Sentirsi chiamati. La vocazione di un giovane gay
Riflessioni del reverendo David Eck Asheville* tratte dal blog jesuslovesgays (Stati Uniti) del 26 ottobre 2010, liberamente tradotte da Adriano C.
Parlando con la maggior parte del clero abbastanza a lungo, di solito si può riuscire ad individuare il momento in cui essi hanno ricevuto la prima chiamata alla vocazione. Nove volte su dieci non provengono direttamente da Dio. Al contrario, arrivano da una nonna, dal padre, da un parente ammalato, da un uccellino ferito. Talvolta la vocazione arriva tramite parole come “Sei bravo in questo” oppure “Ho bisogno assolutamente del tuo aiuto”.
Altre volte le parole sorgono dall’interno, ad esempio: “Questo deve essere sistemato e io penso di saper come fare”. (Barbara Brown Taylor, “Leaving Church: A Memoir of Faith” (Lasciando la Chiesa: Un ricordo della Fede).
Ricordo la prima volta che ho seriamente considerato di rispondere alla chiamata vocazionale. Ero al liceo e il Pastore della mia chiesa stava condividendo un pensiero su come dobbiamo percepire la chiamata di Dio nella nostra vita. Egli stava raccontando della sua storia personale sulla chiamata vocazionale e mi sono sentito come se le parole fossero state scritte per me soltanto.
In effetti, provavo la sensazione che avesse gli occhi puntati su di me per tutto il tempo che stava predicando la sua omelia. Successivamente gli chiesi un po’ del suo tempo per poter parlare e, quando ci siamo incontrati, mi ha assicurato che non aveva scritto il sermone appositamente per me, ma che, forse, lo Spirito Santo stava cercando di dirmi qualcosa.
Non molto tempo dopo mi trovavo su una spiaggia al ritiro con un gruppo di studenti giovani e decani dell’Università. Io ero uno dei consiglieri giovani ed eravamo in campeggio. Ognuno era comodamente immerso nel proprio sacco a pelo e la tenda era un brulichio di chiacchiere. Uno per uno i ragazzi si addormentarono ad eccezione di un ragazzo. Abbiamo continuato a parlare per un bel po’ di tempo e quando finalmente decidemmo di dormire anche noi, quel ragazzo mi disse: “Sai una cosa? Saresti un gran bravo Pastore”.
Ho continuato a sentire la vocazione per parecchio tempo lungo il mio percorso, anche quando servivo la congregazione mentre ero in seminario. Non ho mai avuto un’esperienza da “roveto ardente”. Anche adesso, ci sono ancora delle vocine che mi danno delle gomitate in quella direzione.
Sono sicuro che ci sono molti altri Cristiani LGBT là fuori, che hanno sentito la chiamata ad entrare in un ministero di qualsiasi tipo, ma che l’hanno ignorata a causa della propria identità sessuale. Vorrei poter dire che è facile essere omosessuale ed essere anche un pastore.
Tuttavia, se è vero che siete chiamati ad esserlo, Dio troverà una strada. Perciò il mio consiglio è quello di ascoltare la chiamata, da qualunque parte provenga. Dio vuole servirsi di voi per far luce nel buio della vita di altre persone.
* Il reverendo David Eck, di Asheville nel North Carolina (USA) è un pastore della Chiesa Evangelica Luterana d’America (ELCA). Oggi può raccontarsi, senza nascondersi, nel suo blog http://jesuslovesgays.blogspot.it
Testo originale: Listen to the Call