La sacra apparenza. David Berger, un teologo gay nella Chiesa cattolica
Articolo tratto da freeinternetpress.com* del 22 novembre 2010, liberamente tradotto da Alessandra C.
David Berger, 42 anni, è stato professore all’Accademia Pontificia di San Tommaso d’Aquino. Dal 2003 a quest’anno, il teologo ha pubblicato ed editato Theologisches (affari teologici), una rivista cattolica conservatrice tedesca, e ha tenuto contatti con diversi gruppi arci conservatori all’interno della Chiesa cattolica. Si è dimesso dai suoi incarichi dopo aver fatto outing nell’aprile del 2010.
Ora è un insegnante scolastico e ha scritto un libro sulle esperienze vissute nella Chiesa cattolica in Germania. Der heilige Schein. Als schwuler Theologe in der katholischen Kirche (“L’apparenza sacra: un teologo gay nella Chiesa cattolica”): è stato pubblicato di recente dalla casa editrice tedesca Ullstein Vertag e non è ancora pubblicato in inglese.
David Berger, un teologo gay che ha scritto un libro sulle sue esperienze da teologo senior all’interno della Chiesa cattolica, parla a SPIEGEL (ndr il più importante settimanale tedesco) di omofobia e delle dinamiche ecclesiastiche.
Signor Berger, ha descritto la Chiesa cattolica come un’organizzazione omofobica. Perché lei, teologo omosessuale, ha aspettato tanto a dimettersi dai suoi incarichi ecclesiastici?
Perché una tale svolta non si può decidere in un paio di giorni. Fin da bambino sognavo di diventare prete, ma appena finii la scuola superiore mi fu chiaro che mi sarebbe stato difficile vivere nel celibato.
E ha deciso di diventare comunque teologo?
Si, perché la Chiesa ha sempre esercitato una certo fascino su di me. La messa tridentina era come una droga. Quando avevo 17 anni, ero con la società dei Pius Brothers nella Bassa Baviera. Tutto quello che vedevo lì era un affascinante sogno dal gusto barocco con foglie d’oro e merli di Bruxelles.
Non riuscivo a distaccarmene. Solo più tardi capii quello che c’era dietro, e il sogno si trasformava sempre più in un incubo.
Perché?
Perché nella vita privata mi era impossibile avere un compagno, il mio impegno ecclesiastico lo diceva e lo richiedeva. In seguito al mio entusiasmo per la messa tradizionale e per la teologia conservatrice, mi lasciai sempre più coinvolgere nei gruppi di lavoro conservatori cattolici di giovani aristocratici, industriali e rispettabili accademici. Condannavano duramente l’omosessualità.
In che modo?
Esponevano continuamente teorie disumane. Addirittura, ho sentito elogiare Hitler per aver internato e assassinato gli omosessuali nei campi di concentramento. Il punto fu che non riuscii a stare zitto a lungo…
… dopo che, per molto tempo, lei e la sua carriera avevano tratto profitto dai contatti con questo ambiente conservatore.
Bisogna essere anti-moderni per fare carriera nella Chiesa cattolica. Criticavo la teologia relativamente progressista e la politica ecclesiastica di sinistra di Karl Rahner.
Fu così che mi feci notare. Conoscevo bene il pensatore medievale Tommaso d’Aquino, per questo mi invitavano in quasi tutti gli ambienti conservatori di destra per praticare delle letture.
Avevo contatti con i Sedevacantis1, con la Confraternita Sacerdotale di San Pietro, la Società per la Difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà, Una Vox, Opus Dei e i Servi di Gesù e Maria.
Cosa succedeva in quegli incontri?
Quei gruppi scelgono molto attentamente chi invitare. Si riuniscono in luoghi di gran classe, a volte in antiche residenze aristocratiche o in alberghi di lusso. Gli anziani fumano grandi sigari, bevono vino rosso pregiato e mangiano bene. È un mondo parallelo in cui gli abitanti cercano di dare definizioni al mondo moderno.
E di che cosa parlano?
Parlano di una possibile cospirazione globale ebraica o di come escludere gli emancipatori, i massoni e i gay dalla Chiesa. Queste “serate dei gentiluomini” sono state tenute per molti anni a Dusseldorf, organizzate da un consulente del fisco. Erano un momento sempre più centrale per le reti cattoliche di destra.
Durante uno degli incontri, a cui facevano regolarmente visita i chierici senior, l’uomo seduto accanto a me, un professore universitario in pensione, stava inveendo sulle coppie gay al Christopher Street Day (in Germania): “Invece di andarsi a nascondere, di vergognarsi di se stessi e di starsene zitti, si comportano come porci selvaggi”.
Perché non ha voltato le spalle alla Chiesa in quel momento?
Molti gay sono attratti dalle nette gerarchie maschili dei rituali cattolici. Tra gli ecclesiastici ho scoperto comportamenti estremamente effeminati come quelli di alcune scene gay; io li conoscevo bene. Si scambiano nomi femminili e danno grandissima importanza alle vesti clericali in tutti i loro colori.
Basta pensare ai nomignoli che il vescovo Walter Mixa (che di recente si è dimesso in seguito ad accuse di violenza e di irregolarità finanziarie) e il suo amico direttore si scambiavano tra loro: “coniglietto” e “Monsi”, come abbreviazione di monsignore.
Ha avuto l’impressione che la sua omosessualità possa averle facilitato la carriera?
Negli ambienti clericali dimostravo le mie tendenze attraverso inconfondibili sguardi, abbracci, movimenti delle braccia e strette di mano eccessivamente lunghe, cosicché di me non venisse apprezzato soltanto il lavoro. Il fatto che molti prelati abbiano tendenze omosessuali mi è stato certamente d’aiuto per raggiungere certe posizioni.
E questi gentiluomini non erano omofobici?
La contraddizione tra evidenti inclinazioni omosessuali e dichiarazioni omofobiche è un tipico comportamento degli ecclesiastici, che solitamente sopprimono le proprie inclinazioni.
Ci spieghi meglio.
Evidentemente coloro che soccombono ai propri desideri vengono rifiutati con particolare veemenza da coloro che sopprimono a fatica tali tendenze dentro se stessi.
Nel corso della mia stretta cooperazione con i chierici, mi fu improvvisamente chiaro ciò che per molto tempo non avevo voluto ammettere: l’accanita omofobia della Chiesa cattolica deriva da chierici omofobici che sopprimono disperatamente la propria sessualità. “Spero che la Chiesa possa finalmente affrontare il tema dell’omofobia”
Si sentiva sotto pressione?
Ho pubblicato la rivista Affari Teologici e sono stato convocato ogni volta che veniva esposta una visione anche minimamente liberale. I membri dell’Opus Dei la tenevano sott’occhio.
Dicevano che non avrei dovuto scrivere “compagno di vita” perché quelle parole si riferivano a un “compagno di fornicazione”. L’ omosessualità era presentata in modo troppo neutrale, dicevano. Ci si doveva riferire ad essa come ad una “fornicazione innaturale”.
Alla fine, quale fu la causa scatenante della sua uscita di scena?
La comparsa del vescovo di Essen, Franz-Josef Overbeck, ad Anne Will (ndr un importante talk show politico trasmesso sulla stazione televisiva pubblica tedesca ARD), quando descrisse l’omosessualità come innaturale e come peccato durante un dibattito sugli abusi sessuali.
Le ha fatto capire che aveva fatto parte della Chiesa anche troppo a lungo?
Si, invece di alzarmi in piedi per i miei diritti e quelli del mio compagno, avevo sostenuto i gruppi anti-democratici e anti-liberali che combattono contro tali diritti e in cui vi è chi sogna uno stato religioso cattolico fondamentalista o chi aspetta di essere chiamato a combattere una guerra santa. Ero parte di questo gioco di fuoco e mi spaventai quando vidi tutto bruciare. Me ne pento.
Pare che il suo libro sia una confessione. Ma i suoi colleghi di un tempo non sono pronti a darle l’assoluzione.
Un rispettabile teologo con fede nel papa non può farlo: dissero di volermi dare l’opportunità di prendere le distanze da quello “scenario”. Mi fu offerta l’occasione di continuare a vivere in tale ipocrisia e di salire la scala della successo professionale. Ma io non volli prendere parte a questa “crisi organizzativa” ecclesiastica e fui accusato di “volermi fare spudoratamente pubblicità”.
Che effetto spera abbia il suo libro?
Spero che la Chiesa possa affrontare il tema dell’omofobia. Deve ammettere che gran parte dei chierici cattolici e dei preti praticanti in Europa e negli Stati Uniti sono omosessuali.
Si può davvero applicare l’esperienza che ha avuto con i gruppi periferici di destra all’intera Chiesa?
Fin dalla riabilitazione dei Pius Brothers, con chi, tra i suoi leader, negava l’olocausto, è stato evidente quanta influenza abbiano acquisito i circoli estremamente conservatori nel giro di pochi anni.
Le visioni che solitamente si scambiavano durante le “serate dei gentiluomini” o nelle conferenze editoriali di giornali e riviste sono ora dichiarate parte della dottrina ufficiale della Chiesa cattolica dal clero eminente.
Dove porterà, secondo lei, tale dinamica?
La paura del mondo, di una società civile malata e senza Dio, da cui la Chiesa cattolica vuole difendersi alzando baluardi intorno se stessa, porterà all’isolamento. Non vi è più traccia dell’apertura d’animo, della sensazione di rinnovamento nata dal Secondo Concilio del Vaticano.
Per difendersi, il Vaticano si basa su truppe reazionarie. Sta avvicinando le forze armate agli evangelisti, i fondamenti biblici alle forze estremamente reazionarie. Ma un mondo parallelo fondamentalista porterà le persone della Chiesa a chiudersi dentro a una setta.
______________
1 Sedevacantis è una minoranza dei cattolici tradizionalisti secondo cui il pensiero papale è stato vacante dalla morte di Papa Pio XII (1958) e di Papa Giovanni XXIII (1963)
* Questa intervista al teologo David Berger è stata realizzata dai giornalisti Anna Loll e Peter Wensierski ed è stata pubblicata originariamente da Der Spiegel il 21 novembre 2010, potete trovarla all’indirizzo: http://www.spiegel.de/panorama/gesellschaft/0,1518,730287,00.html
Testo originale: Interview With Gay Theologian David Berger – ‘A Large Proportion Of Catholic Clerics And Trainee Priests Are Homosexuals’