L’amore non verrà meno. I miei difficili coming out in Africa
Testimonianza di Dunny (Africa) raccolta da Adélard e pubblicata sul sito Gay Christian Africa nel novembre 2019, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Questa lettera è intitolata “L’amore non verrà meno”, perché [l’autore] Dunny (che vive in Africa centrale), a causa dell’amore, ha passato molti guai, ma ha tenuto duro: “A leggere la lettera, sembra che l’amore mi abbia tradito, e in effetti è così. Ma non ho mai smesso di amare, perché l’amore è una gran cosa. Ho dato questo titolo [alla lettera] perché vorrei dire a chi ha fatto coming out a un amico o un’amica, che poi per questo motivo è divenuto un estraneo, di non mollare, e di non piangersi addosso, perché sono cose che succedono”; così dice Dunny, invitando chiunque si trovi in questa situazione di riprovarci in un momento più adatto, perché prima o poi ci sarà qualcuno pronto ad ascoltarvi e accettarvi così come siete: “Abbiamo bisogno d’amore, e possiamo sempre trovarlo”. “Mi chiedo con chi condividerò tutto questo senza essere giudicato. Magari con nessuno, magari con una sola persona.”
Uscire allo scoperto, anche solo con me stesso. Sì, perché si può fare coming out anche con se stessi, ma non è la stessa cosa di accettarsi in quanto gay, è più simile a cominciare ad essere pronto per fare qualcosa di positivo. Tu (uomo) magari ti senti a tuo agio con il fatto di sentirti attratto dagli altri uomini, ma non hai mai avuto una relazione sentimentale con un uomo. Ecco ciò che intendo.
Non parlerò di come sono arrivato a capire di essere sessualmente attratto dagli uomini, e attraente per loro (…lol). Nel 2013 ero appena sbarcato all’università, e un giorno chiamai cinque miei amici del liceo, uno per uno, e dissi loro che mi dispiaceva di non essere come loro. Non avevo idea del perché stessi chiedendo scusa di essere come sono, e ancora adesso non so perché dovremmo chiedere scusa del fatto che amiamo in maniera diversa. Tutti e cinque i miei amici rimasero sorpresi, non del fatto che sono gay, ma perché non l’avevano mai sospettato; hahaha, come se dovessi averlo scritto in fronte.
Tutti e cinque erano disposti a fare di tutto per aiutarmi: ridicolo, non ho il cancro, non ho una malattia infettiva, ero uscito allo scoperto perché potessero sapere, non perché mi considerassero un caso umano. Tutti e cinque volevano informazioni e dettagli sulla vita degli omosessuali. Nessuno mi chiese se ero felice, nessuno mi chiese se avevo un ragazzo, ma volli uscire allo scoperto comunque. Oggi, solo uno di quegli amici intimi è rimasto, che chiamo “il mio fidanzato etero”; gli altri quattro hanno trovato varie scuse per allontanarsi, hahaha, ma non per quella cosa, dicono loro (ma sappiamo benissimo che è per quello).
Nel 2014 feci coming out con il mio compagno di stanza all’università, ma prima voglio raccontare come lo conobbi, e perché scelsi di fare coming out con lui. Lo conoscevo dai tempi del liceo, gli stavo simpatico e diventammo abbastanza amici. All’università ci incrociammo di nuovo, e questa volta lui aveva un favore da chiedermi: gli era stata assegnata una stanza che non gli piaceva, e non sapeva come fare richiesta per essere spostato. Gli dissi che era quasi impossibile, perché era ormai il secondo semestre.
Per farla breve, gli proposi di lasciare le sue cose nella mia stanza, e di dormire in quella stanza che non gli piaceva, ma poi le cose cambiarono, e finì per diventare mio compagno di stanza. Dato che ne avevo già uno, e il regolamento era chiaro sul fatto che ci dovessero essere solamente due letti per stanza, finimmo per dividerci il mio letto, inclusi lenzuola, cuscino etc., poi cominciammo a condividere i vestiti e tutto il resto.
Nel 2014 diventammo ufficialmente compagni di stanza, avendo richiesto tutti e due una nuova stanza. Ma perché non lo chiamiamo Patrick? Patrick divenne per me un nuovo fratello. Mettevamo tutto in comune, ed eravamo molto uniti, fino a che trovai l’amore. Ora, Patrick aveva un paio di ragazze, che avevo anche incontrato: non avevo dubbi che fosse felice, e volevo esserlo anch’io. Così conobbi un ragazzo, e come tutte le coppie appena formate, volevamo sempre stare insieme, e non era certamente facile per me: voglio dire, il mio compagno di stanza giocava per un’altra squadra, e non aveva idea che io praticassi un altro sport.
Eccomi quindi ancora nel nascondiglio. Dovevo mentire, e dire che il mio ragazzo in realtà era il ragazzo di mia sorella, che voleva fare amicizia con me, il che doveva spiegare le uscite fino a notte fonda, i regali a profusione, i fine settimana insieme, le lunghe telefonate. Pensavo che questo avrebbe soddisfatto la curiosità di Patrick, invece no: voleva sapere perché, tutt’a un tratto, gli ero divenuto estraneo, e perché non uscivo più con lui. Aveva forse fatto qualcosa di male?
Alla fine, decisi che Patrick doveva sapere la verità. Una sera, dopo cena, gli dissi che dovevo parlargli, e booom, sganciai la bomba. Dovete sapere che in genere Patrick è un giovane timido, e in quel momento non riusciva a guardarmi negli occhi mentre parlavo, ma non sapevo se per disgusto o per timidezza. Afferrò una bottiglia di vino che c’era nella stanza e la vuotò, poi si mise a dormire, senza commentare ciò che gli avevo appena raccontato.
Patrick era così disgustato dal fatto che fossi gay che non poteva più starmi accanto. Mi disse che aveva avuto amici alcolisti, cleptomani, tossicodipendenti, e non aveva avuto problemi con le loro scelte di vita, ma il fatto di avere un amico gay era un problema enorme. Ormai ci parlavamo molto poco, lui si vestiva e svestiva in bagno, non era mai in stanza e a volte non mangiava ciò che cucinavo.
Nello stesso periodo il mio ragazzo aveva cominciato a fare il coglione (ne parleremo la prossima volta): dovevo affrontare i suoi tradimenti, e al tempo stesso affrontare l’estraneità del mio compagno di stanza: sicuramente uno dei periodi più bui della mia vita e lo dico senza esagerare. Quella situazione mi sconvolse psicologicamente, e mi causò problemi con gli altri e negli studi: quel semestre combinai poco e dovetti rifare alcuni corsi.
E poi accadde: Patrick mi chiese di andarmene dalla stanza. Non potevo credere alle mie orecchie, mi stava chiedendo di andarmene dalla stanza in cui lo avevo accolto. Be’, che potevo fare, mi trovavo in un dormitorio pieno di gente rozza, in una società omofoba, e tra noi c’era quel segreto che avrebbe potuto farmi linciare dagli altri studenti.
Non potevo smettere di piangere, ero a pezzi, odiavo me stesso, e ancora di più odiavo il fatto di essere al mondo. Mi arrendo, dissi a Dio. La cosa peggiore è che dovevo affrontare la situazione da solo, il mio ragazzo era occupatissimo a flirtare con altri ragazzi e non voleva essere disturbato dal mio melodramma. L’amore non viene mai meno, dicono: quel giorno l’amore mi aveva preso a bastonate e abbandonato mezzo morto.
Così, me ne andai dalla stanza. Io e Patrick non ci siamo più parlati, lui mi ha bloccato su tutti i social. Non so se abbia raccontato di me ad altri. Anche il mio ragazzo di allora ormai è un estraneo per me. E ora ho delle cicatrici che mi ricordano che il coming out può essere davvero spaventoso, ma non impossibile, e che ne vale davvero la pena; può essere anzi un qualcosa di glorioso, se fatto con le persone giuste, quelle che ti amano. L’amore non verrà mai meno.
Alla prossima. Dunny
Testo originale: Love won’t fail us
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