Lasciare tutto per la perla preziosa (Matteo 13:44-46)
Riflessioni di Carlos Osma pubblicate sul suo blog Homoprotestantes (Spagna) il 13 agosto 2019, liberamente tradotte da Chiara Benelli
Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. (Matteo 13:44-46)
Negli ultimi giorni, alcune persone hanno fatto risuonare in me questa breve parabola, proprio come le perle che vi vengono menzionate. “Risuonare in me” sembra profonda e reboante come espressione, forse è meglio dire che me l’hanno piantata davanti agli occhi, così da gridarmi: “Lo vedi? L’importante è comprare la perla!”.
Come prima risposta, ho provato indifferenza, anzi proprio sdegno, perché di solito uno preferisce esser portato alla riflessione da parabole vere, tipo quella del figliol prodigo o del buon samaritano: parabole con buoni e cattivi, trame interessanti e finali lieti. A poco a poco, però, questa perla trovata per puro caso si è insinuata sempre di più in me, fino al punto di spararmi a bruciapelo una domanda: “Per quale perla lasceresti tutte le altre?”.
Se potessimo confrontare il mercante con uomo o una donna d’affari del giorno d’oggi, e nello specifico con quei pochi che fanno fortuna con onestà e intelligenza, valorizzando il proprio lavoro e il proprio istinto – sono pochi, ma ci sono -, la parabola non sarebbe affatto provocatoria. Anche le associazioni cristiane di uomini e donne d’affari LGBTIQ la porterebbero ad esempio nelle riunioni annuali, e le associazioni delle famiglie evangeliche LGBTIQ se ne servirebbero per incoraggiare le proprie figlie e i propri figli e renderli persone di successo.
Ma purtroppo, per quanto ne so, queste associazioni non esistono – ben vengano! – e inoltre, cosa ancora più importante per comprendere la parabola: nella Bibbia, i mercanti hanno una pessima reputazione. Quindi, se vogliamo che questa ci porti a riflettere, dobbiamo vedere nel protagonista una persona poco raccomandabile. Non ci vogliono cinque lauree magistrali in teologia biblica per sapere che gli ebrei che facevano affari, specie se con gli stranieri, con persone non ebree, venivano visti con diffidenza. Il vangelo di Tommaso, più o meno coevo a quello di Matteo, chiarisce quanto dico quando afferma che “acquirenti e mercanti non entreranno nei luoghi del Padre mio”. (loghion 64)
Pertanto, il messaggio della parabola sarebbe che il Regno dei Cieli assomiglia a una persona poco raccomandabile, che non può entrare nei luoghi del Padre mio. È per questo motivo che, per i cristiani LGBTIQ, ormai stufi di sentirsi dire che non sono i benvenuti nei luoghi sacri, questa parabola può risultare poco allettante. Vorremmo sentire qualcosa di più inclusivo, amorevole ed empatico. Ma le parabole di Gesù sono così, e questa ci invita a mettere da parte tutti i nostri discorsi di giustizia, il desiderio di accettazione, gli sforzi titanici per apparire perfetti cristiani, e a identificarci invece con un personaggio abietto.
E ci dà davvero molto fastidio, perché così facendo, ci tocca ammettere che anche in noi stessi c’è una parte del mercante e dell’acquirente, e che non siamo l’immagine perfetta che cerchiamo di mostrare per essere degni dei luoghi del Padre mio. E poi, ci convinciamo che forse il messaggio che vuol dare questa parabola è che il Regno dei Cieli è per persone reali, che non si sforzano di apparire diverse, che non sprecano le loro energie per essere accettate dagli altri, ma che al contrario si accettano così, con pregi e difetti, con gli errori che hanno commesso, ma anche i successi ottenuti, con i fallimenti passati e l’amore di cui sono capaci. Persone che non oserebbero mai portare se stesse come esempio di ciò che è il Regno dei Cieli.
Ma, rileggendola, credo di aver commesso l’errore di identificare il Regno dei Cieli con il personaggio, e non invece con le sue azioni. In altre parole, mi sono fermato all’etichetta di poco raccomandabile, dimenticando che, forse, nel suo comportamento potrebbe esserci la chiave di ciò che voleva trasmettere Gesù.
Il nostro mercante cercava perle preziose, gioielli che la maggior parte della popolazione non sapeva nemmeno che aspetto avessero, di grande valore, anche più preziose dei rubini. Non era quindi un piccolo mercante, ma una persona abituata a varcare i confini in cerca di perle pregiate. Il Regno dei Cieli sarebbe quindi simile a quei movimenti, a quell’attraversamento dei confini, a quell’ostinata ricerca di un tesoro fino alla sua scoperta.
La verità è che, se il Regno è davvero questo, se è questo che ci viene chiesto, facendo un bilancio generale, le persone LGBTIQ possono davvero star tranquille. Abbiamo varcato i confini come nessun altro, e tra le pietre che ci sono state lanciate nel frattempo abbiamo saputo selezionare le perle più belle per farne una collana. Collana che, per molti, vanno contro gli ideali del Regno: “Che le donne si adornino d’abito convenevole, con verecondia e modestia: non di trecce d’oro o di perle o di vesti sontuose” (1 Timoteo 2;9 ), ma che per Gesù sono la dimostrazione che siamo arrivati a lui.
L’errore fondamentale della mia interpretazione, però, sta nel fatto che quanto detto finora non fa riflettere, o quantomeno non ci pone di fronte all’imperativo assoluto di prendere una decisione trascendentale. È semplice chiacchiericcio, di cui servirci per far dire alla parabola esattamente quello che vogliamo sentirci dire: vi sono costate molto, ma le avete ottenute, ora avete le perle, vi ci siete persino fatti una collana, siete felici, non avete bisogno di nient’altro.
Ed è allora che alcune persone che incontri ti costringono a prendere in considerazione l’ultima frase, quella che mette davvero in difficoltà: “trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”. Un mercante rinuncia a tutto per una sola perla, ai suoi averi, addirittura alla sua identità, e questo perché il suo desiderio definitivo non sembra essere quello di rivendere la perla, ma la perla stessa. Ha trovato la cosa più preziosa di tutte, più di tutto il resto, e quindi non esita un istante a lasciarsi alle spalle tutto quello che possiede pur di ottenerla.
Secondo la parabola, il Regno non sta tanto nella perla preziosa, quanto piuttosto nell’azione del mercante, è quella che ci mostra il Regno. E chi dice di volerlo costruire, deve in tutti i modi chiedere a se stesso se saprebbe riconoscere la pietra più preziosa di tutte, e se per questa sarebbe disposto a rischiare tutto. Cos’è davvero prezioso? Siamo disposti a giocarci tutto pur di ottenerlo? Stiamo costruendo il Regno?
Noemi si è occupata della questione dell’inclusività delle persone LGBTIQ nella Chiesa, ma la sua Chiesa ha deciso che l’inclusione non era una priorità. Avrebbe potuto far finta di nulla, e continuare a godersi le perle che la posizione che ricopriva le metteva a disposizione, ma ha deciso di andarsene, di mettersi in gioco con un gruppo di donne trans che vivevano in condizioni di emarginazione. Sono loro le sue perle preziose.
Sergio è il primo pastore apertamente gay della sua Chiesa: poteva nasconderlo – come fanno in tanti – per risparmiarsi più di un problema, ma dice di sentirsi un po’ come un cuneo che, nella Chiesa, tiene aperto uno spiraglio da dove altre persone LGBTIQ possono entrare senza bisogno di mentire. Non ha dubbi, è questa la sua perla preziosa.
Andrés era un prete molto apprezzato e anche non dichiarato, avrebbe avuto a sua disposizione tutte le pietre preziose che voleva: riconoscimenti, posizioni… Ma la dignità e l’onestà verso se stesso e gli altri sono la sua perla più preziosa. Così ha abbandonato tutto, ed è andato alla sua ricerca.
Julia ha abbandonato non solo la sua identità di uomo, ma anche la possibilità di diventare sacerdote. Qualche giorno fa, mentre prendevamo un caffè, mi ha chiesto se nella Chiesa protestante una donna trans potesse servire gli altri senza subire discriminazioni. Sa cos’è l’esclusione meglio di chiunque altro, ma è anche certa che il servizio agli altri è per lei la perla più preziosa.
Queste e molte altre persone mi hanno mostrato la parabola in una luce nuova rispetto a come l’avevo intesa prima. Desideriamo e speriamo di collaborare alla costruzione del Regno, o almeno di questo siamo convinti. Ma a tal proposito, prima è necessario essere chiari su cosa dovremmo fare, chiedendo a noi stessi cosa è veramente prezioso.
E quando abbiamo la risposta – che il più delle volte è già chiara fin dall’inizio -, allora dobbiamo valutare se siamo disposti a farlo, a lasciare tutto per la perla. Questo è il messaggio della parabola, che il Regno è abbandonare quel che ci sembra prezioso, tutto ciò che abbiamo e che ci dà sicurezza, per qualcosa che può anche sembrare immorale a qualcuno, ma che per noi rappresenta in assoluto la cosa più preziosa.
Mi trovo di fronte a questa scelta, e immagino che molti altri lettori stiano vivendo questa stessa situazione, cercando di capire se vale la pena rinunciare a tutto per la perla più preziosa in assoluto. Decisione difficile.
Testo originale: Todo por la perla