La storia di Taha, mullah gay costretto a fuggire dall’Iran
Articolo di Giuseppe Di Bella pubblicato sul blog VoxiGay l’11 giugno 2016, liberamente tradotto da Marco Galvagno
In Iran l’omosessualità è illegale. È punita con la pena di morte, come prevede l’applicazione diretta della sharia, la legge islamica. Il paese è governato dal 1979, anno della rivoluzione islamica, dai mullah, religiosi musulmani sciiti che fanno regnare il terrore. Taha, un mullah gay, faceva parte di quella casta religiosa onnipotente. È stato costretto a fuggire dal Paese dopo aver ricevuto numerose minacce di morte. Ora è rifugiato in Turchia, uno dei pochi Paesi musulmani in cui l’omosessualità non è illegale. Recentemente si è confidato alla BBC in un servizi, dedicato a lui.
“Sì, ho benedetto matrimoni tra persone dello stesso sesso” ha confessato: “Gli ultimi mesi sono stati molto difficili. Le autorità mi hanno interrogato varie volte sugli amici che mi ero scelto. Mi hanno detto che, essendo un religioso, non dovevo frequentare uomini gay” ha aggiunto. I suoi colleghi ovviamente non sapevano della sua omosessualità: “Gli altri mullah non si fidavano di me, sospettavano del mio orientamento sessuale e mi hanno minacciato di morte”. È grazie al suo status di religioso rispettato che è potuto rimanere in vita in Iran. Qualsiasi altro gay sarebbe stato arrestato senza troppi preamboli e sicuramente giustiziato. Taha vive a Istanbul, dove esiste una comunità gay che dispone di bar e discoteche. Un rifugiato iraniano che si è trasferito nella città ha dichiarato: “Adesso sappiamo che c’è qualcuno che prega per noi durante i nostri matrimoni”.
Un altro rifugiato gay che vive anch’egli a Istambul, invece, ha dichiarato: “È molto difficile per me riuscire a fidarmi di lui, dato che è un mullah. Sono cresciuto in un’atmosfera intrisa di paura e menzogne”. Taha vorrebbe trasferirsi in Canada.
Testo originale: Iran. Un mollah gay contraint de fuir son pays suite à de nombreuses menaces de mort