Lasciamo che le coppie gay e lesbiche accompagnino i fidanzati cattolici che si preparano al matrimonio
Articolo di Cristina Traina (Northwestern University, USA) pubblicato sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 16 Aprile 2020, liberamente tradotto da Angelica Mancini
I partner cattolici dello stesso sesso potrebbero essere una guida ideale per i programmi Pre-Cana (corsi per coppie che si preparano al matrimonio cattolico) organizzati nella Chiesa Cattolica negli USA per le coppie di fidanzati etero. Perché? Come ha scritto di recente la studiosa di storia Stephanie Coontz sul The New York Times, “molte coppie eterosessuali vivrebbero matrimoni più felici e appaganti se prendessero qualche lezione dalle loro controparti omosessuali”.
Come illustra Stephanie Coontz, “condividere le faccende domestiche è diventata una componente sempre più importante della stabilità coniugale, e la mancanza di condivisione un indicatore sempre più potente di conflitto”. Le coppie eterosessuali tendono a non dividere equamente le faccende tanto quanto le coppie gay e lesbiche.
A quanto pare i ruoli di genere della metà del ventesimo secolo continuano a seguire le persone etero nel matrimonio – se non subito, ma quando arrivano i figli. La psicologa Darcy Lockman cita alcuni dati recenti che mostrano che nei matrimoni eterosessuali sia gli uomini che le donne percepiscono che il carico della cura della casa e dei figli è distribuito correttamente se il marito fa la metà di quello che fa la moglie.
Non sorprende, fa notare la Coontz, che le donne nei matrimoni eterosessuali rappresentino il gruppo più stressato fra tutte le persone sposate, e che lo stress sia in correlazione con le relazioni mediocri. Ad esempio, il 41% delle donne che lava sempre i piatti afferma che il proprio matrimonio è in crisi.
Invece, le coppie dello stesso sesso non scivolano nei ruoli stereotipati di genere riguardanti i lavori domestici e la cura dei bambini perché non ne hanno la possibilità. La distinzione tra i compiti “maschili” e “femminili” non ha alcun senso. I loro figli crescono vedendo cambiare l’olio della macchina o il fare il bucato come compiti ugualmente femminili, o preparare la cena e riparare il tosaerba come lavori ugualmente maschili.
È interessante vedere che le coppie dello stesso sesso hanno maggiori probabilità di dividere compiti particolari, piuttosto che scivolare nella routine e passano più tempo di qualità con i propri figli rispetto ai genitori etero.
Forse è più sorprendente l’osservazione che le coppie dello stesso sesso gestiscono diversamente i conflitti rispetto alle coppie eterosessuali. Come scrive la Coontz:
“John Gottman e Robert Levenson hanno scoperto che i gay e le lesbiche che affrontano un disaccordo con il proprio partner lo fanno in modi meno belligeranti, prepotenti e ansiosi rispetto alle persone di sesso diverso… Le coppie dello stesso sesso mostrano più affetto e umorismo nell’affrontare i litigi, sono meno agitati e ritrovano la calma dopo il confronto più velocemente rispetto alle coppie di sesso diverso”.
“Anche nelle interazioni ordinarie di tutti i giorni, le unioni composte da persone dello stesso sesso ricorrono a metodi più positivi per influenzare il partner… rispetto alle persone di sesso diverso in una relazione, offrendo incoraggiamenti ed elogi piuttosto che critiche, prediche o il ricorso al senso di colpa”.
Perché le coppie omosessuali negli studi adottano questo stile più sano di gestione dei conflitti? “Forse perché non si portano dietro la stessa storia di disuguaglianze di potere”, suggerisce la Coontz.
Certo, la Chiesa Cattolica insegna che le storiche disuguaglianze di potere del sessismo sono negative. Nella sua lettera sul matrimonio, Papa Francesco si rammarica per “gli eccessi delle culture patriarcali”, celebrando invece “l’uguale dignità di uomini e donne”. Anche Papa Giovanni Paolo II aveva insistito sull’uguaglianza di genere nel matrimonio. Ma le ricerche di Stephanie Coontz suggeriscono che l’insistenza dei Papi sui differenti “carismi” della “mascolinità” e della “femminilità” potrebbe sabotare il loro sostegno ufficiale all’uguaglianza, e che le coppie dello stesso sesso possono mostrarci la via.
La Coontz tuttavia lascia alcune domande in sospeso. Ad esempio, perché i figli delle coppie gay ricevono 20 minuti di attenzioni in più al giorno rispetto ai figli delle coppie lesbiche? Può essere spiegato con la maggiore retribuzione (che può tradursi in meno ore di lavoro) di cui continuano a godere gli uomini rispetto alle donne? È evidente che l’iniqua considerazione di uomini e donne nel mondo ha un impatto anche nelle famiglie gay e lesbiche.
Ma ciò non toglie verità alle considerazioni più ampie: in generale, il matrimonio eterosessuale continua a trascinare il peso di abitudini personali distruttive e di disuguaglianze sociali che si rafforzano a vicenda – conosciute anche come peccato. Se la Chiesa Cattolica vuole sinceramente dei matrimoni che siano equi e di rispetto reciproco, le coppie di persone dello stesso sesso sono l’esempio più coerente che ci sia. Cosa ne pensate, direttori del programma Pre-Cana?
E ciò non toglie una certa ironia. Se la Chiesa cattolica vuole spezzare la morsa che il sessismo e l’ingiustizia hanno ancora oggi sul matrimonio eterosessuale, la comunità LGBTQ è pronta con un modello che si avvicina all’ideale di Papa Giovanni Paolo II e di Papa Francesco, più di quanto si possa dire nei matrimoni eterosessuali.
Eppure alle coppie gay e lesbiche viene detto che vivono nel peccato e viene negato il sacramento del matrimonio. Cosa ne pensa Papa Francesco?
Testo originale: Let’s Have Gay and Lesbian Couples Lead Catholic Pre-Cana Programs