La solennità dell’Immacolata e la scelta di Dio di essere visibile nelle frontiere
Riflessioni di Massimo de Il ramo del Mandorlo, gruppo di cristiani LGBT+ di Roma
“Non abbiamo paura di essere inadeguati, ma di essere troppo potenti” (M.W.)
C’è uno stile riconoscibile per chiunque si chieda se Dio esiste e agisce nella storia ? Che renda l’azione divina indiscutibile?
Ecco che le letture di questa splendida solennità (dell’Immacolata) descrivono proprio lo stile di Dio, che ha scelto di intercettare quelle galilee, quei deserti rocciosi, quegli insoluti dove neanche l’uomo può mettere mano per riparare, figuriamoci per costruire, perché il Suo stile sia chiaramente visibile.
Ci sono delle situazioni in cui noi possiamo intervenire con il dialogo, con la volontà, con i soldi, con le conoscenze, con la tenacia caratteriale, se c’è, o anche con la nostra caparbietà, anzi spesso :”identificare un nemico reale o fittizio è il passatempo preferito per chi ancora debba affermare a se stesso la propria identità”.
Dai nostri tentativi di volo, ecco che con Maria, siamo portati ad ammirare una nuova logica entrare nella storia. Una voce : “Rallegrati Maria“. Una stonatura per gli abitanti del tempo, due parole inaccostabili.
Maria è il nome che non viene pronunciato fin dal libro dell’Esodo, in quanto nome maledetto della sorella di Mosè, Miriam, punita con la lebbra. Nessuno chiamava sua figlia Maria.
Da una nuova Maria la storia riparte, in uno sperduto paesino di gente collerica e bellicosa come la Galilea, e per di più ad una fanciulla già promessa in sposa, vale a dire già sposata, a cui, contro ogni norma, si chiede di dare un nome al figlio:”Lo chiamerai Gesù”.
Nell’impossibilità oggettiva si apre una strada.
E scorrendo la lettura del Vangelo ci chiediamo. Ma noi che abbiamo a che fare con Maria senza peccato ?
E dai che molti filosofi e teologi nel corso della storia investigano le ragioni dell’esistenza di Dio. E giù pagine e pagine. Eppure l’immagine è lì, viva, da duemila anni, scritta nel Vangelo.
Nel contemplare una donna contemplate l’azione di Dio in Lei.
Al punto che Papa Pio IX ne proclama il Dogma, nel 1854, mettendo fine alle controversie nate ancora prima di Sant’Agostino e parzialmente risolte alla fine del XIII secolo con Scoto.
Maria nasce senza colpa. Ella è preservata dalla nascita dal doversi confrontare con lo spazio di vuoto che noi per comodità chiamiamo peccato originale. Uno spazio di vuoto con cui veniamo al mondo e che noi nella vita possiamo o non possiamo rendere abitabile.
Maria è l’unica creatura sollevata da questo duro compito sotto il sole, quello di interagire con il vuoto originale, che ci occupa durante tutta la nostra esistenza.
Ma quel vuoto è creato fin dalla creazione e ben prima della mela. È strutturale, se ne parla nei due racconti della Genesi.
Lei, Maria, non lo conosce.
Ora, se Lei è concepita senza macchia, cosa ha da dire, come nostra Madre, a noi affaticati costruttori di senso e di pienezza su questa terra ?
Maria è icona della capacità di Dio di dare forma alla storia. La sequenza di verbi rivolti a Maria sono anche rivolti a noi, per descrivere LA TENACIA DI DIO NEI CONFRONTI DELL’UOMO, che interviene proprio in apparente assenza di condizioni.
Rallegrati, hai trovato grazia, su di Te scenderà la Sua ombra, concepirai e darai alla luce, sarà grande e chiamato Figlio.
Un itinerario di unicità che culmina nel *Nulla è impossibile a Dio*. Una doppia negazione, “nulla” e “impossibile” quella categoria del vuoto si riempie di possibilità perché nessuna distanza, nessun rifiuto, nessun impedimento della storia, nostra personale, familiare, sociale o politica che sia, perché da Maria in poi, anche lo spazio inabitabile, invivibile può ora essere luogo perfino di nascita.
La cifra della divinità di Dio risiede infatti nell’aver aperto una strada di relazione con noi*, affinché accettando di essere destinatari di questo sguardo benevolo, possiamo dire il nostro sì. (Gabriele si scomoda per la seconda volta nella Scrittura).
Ecco che dopo Maria anche la nostra storia si apre ad una possibilità; lasciarla in standby, arenarla o rilanciarla in avanti ?
La creazione attende che i figli di Dio si manifestino, che un nuovo SI appaia nella storia, assecondando quello slancio vitale che Maria incinta ha per la prima volta annunciato agli uomini e che in fondo, nel nostro cuore messo a nudo, aspettiamo ci venga a risvegliare.
Nessuno infatti può pensarsi figlio di un Dio che non abbia pensato il meglio per lui.
Maria dice sì, senza sapere cosa avrebbe vissuto*, compresa la Passione, la croce e la resurrezione, ma per le madri è così. Si è madri non lo si diventa, come accade invece ai padri che devono decidere di assumere la loro paternità.
Maria sarà messa in condizione di scoprire che quando si asseconda la tenacia di Dio in noi, questa stessa tenacia ci è data in contraccambio, perché finalmente decidiamo di iniziare a vivere la nostra personale, seppur non immacolata, ma pur sempre concezione.
Buona festa
Massimo