1982. L’inchiesta dell’arcidiocesi di San Francisco su “Omosessualità e giustizia sociale”
Articolo di Francis DeBernardo pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 19 settembre 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
“Questo mese nella storia LGBT cattolica” è la serie di articoli di Bondings 2.0 per informare i lettori sulla ricca storia degli ultimi decenni – sia in positivo che in negativo – riguardante la battaglia per l’uguaglianza dei cattolici LGBT. Speriamo di mostrare ai lettori quanto la Chiesa sia andata avanti, ma anche, purtroppo, quali passi indietro abbia fatto e quanta altra strada abbiamo da percorrere.
Una volta al mese lo staff di Bondings 2.0 posterà un articolo riguardante, appunto, questi trentotto anni di storia. Setacceremo le edizioni dell’antenato di Bondings 2.0, Bondings, la newsletter di New Ways Ministry in formato cartaceo. Abbiamo iniziato a pubblicare Bondings nel 1978 e sfortunatamente, dal momento che i numeri sono solo cartacei, in molti casi non potremo reindirizzare il lettore alla fonte delle notizie.
1982: l’inchiesta dell’arcidiocesi San Francisco su “Omosessualità e giustizia sociale”
Nel settembre del 1982 un gruppo che lavorava per l’arcidiocesi di San Francisco pubblicò un’inchiesta su “Omosessualità e giustizia sociale” che avanzava molte proposte progressiste, inclusa l’idea che la disapprovazione dei cattolici verso le relazioni sessuali gay fosse di per se stessa una questione di giustizia sociale.
Il rapporto di 150 pagine venne preparato dal gruppo di lavoro su gay e lesbiche della commissione per la giustizia sociale dell’arcidiocesi e conteneva 54 consigli per i vertici ecclesiastici. Secondo l’edizione del 16 settembre 1982 della rivista arcidiocesana The Monitor, il presidente del gruppo di lavoro Kevin Gordon commentò così la portata storica del documento: “È un momento di incredibile opportunità o di incredibile vulnerabilità, specialmente da quando questo rapporto ha oltrepassato i confini di San Francisco. Se non qui, dove allora? Abbiamo davanti a noi un momento assai critico: dovremmo cogliere l’attimo”.
Comunque, parole come “critico” e “incredibile” non sono esagerate. Secondo il Monitor la commissione per la giustizia sociale iniziò a deliberare in merito al documento nel maggio 1981 “per rispondere all’aumento di assalti anti-gay a San Francisco e alle tensioni nel distretto di Mission, a prevalenza sudamericana, e il confinante distretto di Castro, a prevalenza omosessuale. La commissione accettò all’unanimità i risultati riguardanti argomenti come: “omosessualità, giustizia sociale e violenza”, “linguaggio – dimensioni politiche e sociali”, “la vita spirituale degli omosessuali”, “la famiglia” e “gli omosessuali nel clero e nella vita religiosa”.
Il rapporto conteneva 54 raccomandazioni, alcune delle quali erano controverse e altre potevano esserlo. Una sua caratteristica significativa era quella di non accettare la distinzione del Magistero tra orientamento omosessuale e comportamento omosessuale, dal momento che questo distinguo è irrilevante nella vita di gay e lesbiche. Il documento affermava: “Ascoltando e imparando dalle reali voci e dalle reali esperienze degli omosessuali di San Francisco, questo gruppo di lavoro non ha trovato un numero sufficiente di persone che fosse d’accordo sulla distinzione orientamento/comportamento, ovvero considerare l’astinenza sessuale fuori dal matrimonio come un valore particolare. I valori citati più spesso sono quelli della ricerca di senso e del darne conto una volta trovato. Il gruppo di lavoro ha ascoltato la gente ripetere fino allo sfinimento: non facciamo esperienza della nostra attività sessuale come di qualcosa di malvagio ma come una cosa buona, degna di esseri umani e spesso meravigliosa. Come tutto ciò che è umano è imperfetta, con implicazioni ambigue, egoista, disonesta ecc… Ma la nostra vita sessuale e il nostro amore, nella nostra esperienza, sono essenzialmente buoni e, per così dire, spirituali”.
Ma forse l’aspetto più controverso del rapporto fu la sua sezione introduttiva, di cui il Monitor scrisse: “In una sezione introduttiva intitolata ‘La Chiesa come oppressore’ il documento afferma che la Chiesa Cattolica non ha un’etica sessuale praticabile, non solo per quanto riguarda l’omosessualità ma anche riguardo la contraccezione, il divorzio, le seconde nozze e il sesso prima del matrimonio. Il documento dice: ‘… la domanda è se la Chiesa Cattolica abbia davvero una teologia sessuale praticabile con cui si possa iniziare. Se vuole riguadagnare credibilità in materia di sessualità, dovrà sviluppare un’etica che vada al di là di quella che c’è adesso. Ora come ora, esiste una guida etica positiva solo per le persone che vivono una relazione benedetta dalla Chiesa e finalizzata alla procreazione. Per tutti gli altri, ad esempio per i cinquanta milioni di statunitensi non sposati e maggiorenni, le opzioni per vivere la propria sessualità sono esigue, se non del tutto inesistenti”.
Il Monitor sottolineò alcune raccomandazioni chiave:
che le agenzie dell’arcidiocesi esaminino come le loro controparti di Roma possano essere un mezzo di oppressione di gay e lesbiche con il loro modo di porsi nelle parrocchie, nelle scuole, negli uffici diocesani, nelle cancellerie, nei seminari, nelle comunità religiose e nei media cattolici;
-che sviluppino programmi interni per combattere omofobia e sessismo;
-che critichino, quando serve, e che cooperino con il sistema di giustizia penale per eliminare la violenza contro gli omosessuali;
-che nelle comunità parrocchiali vengano accolte e valorizzate organizzazioni come Parents and Friends of Lesbians and Gay (Genitori e Amici di Lesbiche e Gay);
-che l’arcidiocesi, insieme alle chiese parrocchiali e ad altre agenzie comunitarie, assistano i genitori omosessuali e i loro figli nel ricostruire, nonostante il fallimento dei loro matrimoni, l’unità delle famiglie;
-la fine dei test sull’orientamento sessuale per i posti di lavoro nelle scuole parrocchiali, le adozioni e gli affidamenti;
l’incoraggiamento a formare gruppi di studenti gay nelle scuole parrocchiali;
-l’ammissione di gay e lesbiche “risolti” al sacerdozio e alla vita consacrata.
Il dottor Thomas Ambrogi, direttore della commissione per la giustizia sociale dell’arcidiocesi, spiegò che il documento “non era un rapporto ufficiale dell’arcidiocesi” e che la stessa commissione aveva “uno statuto semi-autonomo… e procedeva di sua iniziativa e secondo coscienza nello studiare l’argomento alla luce della tradizione sociale cattolica”. Ancora, un articolo sul Time dell’11 ottobre 1982 scriveva a proposito della risposta dell’arcidiocesi al documento: “Nonostante il silenzio dell’arcivescovo [John Quinn], la reazione dell’arcidiocesi ha sottolineato le buone intenzioni del gruppo di lavoro piuttosto che accusarlo di errori dottrinali, peccati o ingenuità. Dice un editoriale del Monitor: ‘Non siamo d’accordo su molti degli aspetti e delle raccomandazioni del documento. D’altro canto, lo rispettiamo per quello che è: un documento di lavoro che dà voce ai sentimenti reali delle persone reali che hanno avuto il coraggio di dire la loro’”.
Alcuni membri del gruppo di lavoro fecero le loro considerazioni sulla pubblicazione del rapporto:
Suor Frances Lombaer, OP: “Prima avevo solo una conoscenza superficiale della comunità gay e lesbica. Ora ho avuto l’opportunità di ascoltare le voci piene di fede dei suoi componenti e di conoscere la violenza di cui hanno avuto esperienza a così tanti livelli. Quindi penso che il documento sia importante se può contribuire al dialogo all’interno dell’arcidiocesi”.
Padre Jack Isaacs: “È importante per la Chiesa esserci – ascoltare direttamente le persone – e non essere al di fuori delle cose e sputare sentenze. Di solito saltiamo sempre alle conclusioni, passando sotto silenzio ciò che la gente dice davvero invece che collaborare con loro. Molte cose sull’omosessualità hanno bisogno di essere ripensate. Alla commissione per la giustizia sociale piace pensarsi come una parte profetica della Chiesa, pur essendone parte istituzionale. Il rapporto è il primo documento su questo argomento accettato da un organo ufficiale della Chiesa: l’accettazione di una dichiarazione profetica fatta dall’istituzione”.
Una Riflessione del curatore:
Mentre cercavo articoli su questo storico documento sono rimasto sorpreso da alcune cose: 1) il coraggio del gruppo di lavoro di parlare così onestamente e coraggiosamente; 2) che un arcivescovo e un’arcidiocesi fossero abbastanza coraggiosi da ascoltare le critiche; 3) che quel che crediamo essere caratteristiche di Francesco, come l’apertura nell’ascolto, il coraggio e la capacità di dialogo, fossero già presenti trent’anni prima che questo Papa arrivasse a Roma. Non sarebbe una gran cosa se oggi diocesi e arcidiocesi commissionassero simili inchieste sulla pastorale per la comunità LGBT?
Testo originale: ‘Homosexuality and Social Justice’: Archdiocese Listens to Gays and Lesbians