La testa sotto la sabbia e Dio in una scatola
Riflessioni di Francis Tuson* pubblicate sul sito del Jesuit Institute South Africa (Sudafrica) il 13 marzo 2020, liberamente tradotte da Diana
Non possiamo più permetterci di vivere con la testa nella sabbia. Come l’ostrica del proverbio, noi come società, non riuscendo a gestire i problemi, lasciamo volontariamente che lo status quo perduri per parecchio tempo.
Che si tratti di problemi politici, ambientali o di fede, siamo pigri, distratti dalla routine quotidiana, sopraffatti dalla portata dei nostri problemi, oppure semplicemente non ce ne curiamo, perché nell’immediato non ci riguardano.
Se non siamo coinvolti nella politica, continueremo ad essere guidati da leader incompetenti o corrotti, o entrambe le cose.
Nell’ambito ambientale, se continuiamo a bruciare combustibili fossili, se non freniamo la deforestazione, se non smettiamo di usare la plastica monouso, se non riduciamo l’estensione delle terre coltivate intensivamente, se non freniamo il cambiamento climatico, l’inquinamento e l’estinzione di specie animali selvatiche, continueremo a devastare il pianeta.
Quando si tratta di fede, dobbiamo esprimerci e lasciarci coinvolgere. Per troppo tempo la cultura clericale della Chiesa ha soffocato la crescita, il coinvolgimento e l’inclusione.
Per certi versi, lo sviluppo di una teologia globale negli ultimi 2.000 anni ci ha aiutati a comprendere in modo più efficace Dio e la nostra relazione con Lui. Per altri versi, ha commesso quella che io considero una delle più grandi eresie: ha messo Dio in una scatola.
Tutti noi lo facciamo inconsciamente: si tratta della nostra immagine di Dio, che ci è necessaria per visualizzare Dio ed avere una relazione con Lui. Il problema sorge quando non la mettiamo in discussione, e quando non comprendiamo l’inadeguatezza di OGNI immagine di Dio.
Non importa quanto sia larga la scatola, cercare di contenere (definire in modo esaustivo, vincolare, ecc.) un Dio infinito, onnipotente, è nella migliore delle ipotesi fuorviante e, nella peggiore, significa manipolare la religione per influenzare le persone per i propri scopi personali, o per mantenere il potere.
Esempi meno insidiosi, e ovviamente più moralmente indifendibili, di mettere Dio in una scatola sono abbastanza comuni, e possono illustrare quanto sia ridicolo questo tentativo. Per esempio, io sono razzista, quindi Dio deve odiare i negri, oppure credo che le donne siano inferiori, quindi Dio le ha create inferiori.
Le persone razziste, xenofobe, omofobe, misogine, bigotte spesso attribuiscono a Dio il loro modo di pensare.
“La fede meno la vulnerabilità e il mistero, è uguale all’estremismo…” (Brenè Brown): questa frase mi ha colpito, e mi è sembrata pertinente. Il nostro cervello umano limitato non è in grado di comprendere Dio in modo tale da avere delle certezze, quindi la certezza (la mancanza di mistero) è impossibile.
Proclamare la certezza potrebbe perciò essere considerato eretico. Inoltre, il terrore della vulnerabilità da parte della gerarchia è stato chiaramente messo in luce dagli abusi sessuali e dal loro insabbiamento.
Dobbiamo esaminare attentamente le nostre percezioni e il nostro coinvolgimento nella politica, nei temi ambientali e nella nostra Chiesa. Non saremo mai in grado di farlo se mettiamo la testa sotto la sabbia.
* Francis John Tuson è cresciuto a Johannesburg e ha respirato la spiritualità ignaziana fin da piccolo, in quanto la sua famiglia faceva parte della Comunità di Vita Cristiana. Nella sua formazione si sono alternate una scuola lassalliana e l’istruzione casalinga. Dopo aver provato a studiare musica e giurisprudenza, si è poi iscritto a un corso di postproduzione e tecnica del suono. Prima di entrare nel nostro Istituto Gesuita Francis ha fatto vari lavori nel campo del doppiaggio e del missaggio, occupandosi di vari progetti in molte lingue: cinese mandarino, kiswahili, portoghese, hindi, hausa, francese e zulu. Francis ora si dà da fare con i media dell’Istituto Gesuita, che cerca di portare (assieme a tutta la Chiesa Cattolica) nel XXI secolo. Nel tempo libero si dedica agli sport estremi, all’escursionismo e alla musica.
Testo originale: Our heads in the sand and God in a box