«La verità vi farà liberi». Ti preghiamo Signore, perché cessino sguardi e parole che feriscono
Omelia pronunciata da mons. Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, nella “Veglia di preghiera per un mondo senza discriminazioni“ tenuta nella chiesa di San Girolamo a Cremona il 22 giugno 2018
Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui. Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». (Giovanni 8, 25-30)
Il brano che abbiamo ascoltato è tratto dal cap.8 del vangelo di Giovanni, che si apre con la scena in cui Gesù, recatosi al mattino nel tempio, siede ad insegnare al popolo. Gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in flagrante adulterio, per metterlo alla prova sulla sua fedeltà alla legge, Lui, il nuovo Messia, il predicatore di misericordia, che potrebbe così rivelarsi un sovvertitore dei costumi, un bestemmiatore e un eretico!
Sappiamo bene cosa accadde: Gesù si mise a scrivere col dito per terra… e quando disse: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”, se ne andarono uno per uno, cominciando dagli anziani. Rimasto solo con la donna, le disse infine: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”.
Cosa è accaduto? Un incontro, tra la folla, i giusti, la peccatrice, il Figlio di Dio. Le parti sembrano chiare e per qualcuno l’esito è scontato: sarà fatta giustizia! La legge non può essere messa in discussione! E anche il Messia dovrà rientrare nei ranghi.
Secoli di cristianesimo ci hanno abituato anche ad un’altra possibile interpretazione: siamo tutti peccatori, nessuno può giudicare, facciamo un passo indietro, e lasciamo che ogni coscienza incontri il volto di Gesù, che ognuno se la veda con Dio, oggi e alla fine del cammino. Una sorta di amnistia permanente, che non disturbi troppo i nostri spazi di manovra nel mondo di quaggiù.
Possiamo applicare questo dualismo a tante situazioni che ci fanno discutere. Noteremo che sempre “rigorismo” e, come si dice ora, “buonismo” si scaglieranno pietre l’un l’altro, dilaniando cuori, famiglie e comunità. Lasciandoci soli con la complessità della vita reale. E generando, appunto, ogni sorta di discriminazione, fobia, fino a vere e proprie demonizzazioni. Come accadde allo stesso Gesù, del quale dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebul” (Mc 3,22).
Tifosi della verità e paladini della libertà sembrano instancabili nel fronteggiarsi e scomunicarsi a vicenda, non solo nella Chiesa. A dimostrare con quanta facilità il nostro udito si possa ammalare, e la memoria accorciarsi, rispetto alla parola del Signore.
Stasera non siamo qui per discutere, ma per far parlare Lui, per ascoltarLo e scegliere di seguirLo ancora, con fiducia di figli, gustando le ragioni profonde della fraternità, umana e universale. Per ricevere da Lui la forza di conoscerci in verità e di cambiare, tutti, in quel qualcosa che ci rallenta il passo, ci fa guardare la pagliuzza del fratello e non la trave nel nostro occhio (Mt 7,3-5), ci rende un po’ ipocriti e un po’ vigliacchi.
Chiediamo anche noi a Gesù: “Tu, chi sei?”, e facciamo silenzio nel ricevere la sua risposta. Solo così rinunciamo a tirarlo frettolosamente dalla nostra parte, ci disponiamo allo stupore e alla gioia di saperlo mandato dal Padre, anche a “dire e giudicare”, con franchezza e tenerezza, perché il mondo si salvi (Gv 3,17) e la vita sia dono in abbondanza per tutti (Gv 10,10). Senza esclusioni.
“Non capirono che egli parlava loro del Padre”: succede sempre, anche a noi. Sembra ancora impossibile che davvero Uno sia il Padre di tutti, il Padre nostro, dei bianchi e dei neri, dei ricchi e dei poveri, degli uomini e delle donne, degli italiani e dei migranti, e anche di chi – per qualsiasi motivo – non riusciamo a definire e collocare, riconoscere e accogliere, fin quasi a negargli la dignità e il diritto di esistere.
Il cuore del Vangelo, la rivelazione del Padre che Gesù ci mostra attraverso il suo “volto di misericordia” (MV), è tanto scontato nel catechismo dei piccoli quanto scandalosamente ignorato nella prassi, politica e sociale, dei grandi.
Solo davanti al Crocifisso, il Figlio innalzato, dall’odio e dal peccato del mondo, si può trafiggere il cuore, spaccarne l’involucro di pietra, e generare un sussulto di vera umanità. Perché lì Dio mostra che Egli è amore, il vero e pieno amore, sempre, inesorabilmente e in eterno, salvo volercene tagliare fuori noi, da soli, per il maldestro uso della nostra libertà.
A quelli che gli han creduto, Gesù dice: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».
Siamo qui per questo, tutti, ciascuno con il disagio che lo segna e la speranza che lo anima. Per ascoltare la Parola di vita, non carpirla come ladri che hanno fretta di usarla secondo le proprie voglie, ma per sostare insieme in essa. Per riposare e ristorarci alla sorgente della verità e della comunione, come avvenne “alle querce di Mamre”. Per questo, le diversità che viviamo e che a volte soffriamo, non possono impedirci l’ascolto reciproco, la condivisione della preghiera, la ricerca della volontà di Dio per ogni persona.
Senza tacere la verità, senza negare la libertà. Perché la verità è la persona di Gesù, il Suo progetto di santità per l’uomo e la donna, e la libertà è dono dello Spirito, che sempre distingue per unire, mai per dividere o contrapporre.
La certezza di essere alla presenza di Gesù, risorto e vivo, cresce in tutti noi grazie alla misura di accoglienza reciproca, di ascolto umile, di obbedienza ecclesiale, di comunione di grazia che sappiamo praticare e condividere.
Ora, perciò, crediamo di poterci rivolgere con fiducia a Colui che incessantemente prega per la nostra unità (Gv 17,21), consegnandogli pensieri e sentimenti, giudizi e dubbi che ci segnano.
Ti preghiamo, Signore Gesù, per le vittime di ogni discriminazione, perché la loro sofferenza sia lenita dalla nostra prossimità,
perché cessino sguardi e parole che feriscono,
perché cresca in tutti la capacità di ascolto e dialogo,
perché nessuno scagli la prima pietra
e tutti scopriamo come andare in pace, senza peccare più.
Aiutaci a non essere causa di discriminazione né motivo di scandalo,
donaci il tuo Spirito Santo, perché ci indichi le vie della coerenza con il Vangelo, della comunione nella Chiesa, del servizio a chi è ai margini della vita.
Maria, Tua e nostra madre, che tutti raccoglie nel suo abbraccio,
ne siamo certi, prega per noi.