L’AIDS, i cattolici e la storia mai raccontata della compassione di fronte alla paura
Articolo di Peter O’Dowd* e Allison Hagan** pubblicato sul sito dell’emittente radio WBUR (Stati Uniti) il 1 dicembre 2021, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Negli anni ’80 e ’90, molti attivisti della lotta contro l’AIDS credevano che la Chiesa Cattolica avesse girato le spalle a chi stava morendo; invece, molti fedeli cattolici e molti sacerdoti si sono avvicinati e hanno assistito i giovani malati, che venivano cacciati dalle istituzioni religiose.
Michael J. O’Loughin racconta queste storie in un nuovo libro dal titolo Hidden Mercy: Aids, Catholics, and the Untold Story of Compassion in the Face of Fear (Misericordia nascosta. L’AIDS, i cattolici e la storia mai raccontata della compassione di fronte alla paura).
Il suo resoconto lo ha portato a riflettere anche sulla propria vita. Proprio all’inizio del libro, O’Loughin scrive: “Sono gay e sono cattolico”. Mettere per iscritto queste due parole, dice, non è stato facile.
“Anche se sono tranquillamente sia gay che cattolico, ho ancora difficoltà a parlarne. Poi, iniziare a scrivere un intero libro con l’intenzione di trattare questi argomenti: ero un po’ scoraggiato, ma comunque sono contento di averlo fatto.”
O’Loughin ha passato gli ultimi dieci anni facendo reportage sul cattolicesimo negli Stati Uniti e sui membri della gerarchia che combattono il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Essendo lui stesso un cattolico gay velato, il suo lavoro lo ha portato a compiere un viaggio molto personale.
La “crescente ostilità” dei vertici ecclesiastici contro il matrimonio egualitario gli sembrava una cosa nuova, e non sapeva con chi parlare della sua vita di cattolico gay.
Una sera a cena, un anziano prete suo amico gli ha raccontato dello scontro tra la comunità gay e la Chiesa Cattolica sulla questione dell’AIDS, e l’ha incoraggiato ad analizzarlo.
Una delle storie raccontate nel libro è quella di suor Carol Baltosiewich, religiosa della piccola città di Belleville nel sud dell’Illinois. Suor Carol ha lavorato in pronto soccorso e in un’unità di terapia intensiva nel Midwest ma, avvicinandosi ai quaranta, ha deciso di voler fare qualcosa di più facile.
Suor Carol si è quindi trasferita a Belleville, e ha iniziato a fare assistenza domiciliare, incontrando così il suo primo paziente con AIDS in uno stadio avanzato: non sapeva però come aiutare, e si sentiva frustrata.
Così, assieme ad un’altra religiosa, suor Mary Ellen Rombach, ha detto alla loro superiora che avevano bisogno di andare altrove per conoscere meglio l’HIV e l’AIDS, e prepararsi per la pandemia che avrebbe colpito Belleville.
Le due hanno preparato le valigie, si sono trasferite a New York City e hanno iniziato a lavorare negli ospedali cattolici con reparti dedicati all’AIDS: “Era troppo per lei: c’era questa suora di una piccola città che veniva a conoscenza della vita gay di New York negli anni ’80, ma l’ha fatto perché voleva tornare a casa ad aiutare le persone rimaste a Belleville”.
Nel libro, O’Loughin racconta anche di padre Bill McNichols, un prete che accompagnava spiritualmente chi stava per morire di AIDS. In un’intervista alla ABC News del 1987, padre McNichols spiega perché i cattolici gay erano così arrabbiati con le gerarchie ecclesiastiche: “Credo che che chiedere ad un essere umano di non essere toccato o abbracciato, di non essere trattato come chiunque altro semplicemente perché è nato in una maniera piuttosto che in un’altra, sia la cosa più crudele del mondo. A nessun’altra persona viene chiesto”.
Padre McNichols e suor Carol hanno sfidato radicalmente l’istituzione ecclesiastica, che negli anni ’80 stava reprimendo il movimento per i diritti dei gay, scrive O’Loughin. Ci è voluto coraggio da parte di padre McNichols per dire senza mezzi termini quello che pensava, nonostante il rischio personale che correva, essendo un sacerdote.
O’Loughin voleva che il suo libro mostrasse il contrasto tra come le parrocchie e la Chiesa istituzione hanno reagito alla crisi dell’AIDS e al movimento per i diritti dei gay: “Molte persone, come padre Bill e suor Carol, stavano facendo la cosa giusta, fondando cliniche, visitando i reparti ospedalieri, combattendo nelle piazze per i diritti, ma stavano agendo contro la bigotteria dell’istituzione, che sfortunatamente perdura anche ai nostri giorni”.
Il libro include anche la storia del passato vincitore dell’International Mr. Leather Contest (Concorso Internazionale Mister Pelle), che ha partecipato a un servizio interreligioso sull’AIDS in una chiesa di Chicago. O’Loughin racconta che la comunità dei leather ogni anno tiene una convention in città, imperniata sull’attivismo, sulla sensibilizzazione riguardo l’HIV e l’AIDS e la lotta per i diritti civili dei gay negli anni ’80 e ’90.
Anche se la Chiesa non era completamente in sintonia con la comunità gay, il gruppo voleva essere coinvolto nella marcia e nella veglia interreligiosa, e si è rifiutato di nascondersi. I leather si sono seduti proprio davanti alla chiesa, e hanno aiutato a guidare la veglia a lume di candela attraverso il quartiere di Boystown.
Durante questo periodo incerto e terrificante, i gay sapevano di dover lavorare insieme per sensibilizzare la gente riguardo al virus: “Era letteralmente una lotta per la vita. Penso sia difficile per noi immaginare cos’hanno fatto l’HIV e l’AIDS ad una generazione di uomini gay che combattevano per sopravvivere quando sembrava non ci fosse alcuna speranza, perché erano ignorati o anche stigmatizzati da quelle istruzioni che dovrebbero proteggerci”.
Verso la fine degli anni ’80 c’erano anche dei sacerdoti che stavano morendo di AIDS, e così fu chiaro l’impatto significativo del virus sui preti cattolici.
Diventò un problema, perché si supponeva che dovessero mantenere il celibato, e gli uomini gay non erano ammessi agli ordini sacri: “A livello istituzionale, ci sono state molte smentite e persino un vero e proprio insabbiamento sul fatto che molti preti stessero morendo di AIDS” scrive O’Loughin, aggiungendo che la Chiesa ha coperto questi casi a causa dello stigma che circonda la malattia.
A livello locale, comunque, ci sono stati casi in cui dei sacerdoti hanno visto i loro amici e confratelli morire di morte terribile, e si sono resi conto dell’importanza di mostrare pubblicamente compassione.
Un prete di Chicago morto per complicazioni correlate all’AIDS aveva insistito che il confratello che presiedeva il suo funerale sapesse di cosa era morto, perché voleva indebolire lo stigma ed incoraggiare altre persone a essere sinceri sulle battaglie che dovevano affrontare con il virus.
Nonostante le regole della Chiesa, molti preti come McNichols erano gay. Quando O’Loughin ha chiesto ai preti gay e ai laici cattolici LGBTQ come potessero stare in un’istituzione che li faceva sentire poco accolti, ha sentito risposte diverse tra loro.
Alcune persone hanno scelto di ignorare la dottrina ufficiale della Chiesa e del Vaticano, mentre altri hanno combattuto con l’istituzione, ma cercando un compromesso e trovando una parrocchia accogliente: “Alla fine, penso che il filo conduttore di tutte le risposte fosse che devi decidere di voler far parte della tua comunità di fede, qualunque essa sia, e avere la volontà di lavorare davvero per rendere questi spazi accoglienti, senza tirarti indietro quando incontri resistenza”.
Per O’Loughin il cattolicesimo è una “realtà culturale”. Cresciuto in una famiglia cattolica, si sente connesso con Dio grazie all’Eucaristia, e agli altri sacramenti, in un modo che non ha mai sperimentato altrove: “Una volta ho preso in considerazione di unirmi a una tradizione cristiana molto più accogliente, [ma] alla fine non ho continuato per quella strada, perché mi sentivo a casa nella Chiesa Cattolica, e sono riluttante a lasciarmi dire da qualcuno che non sono il benvenuto in casa mia”.
* Peter O’Dowd è redattore del programma Here & Now. Mette le mani in gran parte del programma: partecipa al montaggio, viaggia per gli Stati Uniti per raccogliere storie, si occupa delle trasmissioni da remoto e compare regolarmente come conduttore.
Peter è giunto a Boston proveniente dalla radio KJZZ di Phoenix, dove era direttore delle notizie e dove ha contribuito ad allargare il campo d’azione della redazione su gran parte del confine con il Messico. Nella veste di redattore e reporter ha seguito le vicende del mercato immobiliare e il dibattito sull’immigrazione.
Peter ha cominciato la sua carriera alla Wyoming Public Radio, ed è laureato alle università di Georgetown e Columbia. Seguitelo su Twitter.
** Allison Hagan è produttrice digitale per il programma Here & Now. Scrive e corregge articoli per il nostro sito web, si occupa dei social media, scatta foto, produce video e occasionalmente si occupa di qualche puntata del programma.
In precedenza Allison lavorava al Boston Globe, occupandosi della cronaca locale. È laureata in giornalismo e fotografia all’Emerson College. Cresciuta a Staten Island (New York), ora vive a Boston. Seguitela su Twitter. Email: ahagan@bu.edu
Testo originale: New book details Catholics who showed mercy — not fear — to AIDS patients despite Church’s stance