L’Arcivescovo di Berlino Koch: “non procederò contro chi benedirà le coppie dello stesso sesso”
Lettera dell’Arcivescovo di Berlino Heiner Koch ai presbiteri, ai diaconi a tutte le collaboratrici e i collaboratori nel servizio pastorale dell’Arcidiocesi di Berlino (Germania) del 21 agosto 2023, tradotta da Antonio De Caro
Cari confratelli, care sorelle e fratelli, il giorno 11 marzo 2023, a Francoforte sul Meno, è giunta al termine la quinta e ultima assemblea sinodale del Percorso Sinodale. L’esortazione del Santo Padre a percepire e configurare la Chiesa come comunità sulla strada della sinodalità è tuttavia ancora lontana dall’avverarsi. In diversi circoli, comunità e commissioni dell’arcidiocesi di Berlino stiamo cercando di capire come realizzare la sinodalità in modo responsabile a favore del bene delle persone nella Chiesa e in unità con tutta la Chiesa.
Con questa premessa, nelle commissioni sinodali della nostra Diocesi già previste dal diritto canonico, nel Consiglio presbiterale, nel Consiglio pastorale diocesano, ma anche in altri gruppi, vogliamo cercare di capire quali proposte concrete, fra gli auspici del Percorso Sinodale, possiamo prendere in considerazione nella nostra diocesi, come e in che misura possiamo e vogliamo renderle calarle nella realtà.
I testi approvati dal Percorso Sinodale non hanno di per sé alcun carattere vincolante per le Diocesi, le commissioni, i consigli, le associazioni o le comunità. In base all’adesione al Percorso Sinodale, tuttavia, abbiamo il dovere di ponderare coscienziosamente gli impulsi e gli stimoli che abbiamo ricevuto da esso e consigliarne l’attuazione in modo trasparente, attraverso una comunicazione costruttiva improntata al rispetto.
All’inizio del Percorso ho già detto che ero intenzionato a trasferire nelle nostre commissioni sinodali diocesane tutte le delibere del Percorso Sinodale e a inserire nella vita della nostra Arcidiocesi le indicazioni risultate da quelle consultazioni e dalla mia decisione, per come le delibere del Percorso Sinodale sarebbero state rese operative, in tutto o in parte, e persino nel caso in cui si fosse rinunciato alla loro attuazione pratica.
Allo stesso modo, ho dichiarato in anticipo che mai avrei attuato delibere in contrasto con le intenzioni e le indicazioni del Santo Padre. Come vescovo ho l’alto compito di mantenere l’unità con la Chiesa universale, ma anche di portare con me in questa unità le nostre domande.
Molto velocemente è divenuto oggetto di discussione nella nostra Arcidiocesi soprattutto le linee guida del Percorso Sinodale “Benedizioni per coppie che si amano”. La proposta di introdurre anche da noi la celebrazione di benedizione per coppie che si amano, ma non possono o non vogliono sposarsi sacramentalmente, ha suscitato controversie e discussioni, in parte accompagnate da grande durezza e forti emozioni: per esempio, in occasione della conferenza delle operatrici e degli operatori pastorali della nostra diocesi, il 26 aprile, o alla sessione del Consiglio Presbiterale il 27 aprile, all’incontro del Consiglio Pastorale Diocesano il 13 maggio e in occasione di una conferenza digitale aperta, il 24 maggio, a cui hanno partecipato molti fedeli.
Con le loro differenti argomentazioni si sono confrontate e confrontati rappresentanti di diversi approcci teologici e diverse prospettive ecclesiali. In quelle serie discussioni sono emersi da parte di tutti un grande amore per la Chiesa e una grande passione per l’annuncio evangelico. Ma non di rado è venuta alla luce la convinzione che solo il proprio punto di vista sia adeguato a proteggere la Chiesa da gravi conseguenze.
Sull’esempio delle unioni omosessuali vorrei citare alcune motivazioni addotte da coloro che sono contrari alla benedizione di coppie che si amano ma non possono o non vogliono sposarsi sacramentalmente. Essi dicono:
- Siamo convinti che i legami fra le persone dello stesso sesso non sono “ordinati ai piani di Dio, inscritti nella creazione e pienamente rivelati da Cristo Signore”. Ma se «la realtà da benedire» non è «obiettivamente e positivamente» ordinata ai piani di Dio, allora questa realtà, questo legame concreto non può essere nemmeno benedetto. «Dio non benedice il peccato né può farlo. Benedice i peccatori perché riconoscano che sono parte del suo progetto di amore e si lascino cambiare da Lui».
- Vogliamo proteggere e promuovere il sacramento del matrimonio e il matrimonio come li intende la Chiesa Cattolica. Ma il valore del matrimonio verrebbe indebolito se la benedizione delle relazioni omosessuali «in un certo modo rappresentasse un’imitazione o un rimando analogico alla benedizione nuziale che viene invocata sull’uomo e sulla donna che si uniscono nel sacramento del matrimonio».
- Non va escluso che, se vengono concesse le benedizioni, diventi più aggressiva anche la richiesta di permettere il matrimonio sacramentale alle coppie omosessuali.
- Crediamo che «non sia consentito impartire una benedizione a relazioni o persino a unioni stabili che implichino l’esercizio della sessualità al di fuori del matrimonio».[1]
Ma anche quelli che sono favorevoli a una benedizione di coppie che si amano ma non possono o non vogliono sposarsi sacramentalmente, nuovamente sull’esempio delle unioni omosessuali, hanno elaborato e presentato le loro motivazioni. Essi dicono:
- Siamo convinti che la Chiesa continua sempre a evolvere e progredire nella conoscenza di Dio e in tal modo anche nella conoscenza dell’ordine che il creatore ha collocato nella sua creazione.
- Anche nelle scienze sono stati raggiunti, negli ultimi decenni, grandi progressi nella comprensione della sessualità umana che hanno effetto anche sulla comprensione teologica dell’omosessualità.
- La Chiesa dovrebbe riconoscere quando in una relazione vi è del bene, innanzitutto quando in essa vengono vissuti l’amore e la fedeltà, il sostegno vicendevole “nella buona e nella cattiva sorte”, la disponibilità “ad accogliere le debolezze e gli errori dell’altro”. La Chiesa ha il diritto di proclamare come dono di Dio questo bene obiettivo attraverso la benedizione. Il riconoscimento del bene in una relazione è una forma anche per parlare bene di Dio a queste persone.
- Auspichiamo pertanto che alle persone che vogliono vivere un legame di coppia, venga assicurata la protezione di Dio.
- Noi riteniamo queste persone capaci di orientare la loro vita secondo il messaggio di Dio e di crescere nella vita grazie alla fede.
Anche il Santo Padre si è più volte interessato a queste diverse motivazioni e al loro retroterra, principalmente dell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetita sull’amore nella famiglia (2016), dove, con grande intensità, Papa Francesco invita al discernimento pastorale:
«Per questo non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante […] Un soggetto, pur conoscendo bene la norma, può avere grande difficoltà nel comprendere valori insiti nella norma morale o si può trovare in condizioni concrete che non gli permettano di agire diversamente e di prendere altre decisioni senza una nuova colpa» (Amoris Laetitia nr. 301).
Certo, anche in Amoris laetitia il Santo Padre rifiuta l’equiparazione giuridica delle unioni omosessuali con il matrimonio. Ma alle Chiese locali, alle operatrici e agli operatori pastorali concede un ampio spazio di manovra per trattare le persone in situazioni così dette “irregolari”: «Si tratta di integrare tutti, si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia immeritata, incondizionata e gratuita» (Amoris laetitia nr. 297).
«È vero che le norme generali presentano un bene che non si deve mai disattendere né trascurare, ma nella loro formulazione non possono abbracciare assolutamente tutte le situazioni particolari» (Amoris laetitia nr. 304). Per questo ha forza l’idea che «siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle» (Amoris laetitia nr. 37).
Ciò che Papa Francesco afferma nel suo scritto Evangelii Gaudium (2013) sul sacramento dell’Eucarestia vale per tutti i sacramenti, anche per il matrimonio, e di certo tanto più anche per un sacramentale come la benedizione: essa «non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli» (Evangelii gaudium nr. 47).
A noi esseri umani, che siamo e rimaniamo deboli, ogni benedizione assicura la Grazia e l’aiuto di Dio. Benedire non ha perciò il significato di “legittimare, approvare, autorizzare”. Anche se siamo benedetti, tutti noi rimaniamo comunque esseri umani e peccatori e per il nostro percorso di vita abbiamo bisogno della Grazia di Dio che ci forma e ci costruisce. Questo principio fondamentale associa tutti gli esseri umani, anche coloro che invocano una benedizione per le loro relazioni che non sono state o non possono essere strette sacramentalmente.
Per quanto detto, vi prego di seguire nella nostra diocesi questa via per la quale mi sono deciso dopo un intenso processo di confronto su tale questione:
- Per le operatrici e gli operatori pastorali a pieno incarico mi aspetto, sulla base delle differenti posizioni e motivazioni favorevoli o contrarie alla benedizione delle coppie, che essi prendano per sé stessi una decisione accuratamente ponderata.
- Per me stesso come arcivescovo questa è la mia decisione: finché, riguardo alla benedizione delle coppie che non possono o non vogliono celebrare il sacramento del matrimonio, non venga presa dal Santo Padre alcuna altra decisione diversa da quella presentata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel marzo 2022, io non benedirò queste coppie. Come Conferenza Episcopale Tedesca facciamo di tutto per intensificare i colloqui con il Papa e i suoi collaboratori verso ulteriori chiarimenti. Il futuro prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, l’arcivescovo Victor Manuel Fernández, si è mostrato, per esempio, aperto alla possibilità di riflettere su una benedizione, a patto che questa si configuri in modo da evitare ogni confusione riguardo alla essenziale differenza rispetto al matrimonio fra uomo e donna, dal momento che non vi è nulla di paragonabile al matrimonio fra un uomo e una donna che sia in condizione di generare nuova vita in forza della differenza fra i sessi.
- Finché sulla questione della benedizione per coppie che non possono o non vogliono sposarsi sacramentalmente persiste lo status quo, io non procederò sul piano disciplinare contro operatrici o operatori pastorali che per motivi spirituali benediranno le coppie nelle loro specifiche situazioni personali dopo un colloquio pastorale volto alla formazione della coscienza e al discernimento.
- Mi aspetto che la decisione di operatrici o operatori pastorali a favore o contro una benedizione venga rispettata.
- Questa accoglienza rispettosa delle diverse posizioni comporta anche che le benedizioni non vengano strumentalizzate né politicamente né mediaticamente. Questo significa soprattutto non sfruttarle per dare di sé una presunta immagine migliore, in quanto persona che benedice o no, nella comunità, nelle commissioni ecclesiali, nella stampa, etc. Nel caso di queste benedizioni si tratta di un atto che trova la sua collocazione nel quadro confidenziale della cura pastorale personale.
- Ove, nell’ambito di una parrocchia, all’interno di un gruppo pastorale o di una istituzione ecclesiale vi siano divergenti posizioni o pratiche riguardo la benedizione delle coppie, mi aspetto da voi -soprattutto dai parroci come guide di una parrocchia- di rispettarle, in base allo spirito che ho descritto e ai limiti che ho tracciato. Se non doveste trovare alcuna soluzione condivisa, vi prego di coinvolgermi nella consultazione.
La via da me descritta è di tipo pastorale, non amministrativa o giuridica, per la quale mi sono deciso sulla base delle affermazioni dell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia.
Dal momento che vi sono motivazioni favorevoli e contrarie alla benedizione di coppie che si amano ma non possono o non vogliono sposarsi sacramentalmente, vorrei incoraggiarvi a riflettere sulla questione in modo differenziato e a decidere in modo responsabile.
Nella speranza che su questa strada riusciamo a mantenere l’unità nella diversità all’interno della nostra arcidiocesi, vi saluto e vi benedico di cuore.
Vostro Heiner Koch, Arcivescovo di Berlino
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[1] Responsum ad dubium della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla benedizione di legami fra persone dello stesso sesso, 22 febbraio 2021.
Testo originale: Paare Die Sich Lieben