L’Azione Cattolica di Piacenza s’interroga sulle nuove sfide della pastorale degli adulti
Articolo di Riccardo Tonna pubblicato sul ilnuovogiornale.it, sito del settimanale della diocesi di Piacenza-Bobbio il 24 febbraio 2022
Quali percorsi si possono tracciare per una pastorale destinata agli adulti oggi, tenendo conto del loro vissuto e delle difficoltà che in esso incontrano? È stata la domanda che ha fatto da filo conduttore alla tavola rotonda a più voci, del 21 febbraio, al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza, inserita nel percorso “Focus Chiesa Adulti”, organizzato dall’Azione Cattolica insieme al Coordinamento degli Uffici pastorali della diocesi.
La serata, coordinata da Pierpaolo Triani, docente ordinario di pedagogia alla Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, ha puntato lo sguardo sugli adulti: quelli che non ci sono più nella comunità ecclesiale, o sono poco presenti. Un incontro caratterizzato dalla voce di tre donne: Itala, Carola e Chiara che hanno raccontato le loro esperienze.
Incontrare le fragilità
Il tema della serata – “Per un cristiano desiderabile: aprire porte, tracciare strade” – è stato affrontato subito da Itala, da sempre impegnata in un lavoro di servizi alla persona riferito ad anziani, disabili e giovani con dipendenze, che ha sottolineato l’importanza di mettersi in gioco personalmente. “Non sono sufficienti – ha detto – i protocolli che si usano normalmente per rapportarsi al punto chiave della fragilità di una persona”.
Lavorando in diversi gruppi di aiuto, Itala ha chiesto alle persone cosa si aspettassero dalla Chiesa ed ha riconosciuto che molti non sanno neanche cosa chiedere perché chiusi nelle loro sofferenze. È emersa quindi l’urgenza, da parte della comunità ecclesiale, di avere più coraggio nell’ascoltare il dolore delle persone creando relazioni autentiche. È indispensabile, per Itala, l’azione della visita, cioè andare a trovare le persone, andare nelle famiglie. “Spesso – ha precisato – non si sa come fare… È senz’altro un problema di competenza, non si improvvisa, ma quante visite mancate, quanti incontri che si sono persi…”.
Il Gruppo di spiritualità “Galilea”
A Carola, portavoce del Gruppo di spiritualità “Galilea”, è toccata la seconda testimonianza. Il gruppo, che fa riferimento alla rete del progetto Gionata, è un insieme di cristiani LGBT, nato per pregare e condividere esperienze di vita e di fede alla luce della Parola di Dio. Ci chiamiamo Gruppo Galilea perché ispirati dalla frase del Vangelo di Matteo 28 dove Gesù dice: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno». Ci incontriamo la seconda e la quarta domenica di ogni mese accompagnati dai presbiteri don Paolo Cignatta e don Umberto Ferdenzi”.
Il gruppo, nato l’8 dicembre 2019, esprime le condizioni esistenziali delle persone LGBT che condividono la fede cristiana. “Ho vissuto nella Chiesa una grossa crisi di esclusione – ha affermato Carola -, ma in questo gruppo ho ritrovato maggiore serenità. Ci incontriamo a partire dai nostri vissuti, confrontandoci con la Parola di Dio. Il nostro sogno è quello di non ritrovarci in un gruppo particolare, ma di sentirci maggiormente parte della Chiesa. Proprio ieri abbiamo fatto una riflessione su Esodo 5, in cui si parla della tenda del convegno. La nostra sensazione è di sentirci una piccola tenda; l’obiettivo è dare vita a un luogo senza porte, dove si possono allargare i paletti e tutti si sentano amati. Ci chiamiamo «Galilea» proprio per indicare una terra di frontiera con la funzione di ponte, anche per i genitori delle persone omosessuali, in modo che nessuno si senta solo”.
Le famiglie insieme
“Siamo un gruppo famiglie, nato del 2014 dall’ex equipe diocesana ACR di quel periodo – ha affermato Chiara -. Siamo ormai tutti sposati, con figli piccoli, e abbiamo sentito il bisogno di ritrovarci insieme perché avvertivamo come una mancanza”. Così è nato il Gruppo Famiglie, ancora senza un nome preciso.
“Abbiamo pensato di chiamarci «Adulti in cerca di un nome” ma anche «Fratelli cercatori». Nella nostra condizione di genitori giovani ci siamo sentiti un po’ tagliati fuori dai ritmi ordinari delle realtà parrocchiali. Così è nato il desiderio di unire le forze per sostenerci nel cammino di fede. Abbiamo cominciato a darci degli appuntamenti costanti durante l’anno e abbiamo scelto di condividere vacanze comunitarie; è una bella esperienza per noi e i nostri figli. Il percorso è stato un po’ interrotto dalla pandemia e ora stiamo riprendendo con convinzione”.
Dopo le tre esperienze altri interventi da parte dei partecipanti hanno permesso di arricchire ulteriormente lo scenario, di mostrare ulteriori esperienze in atto, di sottolineare altre attenzioni. Al termine delle testimonianze il prof. Triani ha sottolineato come la serata abbia permesso di cogliere il desiderio di ascolto e di incontro con la Parola che abita il cuore delle persone e come le varie fragilità delle persone invitano ad andare all’essenziale dell’esperienza evangelica. E se il cristianesimo oggi è minoritario sul piano sociale, non viene meno la forza della Buona Novella che può generare un maggior coinvolgimento degli adulti.