L’Arcivescovo di Vienna Schönborn: “Una madre non rifiuterà mai una benedizione”
Intervista al cardinale Schönborn pubblicata sul portale del settimanale dell’Arcidiocesi di Vienna Der SONNTAG aus Wien & NÖ-Ost (Austria), il 24 Marzo 2021, liberamente tradotto da Antonio De Caro
Il 15 marzo una dichiarazione della Congregazione vaticana per la dottrina della fede ha provocato opinioni diverse e discussioni controverse. (La dichiarazione) Nega la possibilità, da parte della Chiesa (cattolica), di benedire le coppie dello stesso sesso. Anche se questo sottolinea (il documento), non costituisce un giudizio sulla persona. Papa Francesco ha dato il suo assenso alla dichiarazione.
Nella Chiesa austriaca da allora ci sono state molte reazioni critiche da parte di fedeli, teologi e organizzazioni. Alcune parrocchie dell’arcidiocesi di Vienna hanno dichiarato la loro solidarietà alle persone omosessuali, alcuni operatori pastorali hanno respinto pubblicamente la dichiarazione del Vaticano.
La redazione di SONNTAG (ndr il settimanale dell’arcidiocesi di Vienna, Austria) ha inoltrato al cardinale Christoph Schönborn questa lettera invitagli da un lettore per fargli delle domande e discuterne:
“Tutte le persone sono uguali davanti a Dio. Gesù trattava tutte le persone allo stesso modo. Anche mio figlio è gay e felicemente sposato, è stato un ministrante e un devoto cristiano per molti anni. Ancora una volta sono profondamente deluso dalla Chiesa Cattolica. Non ci si dovrebbe sorprendere quando molte persone dicono: “Ho un buon rapporto con Dio, ma ho grossi problemi con la Chiesa”. Sono curioso di sapere quale sarà la vostra reazione”.
Abbiamo chiesto al nostro Arcivescovo di Vienna: Cardinale Schönborn, cosa dice a questo padre preoccupato e a questa famiglia evidentemente religiosa?
Il Cardinale Christoph Schönborn: da un’osservazione molto semplice: molte madri benedicono i loro figli. Mia madre lo fa ancora oggi. Non me ne vado di casa senza che lei mi benedica. Una madre non rifiuterà la benedizione anche se suo figlio o sua figlia hanno vite problematiche. Al contrario. Ed è esattamente lo stesso nel caso di questa lettera all’editore, quando il figlio rivela che si sente omosessuale e capace di amare come omosessuale. I genitori, specialmente se sono credenti, non rifiuteranno di dare a questo figlio o figlia la loro benedizione.
Non sono stato contento di questa dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede. Per questo semplice motivo: il messaggio che ha attraversato i media di tutto il mondo è stato solo un “No”. Un “No” alla benedizione; e questo è qualcosa che ferisce intimamente molte persone, come se percepissero e dicessero: “Madre, non hai nessuna benedizione per me? Anch’io sono tuo figlio”.
La Chiesa è, come si dice tradizionalmente, Mater et Magistra, madre e maestra. Deve insegnare, ma prima di tutto è una madre. E molte persone omosessuali sono particolarmente sensibili a questa domanda: “La Chiesa è una madre per noi?” E rimangono figli di Dio. E vogliono anche vedere la Chiesa come una madre ed è per questo che questa dichiarazione ha colpito molti in modo particolarmente doloroso, perché hanno la sensazione di essere rifiutati dalla Chiesa.
Non è emerso affatto che anche dietro questa problematica dichiarazione romana possa esserci una valenza positiva: vale a dire, l’alta considerazione per il matrimonio sacramentale, che è diventato quasi una rarità nel mondo di oggi. Ma che è qualcosa di grande e santo, l’alleanza di un uomo e di una donna. Un legame per la vita, promesso e fatto davanti a Dio, che può poi generare anche dei figli che vengono percepiti come un dono di Dio.
Pertanto, la preoccupazione legittima della Congregazione per la Dottrina della Fede è che una cerimonia di benedizione non crei l’impressione che si stia stipulando un matrimonio sacramentale.
Ma questo “sì” alla famiglia non deve essere detto come un “no” a tutte le altre forme. La Chiesa si è da tempo abituata – è stato un processo lungo e doloroso – che non è l’unica voce che ha una parola da dire sulle relazioni. Dal XIX secolo lo Stato si è ripreso la sovranità della Chiesa sul matrimonio, ed è naturale per noi – anche per la Chiesa – che ci si sposa prima civilmente prima di sposarsi in Chiesa. Eppure la concezione civile del matrimonio come contratto è fondamentalmente diversa dalla concezione del matrimonio sacramentale. Ci conviviamo da molto tempo.
La questione se si possono benedire le coppie dello stesso sesso appartiene alla stessa categoria della domanda se ciò sia possibile per le persone risposate o per le unioni senza licenza di matrimonio. E qui la mia risposta è relativamente semplice:
Se la richiesta della benedizione non è uno spettacolo, quindi non è solo una sorta di rito esteriore, se la richiesta della benedizione è onesta, è proprio la richiesta della benedizione di Dio per il percorso di vita che due persone, in qualsiasi condizione si trovino, tentano di fare, allora questa benedizione non sarà loro negata.
Anche se, come prete o vescovo, devo dire: ‘Non hai realizzato tutto l’ideale. Ma è importante che voi viviate il vostro cammino sulla base delle virtù umane, senza le quali nessuna relazione può riuscire’. E questo merita una benedizione. Se la giusta forma di espressione per questo è una cerimonia di benedizione della Chiesa, bisogna pensarci attentamente.
Testo originale: Interview mit Kardinal Schönborn Eine Mutter wird den Segen nicht verweigern