La tragica vita di Lili Elbe: una pioniera transgender
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Articolo di Katie Serena pubblicato sul sito All That’s Interesting (Stati Uniti) il 16 febbraio 2018, libera traduzione di Enrico Villa.
Lili Elbe nacque con il nome di Einar Wegener. Passò la sua intera vita cercando di scegliere se rimanere uomo o se diventare la donna che avrebbe voluto essere.
Einar Wegener non sapeva quanto la sua condizione lo rendesse infelice finché non incontrò Lili Elbe.
Lili era folle e spensierata, una donna “irriguardosa, volubile e superficiale”, la quale, nonostante i tratti del suo carattere tipicamente femminili, aprì la mente di Einar verso quella vita di cui egli inconsciamente aveva bisogno. Einar conobbe Lili poco dopo il matrimonio con la moglie Gerda, nel 1904.
Gerda Wegener era una talentuosa pittrice ed illustratrice che ritraeva donne in abiti sfarzosi in stile Art déco e creava interessanti realizzazioni per giornali di moda.
La morte di Einar Wegener e la nascita di Lili Elbe
Durante una delle sue sessioni di lavoro la modella che intendeva ritrarre non si presentò, cosicché un’amica di Gerda, l’attrice Anna Larsen, suggerì ad Einar di posare al posto della modella. Inizialmente Einar rifiutò, ma successivamente cedette alle insistenze della moglie, priva di una modella che posasse per lei e divertita dall’idea di fargli vestire abiti femminili. Non appena Einar si sedette e posò per la moglie, in un costume da ballerina in pizzo e satin, Larsen fece notare quanto gli donasse. “Ti chiameremo Lili”, affermò. E fu così che nacque Lili Elbe.
Per i successivi 25 anni Einar non si sarebbe più sentito come un singolo individuo, come un unico uomo, ma come due persone che lottano tra loro per avere la supremazia. Da una parte Einar Wegener, un pittore paesaggista e un uomo devoto alla sua risoluta moglie. Dall’altra, Lili Elbe, una donna spensierata il cui unico desiderio era quello di avere un bambino.
Einar Wegener avrebbe infine ceduto il passo a Lili Elbe, la donna che aveva sempre sentito di dovere essere, la quale diventerà la prima persona ad essere sottoposta ad un esperimento di riassegnazione chirurgica del sesso e che avrebbe aperto la strada per una nuova era nel riconoscimento dei diritti LGBT.
Nella sua autobiografia “Lili: A Portrait of the First Sex Change”, Elbe descrisse l’episodio in cui Einar indossò il vestito da ballerina come momento chiave della sua trasformazione. “Non posso negare, seppur possa risultare strano, di aver provato piacere così travestito”, scriveva. “Mi piaceva la soffice sensazione degli indumenti femminili. Mi ci sentii estremamente a mio agio fin dal primo momento”.
Sia che lei sapesse del tumulto interiore vissuto in quel momento dal marito o che fosse semplicemente affascinata dall’idea di realizzare questa fantasia, Gerda incoraggiò Einar a travestirsi da Lili quando uscivano. Indossavano costosi abiti e pellicce e partecipavano a balli ed eventi. Presentava Lili come la sorella di Einar, una modella in visita da fuori città che collaborava con Gerda per le sue illustrazioni.
Col tempo le persone più vicine ad Elbe incominciarono a chiedersi quanto Lili fosse frutto di una finzione o meno, in quanto egli sembrava essere molto più a suo agio come Lili Elbe di quanto non lo fosse mai stato come Einar Wegener. Elbe confidò presto alla moglie che si sentiva come se fosse sempre stato Lili e che Einar non esisteva più.
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La sofferenza per diventare donna: un intervento chirurgico pionieristico
Nonostante l’inconvenzionalità del loro rapporto Gerda rimase a fianco di Elbe e, col tempo, la sua più grande sostenitrice. La coppia si trasferì a Parigi, dove a Lili era concesso di vivere più liberamente la sua vita da donna senza destare l’attenzione generale come era successo in Danimarca. Gerda continuò a dipingere utilizzando Lili come modella e presentandola come la sua amica Lili piuttosto che come suo marito Einar.
La vita a Parigi era di gran lunga migliore di quella in Danimarca, ma presto Lili sentì che la sua felicità si stava esaurendo. Seppur i suoi vestiti fossero quelli di una donna, il suo corpo non lo era. Senza una corrispondenza fisica al suo stato interiore, come avrebbe veramente potuto vivere come una donna? Afflitta da sensazioni alle quali non sapeva dare un nome, Elbe cadde presto in una profonda depressione.
Durante l’epoca precedente le guerre mondiali nella quale Elbe visse non esisteva il concetto di transgenderismo. Esisteva a malapena il concetto di omosessualità, il quale rappresentava la condizione più vicina a come si sentiva lei, ma ancora non la rispecchiava a sufficienza. Per quasi sei anni Elbe visse in uno stato depressivo, alla ricerca di qualcuno che potesse capire il suo stato d’animo e che potesse aiutarla. Considerò l’idea di suicidarsi e scelse perfino una data in cui l’avrebbe fatto.
Successivamente, nei primi anni 20, il medico tedesco Magnus Hirschfeld aprì una clinica conosciuta come Institut für Sexualwissenschaft (Istituto sulla scienza sessuale). In questo istituto egli dichiarava di studiare il cosiddetto “transessualismo”. Finalmente esisteva una parola, un concetto, per descrivere quello che Elbe stava vivendo.
Magnus arrivò ad ipotizzare un intervento chirurgico in grado di trasfomare il corpo di Elbe da maschile in femminile, cosa che accrebbe ulteriormente l’entusiasmo di Lili. Senza pensarci due volte, Elbe si trasferì a Dresda, in Germania, per sottoporsi all’intervento chirurgico.
Nel corso dei successivi quattro anni, Lili Elbe fu sottoposta a quattro importanti interventi chirurgici sperimentali, alcuni dei quali furono eseguiti per la prima volta (uno di essi era in parte già stato tentato in precedenza). Inizialmente fu praticata una castrazione chirurgica, seguita dal trapianto delle ovaie. Un terzo intervento, non meglio specificato, avvenne di lì a poco, seppur il suo scopo non venne mai riportato.
Le specifiche delle procedure mediche, nel caso fossero state documentate, rimangono ad oggi sconosciute. La biblioteca dell’Institut für Sexualwissenschaft venne infatti distrutta dai nazisti nel 1933. Gli interventi chirurgici effettuati furono rivoluzionari per l’epoca, non solo perché era la prima volta che venivano effettuati, ma anche perché si stavano compiendo solo i primissimi passi nello sviluppo degli ormoni sessuali sintetici.
La rinascita di Lili Elbe
Dopo i primi tre interventi chirurgici, Lili Elbe riuscì a cambiare legalmente il suo nome ed ottenne un passaporto che indicava il suo sesso come femminile. Scelse il cognome Elbe dal nome del fiume che scorreva attraverso la terra simbolo della sua rinascita.
Nel frattempo, essendo ora una donna, si vide annullare dal re di Danimarca il suo matrimonio con Gerda. Prendendo atto della nuova vita di Elbe, Gerda proseguì per la sua strada, determinata a lasciare Elbe libera di vivere la sua nuova vita. Ed infatti Lili lo fece, libera dalle preoccupazioni delle sue molteplici personalità, accettando infine una proposta di matrimonio da parte di un vecchio amico.
Mancava un solo ostacolo da superare prima di potersi sposare e di iniziare una nuova vita: l’ultimo intervento chirurgico. L’intervento, il più sperimentale e controverso, consisteva in un trapianto di utero all’interno del suo corpo e nella costruzione di una vagina artificiale. Seppur ora i medici siano a conoscenza del fatto che l’intervento non sarebbe mai potuto servire a questo scopo, Elbe sperava che potesse così realizzare il suo sogno di diventare madre.
Sfortunatamente il suo sogno non durò a lungo. In seguito all’intervento si ammalò. I farmaci antirigetto per i trapianti, infatti, erano ancora a 50 anni di distanza dal loro perfezionamento. Sebbene fosse cosciente del fatto che non si sarebbe mai ripresa, scrisse delle lettere ai membri della sua famiglia descrivendo la gioia che sentiva nell’essere riuscita a diventare la donna che aveva sempre voluto essere.
“Che io, Lili, sono viva ed ho provato in questi 14 mesi di avere diritto alla vita”, scrisse in una lettera ad un amico. “Si potrebbe sostenere che 14 mesi non sono poi molti, ma io ho l’impressione che valgano come una vita intera e felice.”
Testo originale: Lili Elbe’s Tragic Life As A Transgender Pioneer.