“L’amore è più forte della paura”. Il cammino di una pastora lesbica nella sua chiesa
Intervista di Diana Hagmann-Bula pubblicata sul sito Tagblatt.ch (Svizzera) il 30 novembre 2019, liberamente tradotta da Innocenzo
Annette Spitzenberg è una pastora lesbica. Vuole unire la comunità LGBT e la sua chiesa. Vuole il matrimonio gay, ma anche una chiesa per tutti. Quando la 55enne Annette Spitzenberg terrà il suo servizio religioso il 1 dicembre (giornata contro l’AIDS), si preoccuperà di ricordare una questione che la coinvolge in prima persona, ovvero che le persone omosessuali, transessuali e queer, stanno bene così come sono. Anche la sua Chiesa dovrebbe finalmente riconoscerlo, perché l’amore arcobaleno va celebrato come una festa.
Annette sei una persona coraggiosa?
Se mi confronti con gli attivisti che vivono in paesi in cui l’omosessualità è punita legalmente, non lo sono. Ma ci vuole ancora coraggio in Svizzera per essere pastora e dire: amo le donne. Questo è esattamente ciò che farò domani come organizzatore di un servizio di preghiera per la comunità queer*.
Il mio coraggio è cresciuto nel tempo. Ero sposata, ho due figli e sono arrivata tardi a scoprirmi Solo dodici anni fa mi sono reso conto di essere lesbica, quando mi sono innamorata di una donna. Mi è stato subito chiaro che ero fuori di me. Prima ne ho parlato con gli amici più intimi, poi con quelli meno intimi, così il cerchio delle persone che lo sapevano è cresciuto. Mi sono trattenuta dal dirlo in pubblico, solo per proteggere i miei figli. Non volevo che soffrissero e ascoltassero parole cattive su di me.
Come ha reagito tuo marito?
Fu sollevato. Il mio coming out lo sollevò, così ha avuto un motivo per rompere il nostro matrimonio.
In che modo i tuoi colleghi affrontano il fatto che come pastora vivi apertamente la tua omosessualità?
Per la maggior parte dei pastori non è un problema. Ma ci sono ancora pastori nella Chiesa Riformata che rifiutano l’omosessualità. Lo sento dire in diverse comunità. E poi vengono a dimmi che non hanno nulla contro di me personalmente, ma sono contro il modo in cui amo. Perciò devo occuparmene.
Ci riesci sempre?
Quasi sempre. Ma se le persone credono che l’omosessualità sia una malattia o uno sviluppo indesiderato o che può essere curato o trattato, allora combatto con una cattiveria che viene dal cuore delle persone. Comprendere che siamo in errore o colpevoli (di cattiveria) è sempre difficile.
Papa Francesco considera il matrimonio tra un uomo e una donna come l’unica vero forma di amore. Non è difficile per te lavorare in una chiesa che rappresenta ideali completamente diversi dai tuoi?
L’omofobia è anche una realtà che non vive nella mia Chiesa. Fortunatamente oggi la Chiesa Riformata ha un atteggiamento liberale su questi temi, spesso in contrasto con la maggior parte delle chiese libere protestanti e con la stessa Chiesa cattolica.
Quando ho fatto domanda per un incarico come pastora nella regione Reute-Oberregg (Svizzera), ho detto che ero lesbica. E ho ottenuto ugualmente l’incarico come pastora di una comunità.
Quando ero una studente, negli anni ’90, l’omosessualità non veniva mai menzionata. Le persone avevano troppa paura delle reazioni degli altri e delle conseguenze.
Papa Francesco come capo della Chiesa cattolica, tuttavia, si attiene solamente all’insegnamento tradizionale. Viviamo in un’epoca fatta di molti cambiamenti. Spesso la paura e il conservatorismo sono un modo per rispondere a questi cambiamenti.
Quale messaggio vuoi diffondere nel tuo prossimo servizio domenicale (per la comunità queer)?
Che l’amore, indipendentemente dal tipo di amore, è più forte della paura. Ti dà la forza di alzarti e di chiedere più accettazione, perché solo così possiamo contribuire a cambiare la società.
A cosa stai pensando?
Gesù disse: Ama il tuo prossimo come te stesso. Perché è come te. Come non eterosessuali possiamo mostrare agli altri come si può vivere l’amore in modi diversi . E cosa significa davvero la tolleranza. Il nostro processo di auto-divenire può aiutare così gli altri ad accettare le loro difficoltà. Abbiamo ragione solo quando siamo come siamo. Dio ci ha fatto così per qualche motivo. La Chiesa ci ha insegnato la forza spirituale del perdono proprio emarginandoci.
Perché è urgente e necessaria un’attenzione spirituale per la comunità queer?
Non vogliamo lasciarci derubare della nostra spiritualità. La Chiesa ci ha ripetutamente fatto del male e ha criticato i nostri valori. Pertanto, molti di noi non vorranno mai più mettere piede in una chiesa. … Come cristiano, sono una minoranza nel movimento queer.
A volte ti senti emarginata come pastore in questa comunità?
Ci sono persone che reagiscono con stupore quando sanno che sono una pastora, ma non sono stata mai esclusa, anche se il mondo non è perfetto nella nostra comunità queer. In passato, ad esempio, le lesbiche hanno discriminato le donne trans in nome del femminismo. Le hanno accusate di non essere donne vere e che non riuscivano a capire davvero i nostri problemi. La nostra comprensione su questi temi attualmente è migliorata. I confini oggi sono comunque molto più fluidi nei più giovani.
Dopo il tuo servizio di preghiera (per la comunità queer), i visitatori balleranno insieme tutta la notte. I soliti critici diranno che siete i soliti festaioli!
Il cristianesimo e l’amore per la vita vanno insieme. Cristo è stato accusato di essere un mangione e un bevitore di vino. Perciò va bene se criticano anche noi.
Questa iniziativa si sta svolgendo consapevolmente nella Giornata mondiale contro l’AIDS (1 dicembre)?
Sì. Quando scoppiò l’AIDS, i cristiani fondamentalisti dissero: “ora saranno finalmente puniti per la loro omosessualità”. L’AIDS è stata una tragedia enorme per la nostra comunità. Freddie Mercury è solo uno dei suoi rappresentanti più importanti che sono morti prima del sua tempo. (…)
Quest’estate la Federazione svizzera delle chiese evangelichesi è pronunciata a favore del matrimonio gay, ma non sono mancate le proteste di chi ha avversato questa decisione.
La maggioranza dei delegati all’assemblea della Federazione svizzera delle chiese evangeliche ha appoggiato questa decisione. Ma c’è stata una piccola minoranza rumorosa che l’ha combattuta. Le persone queer oggi hanno gli stessi doveri di qualsiasi altro cittadino, ma purtroppo non hanno ancora gli stessi diritti.
Cosa spero che farà la chiesa per la tua comunità nei prossimi dieci anni?
Che prenderà sul serio il doppio comandamento biblico dell’amore. Finché si discrimina, non lo si fa. Perciò accolgo con favore il fatto che ci siano servizi pastorali arcobaleno nella Chiesa cattolica e nelle chiese riformate. Ma spero che diventeranno una cosa comune e che queste pastorali speciali, col tempo, non saranno più necessarie.
* Queer è il nome della comunità di persone che vivono un amore che non corrisponde all’immagine sociale comune. Questa parola include gay, lesbiche, transessuali e intersessuali. La parola queer deriva dall’inglese e significa “strano” oppure “insolito”. Una volta veniva usata come una parola dispregiativa per indicare la comunità LGBTQI. Oggi il termine queer sta sostituendo sempre di più il termine LGBTIQ, che in precedenza era sinonimo di omosessuali, bisessuali e transessuali. Il fatto che la stessa comunità LGBTIQ usi una parola che era usata per offenderla dimostra che sta guadagnando fiducia in se stessa.
Testo originale: «Liebe ist stärker als jede Angst»: Lesbische Pfarrerin hält Gottesdienst in St.Gallen