L’Apocalisse e la rivelazione di una vita assolutamente nuova
Riflessioni bibliche di Malou Le Bars pubblicate sul sito della rivista cattolica Temoignage Chretien (Francia) il 27 aprile 2016, traduzione di finesettimana.org
Il povero, l’uomo della strada, il migrante: sognano un tetto, denaro, accoglienza. Il ricco cerca di sapere che fare del proprio denaro, dei propri beni. Tutti sogniamo, tentando di immaginare ciò che potrebbe rendere felici. Ma possiamo comprendere realmente solo le realtà del nostro mondo terrestre, ciò che il nostro pensiero umano può afferrare. Al di là di questi limiti, si apre una realtà completamente altra, che nessuno quaggiù è in grado di concepire: una novità assoluta.
Apocalisse di Giovanni 21,1-5a
Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».
L’Apocalisse, l’ultimo libro della Bibbia, è il libro dello svelamento: rivelazione, non di ciò che succederà alla fine del mondo, ma di ciò che fonda l’avventura umana e che si nasconde nei sussulti della storia. Non facciamone un libro di enigmi da decifrare che permetterebbe, a partire da sapienti calcoli di numeri, di decodificare le allusioni a personaggi storici! L’Apocalisse tende a disorientarci per acuire lo sguardo del nostro cuore, affinché non ci lasciamo obnubilare da tutto ciò che si trova in primo piano.
Il racconto decostruisce la prima percezione, la percezione che abbiamo ordinariamente delle cose, denuncia tutto ciò che si nasconde di perverso dietro le seduzioni del mondo, smonta tutti i sistemi di potere che fanno una parodia della Parola del Creatore; questo libro rivela ciò che è la Vita, quella vera, quella che Cristo è venuto ad aprire agli esseri umani. Sotto la figura dell’Agnello sgozzato, immolato, è colui che l’umanità desidera, colui che essa attende, lo Sposo che la appagherà.
Giovanni vede “un cielo nuovo e una terra nuova”, la scomparsa del mondo antico, il fatto che non è più visibile, che non nasconde più ciò che già c’era, ma che non era visto. Il “nuovo”, è ciò che è più originario: il tempo e lo spazio di Dio che erano come mascherati, di fronte ai tempi e agli spazi della storia degli esseri umani, appaiono in piena luce. Questa messa a confronto trova il suo compimento nella venuta della “Gerusalemme celeste”: essa viene da Dio e non è prodotta da mani di uomini, come la “Babilonia”, figura del regno del male.
L’umanità, rappresentata nella sua molteplicità dalla Città, è presentata come una fidanzata adorna per il suo sposo: le nozze lasciano intendere una relazione d’amore. La novità radicale, è la rivelazione della vera relazione tra Dio e gli uomini: una relazione di coabitazione resa possibile dalla vittoria dell’Agnello su tutte le forze del male, l’Agnello che rappresenta Cristo che sposa
l’umanità liberata dalla Bestia per condurla al Padre.
Nella dimora di Dio con gli uomini, nella “tenda” dell’alleanza di vita e di felicità, non c’è più spazio per la morte e le lacrime. Non si tratta di un miglioramento della specie umana. Ma della scomparsa di tutto ciò che, dell’umano, non è “di Dio” (e questo riguarda ognuno). Tutto ciò che dell’umano non è di Dio non farà più schermo a ciò che siamo davvero, “figli di Dio”.
Perché leggere questo testo oggi? Per non scoraggiarci quando le difficoltà dell’esistenza e i disordini e le violenze a cui l’attualità ci espone minacciano di inghiottirci. Per tenere vivo, nel credente, il desiderio dell’incontro con Colui che viene, che non smette di venire, che ci rivela il nostro vero essere, perso molto spesso dietro i nostri “personaggi” e i nostri compromessi con tutto ciò che è portatore di morte. Le visioni di Giovanni ci obbligano a rivolgere gli occhi più in alto e più lontano, oltre la nostra “Babilonia terrestre”, la grande prostituta, la città che divora tutti quelli che seduce. Colui che dice “Io sono l’alfa e l’omega”, Colui che possiede l’origine e la fine, è venuto ad assumere la nostra condizione umana affinché sia rivelato il nostro corpo glorioso, il Corpo dei fratelli, il Corpo di Cristo che viene, nelle vicissitudini e malgrado le vicissitudini della storia.
Che rimanga in ogni essere umano il desiderio tenuto vivo dallo Spirito del Risorto, che venga a fare alleanza con noi, a sposarci: “Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni!» (Ap 22,17).
Testo originale: Une Vie absolument nouvelle