputazioni, mutilazioni o sterilizzazioni direttamente volontarie praticate a persone innocenti sono contrarie alla legge morale”).
Ma altri sottolineano l’eccezione dovuta alle “prescrizioni mediche” e affermano che la chirurgia aiuta molte persone trans a vivere. Il cardinale spagnolo Urbano Navarrete Cortés argomenta che la riassegnazione chirurgica del genere può essere permessa per “liberare il paziente da un intollerabile conflitto psicologico”.
Il cyberevangelista cattolico monsignor Robert Barron considera la trasformazione dell’ex atleta olimpico (ora star dei reality) Bruce Jenner in Caitlyn Jenner come puro gnosticismo, dove “il corpo viene presentato come un antagonista che può e deve essere manipolato dal sé autentico”. Anna, fan del vescovo Barron, non è d’accordo. “Non posso parlare per tutte le persone transgender del mondo, ma la mia esperienza personale ha avallato la concezione cattolica del rapporto tra corpo e anima.”
Ricorda che prima della sua transizione “vivevo in una realtà che forse chiamereste gnostica: era come se il mio cervello stesse in una tinozza. Non era questione di fede, era questione di esperienza. E poi, da quando ho compiuto la transizione, vivo il mio corpo in maniera molto cattolica. Quindi la definirei una storia di redenzione, una storia di integrazione”. Per Anna “la concezione cattolica del corpo” – in particolare la teologia del corpo di san Giovanni Paolo II – rinvia a “una comprensione molto più profonda delle questioni trans di ogni altra filosofia o sistema etico”.
La teologia sta appena cominciando ad affrontare l’argomento. Nel frattempo rimane il bisogno di pastorale, come fa notare monsignor Barltrop: “Nel complesso della società, le persone omosessuali e trans vengono accolte in una maniera superficiale che dice molto poco”.
La Chiesa ha qualcosa di meglio da offrire – una vera accoglienza all’interno di una comunità. Dovremmo saper fornire “risorse spirituali”. Le persone omosessuali e trans dovrebbero essere aiutate “nella formazione della loro coscienza, a vivere una vita degna del Vangelo e non governata da passioni scatenate, a esercitare quell’autentica libertà interiore che Cristo ha conquistato per noi sulla Croce, a imparare a porre la propria sessualità al servizio di un amore coerente con l’amore di Dio. Questo ovviamente è valido per tutti i cattolici”.
Uno dei problemi sta nel fatto che parole come “accettazione” e “compassione” vengono spesso utilizzate per presentare teorie compiacenti che hanno poco a che fare con il magistero cattolico. Ho suggerito alla giornalista Jane Fae, una donna trans, che persino il linguaggio dell’”accoglienza” è stato corrotto. “Penso tu abbia perfettamente ragione” dice mentre fa notare come in certi luoghi sia una questione molto urgente.
Dal 2008 il Brasile ha conosciuto 644 omicidi di persone trans; in Messico sono stati 177. Sono due culture impregnate di cattolicesimo – e alcuni degli assassini erano convinti di fare la volontà di Dio. Jane ricorda, per contrasto, di essere stata sopraffatta “dall’incredibile amore e accettazione” che ha ricevuto nella sua parrocchia. “Al tempo stesso la Chiesa ha prodotto un pugno di maniaci assassini. Penso sia necessario che a un certo punto gli arcivescovi, i cardinali, possibilmente anche il Papa, dicano ‘No. Qualsiasi cosa pensiate delle persone trans, spetta alla Chiesa arrivare a una conclusione – e per favore, nel frattempo non andate in giro ad ammazzarli’”.
Le persone transgender pongono una domanda alla società, una domanda che fin’ora non ha trovato veramente risposta. La stessa Chiesa sta cominciando ora a formulare una sua risposta, ma perlomeno abbiamo una vaga idea su dove cominciare. Anna Magdalena: “L’unica cosa che sappiamo per certo è che l’unica maniera di comportarsi con le persone trans è tenere a mente che sono state create a immagine e somiglianza di Dio”.
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* Dan Hitchens è uno scrittore freelance.
** Aoife Assumpta Hart si occupa di psicoanalisi, studi transgender, sessualità e femminismo. Il suo sito è aoifeschatology.com
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Testo originale: What’s the truth about transsexuality?