Mi sono scoperta transessuale tra i Testimoni di Geova
Testimonianza di Jessica Day tratta dal sito A Common Bond (Stati Uniti), liberamente tradotta da Marta
Quando sono nata, mio padre era poco più d’un adolescente e mia madre aveva problemi mentali, per cui sono stata affidato ai miei nonni. Ho vissuto con loro da quando ero una neonata fino ai 9 anni. Erano l’unica famiglia che io avessi mai conosciuto. Mio padre era qualcuno che veniva a trovarmi una volta al mese. Quando avevo 6 anni, si trasferì vicino a noi e iniziai a vederlo un po’ di più; non abbastanza comunque da prepararmi a ciò che m’spettava quando compii 9 anni. Lui era un testimone di Geova e non gli era quindi permesso stare con una donna senza averla sposata.
Quando la sua ragazza ruppe il loro rapporto, perché si rifiutava di farsi testimone di Geova per lui, mio padre rimase molto solo. Sposò la prima donna testimone di Geova che gli capitò. Lei era, se mi si può perdonare l’espressione, una povera spiantata. Quel che a 9 anni non sapevo, ma che appresi crescendo, era che gli Anziani1 della congregazione avevano iniziato ad incoraggiare mio padre ad assumersi la responsabilità di crescermi e diventare “il capo della casa”.
Così, dopo 9 anni passati a vivere con una famiglia, di punto in bianco fui costretta semplicemente a trasferirmi e andare a vivere con un’altra. Com’è facile immaginare, tutto questo fu devastante per me. Era il risultato diretto dell’intromissione degli Anziani. Ci furono battaglie legali per la mia custodia, ma i tribunali non riconobbero alcun diritto legale ai miei nonni. Ora, già da un bel po’ di tempo frequentavo la congregazione, sotto insistenza di mio padre e con l’incoraggiamento di mia nonna, che, negli anni seguenti, avrebbe giocato con l’idea di farsi anche lei testimone di Geova.
Mio nonno non incoraggiava tutto questo, ma non sentiva neanche il bisogno di fermarlo. Quel che ricordo, tuttavia, è che quando ero più piccola la religione era per me fonte di gioia e di benessere e che dopo essermi trasferita con mio padre divenne, invece, fonte di estrema pressione psicologica, visto che continuavo a preoccuparmi dei peccati che stavo “commettendo ogni giorno e del dolore arrecato ai sentimenti di Geova”. Ora, tanto per complicare un po’ la mia storia, il caso volle che fossi transessuale. La nostra società in generale trova difficile accettare le persone come me, quindi non posso onestamente gettare sui Testimoni tutta la colpa di ciò che mi è successo nella vita. Tuttavia, la mia vita diventò realmente un vero inferno.
Ogni notte mi mettevo a letto pregando Geova di aiutarmi a smettere d’essere una persona così cattiva, un mostro, una peccatrice. Ogni giorno mi svegliavo sentendomi sempre peggio e terrorizzata a morte all’idea che qualcuno potesse scoprire il mio segreto. Ad 11 anni avevo tendenze suicide. Ero convinta che Dio mi odiasse.
Mentre affrontavo queste segrete questioni interiori, dovevo anche fronteggiare una famiglia gravemente disagiata – un padre che beveva troppo e una matrigna che ogni giorno abusava emotivamente di tutti e fisicamente due volte al giorno. (Penso d’aver evitato trattamenti peggiori soltanto perché i miei nonni minacciavano continuamente di avviare azioni legali).
E allora, che facevano i Testimoni in tutto questo? Mi suggerivano continuamente di obbedire a mio padre e a mia madre e continuavano a ripetermi, in discussioni comuni e conversazioni private, che ero un peccatore. “Perché davo così tanti problemi ai miei genitori? Geova voleva ch’io facessi quel che mi dicevano”. Continuavano anche a respingere mia nonna quando veniva agli incontri, semplicemente perché non era battezzata e si scontrava con un fratello battezzato (poco importa che nessuno di loro fosse a conoscenza dell’intera situazione).
Gli Anziani organizzarono un incontro “imparziale” tra i miei nonni e mio padre, teoricamente per riconciliare tutti quanti.
Mio nonno decise a malincuore d’andarsene mentre mia nonna credette ciecamente che gli Anziani fossero quei cristiani equi ed amorevoli che dicevano d’essere… Quando fui più grande scoprii cosa era veramente successo a quell’incontro: gli Anziani avevano passato ore a dare ai miei nonni delle lavate di capo, sminuire la questione, prendere in giro e leggergli le Scritture con atteggiamento di superiorità, senza mai ascoltare quel che loro avevano da dire. Avevano già deciso da sé e ora suggerivano ai miei nonni di lasciare che mio padre adempisse alle sue “responsabilità cristiane”.
Per aggiungere altro agli orrori della mia vita con i Testimoni, la nostra congregazione era considerata “spiritualmente malata”. I pettegolezzi e le calunnie dilagavano. Molti dei bambini con cui andavo a scuola subivano continuamente gli abusi dei loro genitori e si sentivano dire che tutto questo era per il loro bene e che dovevano ascoltare i propri genitori.
Una ragazza che conoscevo poco, e che era più grande di me, finì per uccidersi. Mio padre l’aveva conosciuta meglio di altri e a volte, quando era ubriaco, mi raccontava di come l’avevano trattata gli Anziani quando lei aveva cercato il loro aiuto per far cessare gli abusi sessuali che subiva da parte di suo padre. Credeva che fossero stati loro a spingerla al suicidio, dicendole che era colpa sua e che era lei a tentare suo padre, che doveva essere una donna cristiana più casta e doveva perdonare suo padre di essere semplicemente un uomo… I matrimoni ovunque cadevano a pezzi, l’ipocrisia imperversava, molti dei miei compagni si buttarono sulla droga.
Un altro uomo fu arrestato per aver abusato di alcuni bambini a cui sua moglie aveva fatto da baby sitter nel corso di svariati anni. Nel frattempo, io continuavo a comportarmi come il perfetto testimone di Geova, pregavo sempre per il perdono dei miei peccati, non osavo mai ammettere – nemmeno a me stessa – di essere transessuale, non facevo nulla di sbagliato, prendevo buoni voti, non dicevo bugie neppure a fin di bene, non dicevo parolacce, mi preparavo sempre per gli incontri spirituali, uscivo a portare la testimonianza…
Quando mi dissero che i miei amici erano troppo “poco spirituali” perché non erano testimoni di Geova (poco importa che fossero alcuni dei ragazzi più educati che si possano incontrare), iniziai a frequentare di più i miei compagni della congregazione (quelli che prendevano droghe).
Quando avevo 14 anni mio padre e la mia matrigna finalmente divorziarono, dopo che lei aveva avuto una storia con un altro uomo della congregazione. Fu espulsa dalla compagnia, ma reintegrata dopo solo 3 mesi perché aveva detto ai membri della congregazione tutto quello che volevano sentirsi dire. Mio padre ricominciò a vedere la sua ex-fidanzata, che non era una testimone di Geova. Vennero a casa e gli dissero di lasciarla; lui non lo fece, fu espulso e iniziò a venire respinto dalle persone che una volta lo difendevano accanitamente solo perché era un fratello battezzato.
Alla fine, le mie illusioni riguardo l’intera organizzazione iniziarono a crollare. Ero stanca di tenere nascoste le mie questioni di genere per paura che la congregazione e tutta la mia famiglia e gli amici mi respingessero. Ero stanca delle bugie e degli inganni che passavano per verità e consigli ragionevoli. Iniziai a chiedermi cosa pensasse davvero la società riguardo ai transessuali. Il loro punto di vista sugli omosessuali mi era già abbastanza chiaro, ma, per quanto ci provassi, non riuscivo a trovare nulla che affermasse quello che pensavano a questo riguardo.
Finalmente trovai la risposta in uno dei volumi rilegati della congregazione. Era un articolo della sezione “Guardando il nostro mondo” di un vecchio “Svegliatevi!” degli anni ’70, che avevo trovato nell’indice sotto la dicitura “cambio di sesso”. L’articolo era lungo soltanto due paragrafi e affermava semplicemente che interventi di cambio del sesso avvenivano in tutto il mondo e che erano ricercati da uomini che volevano liberarsi della loro condizione omosessuale cercando di diventare donna! L’articolo non aveva basi scientifiche né venivano citati passi delle Scritture che si occupassero specificatamente dell’argomento. Era insomma, tutto sommato, molto arbitrario. Eccolo lì, messo su carta: Geova mi odiava.
Scartabellai la Bibbia da sola, alla ricerca di una risposta – ero troppo spaventata per chiedere aiuto a qualcuno che fosse più competente. Non trovai nulla, la parola ‘transessuale’ non era scritta da nessuna parte. (Non sapevo che quel che cercavo era elencato sotto la parola ‘eunuco’).
Così, alla fine sentii con certezza che non potevo più vivere la mia vita senza essere quella donna che Dio aveva creato nel mio intimo. Volevo morire – il desiderio venne da me, o dai Testimoni di Geova.
Fui sorpresa di scoprire che quando me ne andai non ricevetti nessuna telefonata, né “chiamate pastorali”, né nient’altro. Chiamai uno degli Anziani per informarlo che non avrei tenuto la conferenza alla loro Scuola di Ministero Teocratico, e che avrebbero dovuto farla fare a qualcun altro, in modo da avere qualcuno che per quella sera parlasse del materiale previsto. Mi disse che avevano già assegnato la mia discussione a qualcun altro. Non assistevo agli incontri da un mese e già, credo, ero considerata una causa persa. Dopo aver passato tutto questo, mi ci vollero ancora un po’ di anni per liberarmi da un’intera vita vissuta sottocontrollo. Per un lungo periodo continuai a sentirmi come se Geova mi stesse guardando alle spalle.
Le mie mani tremarono letteralmente, la prima volta che andai a comprare un regalo di Natale per qualcuno. Quando sentivo brutte cose sul conto dei Testimoni, continuavo a sentirmi obbligata a difenderli. Mi ci vollero semplicemente molti anni per smettere di pensare a me stessa come ad una peccatrice e iniziare a vedermi come una persona importante ed amata.
Sono felice di poter dire di essere finalmente fuggita. Sono una donna ben inserita nella società, con degli amici ed una vita vera. Sono ancora una persona di principio, sono ancora religiosa, ma non posso più riconciliarmi con quello che insegnano i Testimoni. Purtroppo la mia storia non finisce qui. Tre anni fa mia nonna ha smesso di giocare con l’idea di essere una testimone di Geova e lo è effettivamente diventata. E’ stata battezzata.
I miei nonni hanno iniziato ad avere dei litigi e hanno finito per lasciarsi, perché mio nonno non riusciva a sopportare quel che lei era diventata. Questa forse è stata la tragedia peggiore.
Alla fine del mio percorso sono sopravvissuta solo per vedere i miei nonni separarsi a causa dei Testimoni di Geova. Chiaramente c’erano anche altri problemi e devo essere corretta e non incolpare esclusivamente i Testimoni.
Tuttavia, credo fermamente che alla mia famiglia abbiano causato più danni che benefici. Quando mi dichiarai, scoprii anche che la maggior parte della mia famiglia, che era ancora parte dei Testimoni di Geova, non voleva più avere a che fare con me. Le occhiate che mi lanciavano e il modo in cui si comportavano erano ben lontani dal rappresentare una condotta cristiana modello. Sono felice di dire che mia nonna ed io andiamo ancora d’accordo e siamo più vicine che mai. Nonostante questo, lei continua a combattere per conciliare il suo credo con il suo amore per me e il suo desiderio di proteggermi.
Ne siamo entrambe frustrate. Non mi abbandonerà mai, ma non può neanche imporsi di abbandonare i Testimoni di Geova. Mi dispiace sapere che il suo cuore sarà sempre spinto verso due direzioni diverse. Per concludere, vorrei solo dire che mi piacerebbe che i Testimoni di Geova e altre religioni organizzate si impegnassero nel mostrare l’amore di Cristo così come s’impegnano a diffondere e rinforzare i loro dogmi e le loro dottrine. Alla fin fine, ho scoperto che i Testimoni causano molte più divisioni che unioni d’affetto…
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1 Nella struttura organizzativa dei Testimoni di Geova, gli “Anziani” sono i responsabili del governo delle congregazioni e dell’attività pastorale: conducono gli incontri, dirigono le prediche, creano “commissioni giudiziarie” per studiare i casi di infrazione di leggi delle Scritture e decidere le eventuali azioni disciplinari.
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Testo originale: Jessica’s Story. Growing Up as a Transsexual in the Jehovah’s Witnesses Organization