L’abuso spirituale che le persone LGBT subiscono nostre comunità cristiane
Testo di Chris Glaser* tratto dal libro Coming Out as Sacrament, Westminster John Knox Press (USA), 1 novembre 1998, capitolo 2, libera traduzione di Giacomo Tessaro
La Chiesa finalmente, anche se a malincuore, si pronuncia contro la violenza familiare e gli abusi sessuali. Ma c’è una forma di violenza ed abuso che la Chiesa continua a praticare senza molta consapevolezza e che approva senza molte restrizioni ovvero l’abuso spirituale. L’abuso spirituale si verifica quando feriamo, umiliamo o degradiamo il valore spirituale di qualcuno, nel colpevole tentativo di controllarlo. L’abuso spirituale è un attacco (sottile o palese, intenzionale o non intenzionale) sul nostro essere amati e sulla nostra sacralità in quanto figli di Dio.
Questo abuso spirituale è vivamente sentito tra le persone LGBT (Lesbiche, gay, bisex e trans). E’ molto più diffuso ed ammesso rispetto ad altre forme di abusi, perché è sentito come “ordinato da Dio”. La violenza familiare e quella sessuale sono forme di abuso spirituale. Si può facilmente vedere la pagliuzza dell’abuso spirituale nell’occhio di una setta, ma non vedere la trave della violenza spirituale nell’occhio della religione praticata dalla maggioranza.
L’abuso come la violenza sessuale può causare nella persona abusata la diffidenza verso la sessualità e il dubbio sul fatto che la sessualità possa essere un mezzo per comunicare e ricevere amore. Le ricerche ci dicono che una vittima di incesto o stupro può trovare difficoltà a iniziare o continuare normali rapporti sessuali. L’abuso o lo sfruttamento fisico potrebbero portare la persona abusata a chiedersi se il suo corpo potrà mai essere uno strumento di piacere, piuttosto che di dolore. Per esempio una donna, durante un ritiro, spiegò che era stata picchiata nel fondoschiena da bambina, facendo sì che saltava, ogni volta che qualcuno la toccava lì. Quando il suo nuovo amante le fece un massaggio, ebbe il terrore di cosa sarebbe successo quando avrebbe raggiunto la zona precedentemente “proibita”, ma scoprì che le mani del suo amante si dimostrarono guaritrici e redentrici.
Allo stesso modo, le vittime di abuso spirituale possono dubitare che la spiritualità serva come mezzo per comunicare e ricevere amore. Essi possono essere sospettosi sul fatto che la spiritualità possa mai essere una fonte di piacere o di beatitudine. Questa è l’esperienza di molte lesbiche, gay, donne e uomini bisessuali. Siamo suscettibili sul tema della spiritualità a causa dell’abuso spirituale che abbiamo sperimentato. Così abbiamo bisogno che ci venga allungata una mano con tenerezza, con amorevole cura, come la donna maltrattata descritta sopra. Molti, se non la maggior parte di noi, sono stati costretti ad uscire dalla Chiesa, sia in senso letterale che figurato (in senso figurato quando rimaniamo “nella” Chiesa, ma non “della” Chiesa).
Come il capro espiatorio è abbandonato (dagli ebrei nel Vecchio Testamento) al demone del deserto, così siamo spesso stati scomunicati e allontanati dallo “strumento di grazia” dei sacramenti, ci è stato negato il sostentamento delle acque vive del nostro Battesimo e il nutrimento del pane e del vino della Comunione, nonostante proprio alle persone in difficoltà Gesù ha portato la buona novella della comune ricchezza spirituale di Dio.
Nel contesto raccontato dai Vangeli, Gesù ha sfidato i farisei per insegnare ciò che vuol dire Osea 6,6 (“Misericordia io voglio e non sacrificio”). Egli risponde a chi lo criticava di passare il tempo coi peccatori, dicendo che: “Non coloro che stanno bene hanno bisogno di un medico, ma coloro che sono ammalati” (Matteo 9:12). Questo in genere viene inteso nel senso che i peccatori hanno bisogno di essere guariti dai loro peccati. Ma io credo che Gesù stesse invece spiegando la sua missione di portare la guarigione a coloro che erano stati abusati spiritualmente dai Farisei, poiché egli rende chiaro in altri passaggi che tutti sono peccatori, e proprio coloro che si ritengono “giusti” si guadagnano i suoi rimproveri più forti.
Molti di noi che sono stati costretti ad uscire dalla Chiesa e sono stati sacrificati sull’altare di Dio, come un sacrificio espiatorio per (le paure e le ansie) degli altri fedeli, come il capro espiatorio il cui sangue era versato sull’altare del tempio d’Israele. Così le nostre vite ci sono state sottratte, in uno o più dei seguenti modi: siamo stati costretti rinchiudere in un nascondiglio segreto ciò che siamo; ci è stata negata un’amicizia intima con un compagno o una compagna e la comunione sincera con gli altri; ci sono stati rifiutati i mezzi per discernere la nostra vocazione nella Chiesa; siamo stati esclusi dai ruoli di responsabilità nella Chiesa.
Purtroppo siamo stati costretti ad occuparci quasi esclusivamente del “problema”, invece di poterci goderci integralmente le gioie della fede e della spiritualità.
* Chris Glaser è uno scrittore e teologo cristiano statunitense. E’ stato, per oltre 30 anni, un attivista nel movimento per la piena inclusione dei cristiani LGBT nella Chiesa Presbiteriana (USA) , attualmente è un ministro della Metropolitan Community Church (MCC). Vive il suo ministero attraverso la scrittura e la predicazione. Dopo essersi diplomato alla Yale Divinity School, nel 1977, ha prestato servizio in diversi comunità cristiane e ed ha parlato a centinaia di persone di varie congregazioni, campus universitari e comunità cristiane degli Stati Uniti e del Canada. Ha pubblicato una dozzina di libri di successo su spiritualità, sessualità, vocazione, contemplazione, scrittura sacra, teologia, matrimonio e morte, ma nessuno di essi è disponibile tradotto in italiano.
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