L’amore casto è per chiunque
Riflessioni di Dawn Eden Goldstein* pubblicate sul blog wherepeteris.com (Stati Uniti) il 18 marzo 2021. Liberamente tradotte da Flavia Piepoli
Il Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede al quesito se la Chiesa abbia o meno il potere di benedire le unioni omosessuali, e la reazione che ne è seguita dopo la sua pubblicazione, è un momento di riflessione per i cattolici. Anche se la concezione cattolica sulla sessualità susciterà sempre l’opposizione di molti, non ci troveremmo di fronte al livello di protesta che abbiamo oggi se avessimo sottolineato che la castità è per chiunque a seconda del loro stato di vita.
In tal senso, le persone omosessuali hanno tutte le ragioni di sentirsi additate dalla Chiesa come se il loro comportamento fosse dettato unicamente dal peccato. Il problema pastorale delle coppie di sesso opposto che non sanno cosa sia il matrimonio, o non vogliono accettarlo, è molto più diffuso rispetto alle unioni omosessuali. Comincia con le coppie cattoliche etero che si sposano senza aver ricevuto un’istruzione sufficiente su ciò che la Chiesa pensa. È un qualcosa che parte da loro per poi arrivare all’esterno, diventando un flusso di idee sbagliate e fondate sull’ignoranza che sconvolge i loro figli e, con loro, l’intera cultura.
Hai mai sentito in un’omelia spiegare cos’è l’amore coniugale? Hai mai sentito qualcuno spiegare cos’è l’indissolubilità coniugale? O cosa significa un matrimonio fecondo e in che modo non è solo fisico ma anche spirituale (quindi possibile anche per le coppie sterili)? Hai mai sentito in un’omelia dire che sia il matrimonio sia il “celibato per il Regno” sono entrambe vocazioni alla santità e che, per quanto riguarda il nostro obiettivo finale del paradiso, sono due percorsi mirati allo stesso fine di perfezione?
Ricordo che quando uscì la prima edizione del mio libro The Thrill of the Chaste (“Il brivido della castità”), mi venne chiesto di parlare a un convegno di Legatus a Wilmington, Delawer. Il libro era rivolto a giovani adulti single, mentre il pubblico era composto esclusivamente da sposati, così pensai che volessero imparare a parlare ai loro figli universitari. Tenni il mio discorso abituale su cos’è l’attrazione sessuale, qual è il suo ruolo nell’aiutarci a imparare a crescere nell’amore di Dio e in che modo la castità ci insegna questo. (Ecco qui una versione più recente e approfondita del discorso.)
In seguito, una delle organizzatrici dell’incontro mi chiamò in disparte e mi rimproverò per non aver menzionato la contraccezione. La signora disse di sapere che molte di quelle coppie facevano uso di metodi contraccettivi, quindi io nel mio discorso avrei dovuto sostenere che era un errore. Fu allora che mi resi conto che nella Chiesa cattolica il non essere all’altezza della legge divina è sempre un problema dell’altro.
Ed è per questo che la nostra catechesi è così allo sbando. Parliamo di problemi che noi stessi non abbiamo.
Se invece cominciassimo a parlare di cos’è l’amore e di qual è il suo scopo, scopriremmo di essere insegnanti di noi stessi mentre insegniamo agli altri. Se proseguiamo su questa rotta arriveremo comunque al punto in cui dovremo spiegare i “difficili insegnamenti” sugli atti omosessuali, la contraccezione e così via. Ma questi insegnamenti dovranno essere inseriti nel loro giusto contesto: in quanto parte di un percorso purgativo ma infine gratificante verso la santità in cui tutti siamo coinvolti, omosessuali o meno, sposati o celibi.
Questa catechesi basilare sull’amore è proprio quello che papa Benedetto XVI intendeva con la Deus Caritas Est. Questa enciclica è stata pubblicata all’apice della tendenza di Christopher West che stava promuovendo un’interpretazione ipersessualizzata della Teologia del Corpo di Giovanni Paolo II.
In seguito, West (che io ho criticato pubblicamente nel 2010) ha pubblicato un libro intitolato The Love that Satisfies (“Teologia del corpo per principianti. Con Giovanni Paolo II per riscoprire il significato della sessualità e del matrimonio”), in cui cerca di inserire l’enciclica di Benedetto nella sua narrazione sul “sesso santo”.
Ma alla fine il Deus Caritas Est ha avuto una vita molto breve per il pubblico di West, perché non parlava di omosessualità o contraccezione. In realtà, quella di papa Benedetto XVI era una catechesi di base sull’amore, gettando così le fondamenta non solo per un insegnamento più specifico sulle questioni scottanti, ma anche per la sua successiva enciclica Caritas in Veritate, che con la critica al capitalismo fece arrabbiare i George Weigel del mondo.
Benedetto sapeva che la Chiesa doveva insegnare in primo luogo le cose più importanti e poi quelle di importanza minore. Adottò tale approccio con il commento sull’uso dei preservativi da parte di prostitute omosessuali come un “primo passo” verso la moralità, cosa che gli procurò attacchi simili a quelli ricevuti da papa Francesco per la frase “chi sono io per giudicare?”
Così come la Chiesa statunitense non ha accolto favorevolmente la Deus Caritas Est, allo stesso modo non ha accettato l’Amoris Laetitia. Ed è così che siamo arrivati al punto dove siamo oggi. I fedeli praticanti non capiscono l’insegnamento della Chiesa sulle unioni omosessuali poiché non capiscono l’insegnamento sull’amore. Ed è una vergogna.
I cattolici hanno bisogno di sapere che, indipendentemente quanto la nostra fede glorifichi l’unione di un marito e una moglie come analogia sia della fecondità trinitaria che dell’alleanza divina con la Chiesa (ed è giusto così, dal momento che le Sacre Scritture parlano di questo “grande mistero”), anche il matrimonio è sulla buona strada per lasciarci insoddisfatti.
Nessun essere umano ci completa. I figli non ci completano. Solo Dio ci completa. Viviamo e moriamo cercando di impararlo e portando il Cristo agli altri.
Quasi nessuno ci dice questo (eccezioni degne di nota sono padre Edward Dowling, gesuita, con i suoi colloqui registrati, e l’arcivescovo Fulton John Sheen in Three to Get Married, (Tre per sposarsi: Cristo fondamento dell’unione sponsale”), ma i matrimoni veri implicano l’innamoramento, il matrimonio e, prima o poi, di trovare un ostacolo. E quando si incontra un ostacolo, continuare ad amarsi. E, così come Tom Jones (non il cantante gallese) scrisse in The Fantasticks, “l’ostacolo non sparisce mai! L’ostacolo deve rimanere! È insieme al proprio coniuge che lo si abbatte, e poi si incontra un altro ostacolo, e un altro ancora, e un altro ancora.”
Eppure, succede qualcosa. Col passare del tempo ti ritrovi sempre più a vedere Dio nel tuo coniuge. E ti ritrovi a pensare e a sentire e ad amare con un cuore che è più simile a quello di Cristo. Poiché, anche se hai abbandonato l’idea di trovare la soddisfazione, ti ci avvicini, pur sapendo che non sarai mai soddisfatto in questa vita. E questo è un bene.
*Dawn Eden Goldstein è una teologa e canonista cattolica. Ha studiato la vita di Julia Greeley per il suo libro The Sacred Heart: A Love for All Times (Il Sacro Cuore: Un Amore per Tutti i Tempi). Seguila su BlueSky @dawnofmercy.
Testo originale: “Chaste love is for everyone”