Le chiese cristiane davanti al peccato dell’omofobia
Articolo di Alejandro Massa Varela* pubblicato sul sito Pijama Surf il 12 febbraio 2022, liberamente tradotto da Sara Pasini
In questo articolo presenterò i punti di vista delle varie Chiese, cattoliche e protestanti (sull’omofobia), sottoponendole a un esercizio di confronto.
Per introdurre l’argomento, ho deciso di iniziare con alcune definizioni volutamente scientifiche e non religiose, per poi entrare nel tema del loro rapporto con il cristianesimo e la concezione di peccato.
Nel caso in cui qualcuno non abbia familiarità con il termine, l’omofobia è quell’avversione, priva di giustificazioni secondarie, nei confronti di persone o comportamenti omosessuali e bisessuali, che può sfociare in azioni e gesti discriminatori o aggressivi sia nell’immediato che per periodi più lunghi.
Una forte omofobia ha quindi molte componenti patologiche. Comporta pensieri e comportamenti ossessivi, spesso quasi di natura borderline, ossia di natura impulsiva, che espongono sia la persona omofoba sia chi le sta intorno a situazioni di pericolo. Rivela inoltre una mancanza di intelligenza emotiva, di adattabilità, e una forte frustrazione.
Alcune confessioni cristiane sono particolarmente avverse all’attivismo LGBT+ o ai rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. Questa enfasi varia a seconda delle comunità, ma c’è un rifiuto diffuso, ad esempio, tra l’evangelicalismo pentecostale, le Chiese battiste, gli avventisti, gli ortodossi e i gruppi con dottrine singolari come i mormoni e i testimoni di Geova.
Il caso più eclatante è quello della Chiesa Battista di Westboro, negli Stati Uniti, una Chiesa estremamente omofoba, biblicamente fondamentalista e con un’idea precisa di nucleo familiare, che addita gli incidenti aerei o le diagnosi di cancro come punizioni inflitte alla società da un Dio irato a causa delle persone omosessuali. È infatti famosa per i suoi picchettaggi muniti di striscioni con frasi come “Dio odia i froci”, “Un aereo si schianta, Dio ride”, “La sodomia dovrebbe essere punita con la morte” o “Grazie a Dio per l’AIDS”.
La maggior parte delle Chiese vieta gli atti omosessuali e il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma in genere condanna anche l’omofobia (con alcune eccezioni). Secondo il loro punto di vista, tutti gli esseri umani meritano rispetto e di essere valorizzati nella loro integrità. L’ira è uno dei sette peccati capitali, ed è una contraddizione ritenersi cristiani e allo stesso tempo perseverare nell’odio. Così, Chiese come quella cattolica romana, pur non accettando la sessualità delle persone omosessuali, in quanto si svolge al di fuori dei confini della vita matrimoniale sacramentale, considerano un peccato discriminare queste persone nella loro vita sociale e familiare, e peggio ancora infliggere loro aggressioni, sia verbali che fisiche.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (parte terza, sezione seconda, capitolo secondo, articolo 6, paragrafo 2357), pur continuando a sostenere che gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati, sottolinea una chiara differenza tra una persona nata omosessuale, la cui condizione non può cambiare, e gli atti sessuali tra lesbiche o gay, non consentiti.
Da questo punto di vista, essere omosessuali non è di per sé un peccato, così come nemmeno mantenere dei rapporti omosessuali casti o amichevoli. Le persone omosessuali meritano una rete di sostegno familiare, pastorale e psicologica. Dio non giudica le persone che sono attratte dal proprio stesso sesso, non essendo in grado di cambiare la loro condizione, che è parte della loro identità. Pertanto, la Chiesa Cattolica non li esclude dai sacramenti, purché mantengano una vita celibe.
Vale anche la pena notare che alcune conferenze episcopali nazionali, gruppi di minoranza e teologi alternativi all’interno del cattolicesimo sono favorevoli a una revisione della morale sessuale della Chiesa, così come dello scopo della vita di coppia e dell’ordine sacro, per rispondere alle esperienze e ai problemi di una società cristiana in evoluzione. Vanno segnalati alcuni esponenti di questa teologia critica, come il vescovo emerito Raúl Vera e il filosofo Gianni Vattimo, o alcune conferenze episcopali, come quelle del Belgio e della Germania.
Sebbene in numero minore, esistono anche Chiese che non considerano la sessualità gay o lesbica un peccato di per sé. Alcune ammettono addirittura il matrimonio o la benedizione di coppie dello stesso sesso. Ad esempio, la Chiesa Episcopale degli Stati Uniti d’America, una provincia della Comunione Anglicana, non solo ha accettato il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma nel 2004 ha ordinato vescovo della diocesi del New Hampshire un uomo pubblicamente gay con un partner, Gene Robinson.
Anche la maggior parte delle Chiese nazionali della Comunione Luterana, in Paesi come l’Islanda, la Danimarca e la Norvegia, insieme ad alcune Chiese presbiteriane, evangeliche o ecumeniche, hanno modificato la loro definizione di matrimonio per includere le coppie dello stesso sesso. A livello internazionale, la prima donna apertamente lesbica a diventare vescova è stata la teologa Eva Brunne della Chiesa Luterana di Svezia, assegnata alla diocesi di Stoccolma.
In generale, è vero che l’intimità erotica tra coppie dello stesso sesso e il travestitismo sono pratiche vietate o censurate esplicitamente da alcuni passi della Bibbia, soprattutto nei libri della tradizione deuteronomistica e in alcune lettere paoline (senza alcun accenno a relazioni lesbiche, va detto). Per lo stesso motivo, la maggior parte delle Chiese non accetta né le relazioni tra persone dello stesso sesso, né i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Tuttavia, alcuni teologi e le denominazioni cristiane minoritarie sopra menzionate ritengono che le dichiarazioni contro l’omosessualità nella Bibbia facciano riferimento più che altro alle nozioni culturali dell’epoca in cui è stata scritta, e non debbano essere applicate all’intera vita sentimentale odierna di persone omosessuali. Poiché oggi abbiamo una comprensione più approfondita del fenomeno, essi suggeriscono una rilettura attenta, alla luce dell’intero corpus biblico, in particolare del Vangelo, e dei fatti psicologici implicati.
Tornando alle questioni scientifiche, nonostante l’obiezione di alcuni gruppi religiosi e politici, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, così come le associazioni psichiatriche e psicologiche a livello internazionale e nella maggior parte dei Paesi, non considerano più le persone omosessuali come soggetti patologici a prescindere (come invece accadeva fino all’inizio del XX secolo). Sebbene questo orientamento sessuale sia considerato un fenomeno psicologico atipico, il loro comportamento sessuale non è, in quanto tale, una causa di disagio mentale; quindi, non esiste una malattia, dal momento che non esiste una patologia mentale se una condizione, di per sé, non causa disagio.
Questo, ovviamente, a meno che non ci sia un fattore aggiunto, ad esempio che una persona abbia queste tendenze a causa di un trauma, o che viva il suo orientamento omosessuale come una maledizione, a causa di vari fattori.
Il fatto è che l’attrazione per lo stesso sesso è una condizione multifattoriale, la cui espressione ed esperienza varia da persona a persona, e che non ha caratteristiche assolute. I comportamenti omosessuali, come i comportamenti atipici in generale, possono essere dovuti a una serie di cause ormonali, neurofisiologiche, genetiche, embriologiche, psicologiche, ambientali, ecc. È un fenomeno presente anche in altri animali genericamente binari.
Qualunque sia la vostra opinione sulla vita privata di gay, lesbiche e bisessuali, come l’autore di questo saggio, o sull’attivismo e le persone LGBT+, che siate favorevoli o contrari, qualunque siano le vostre convinzioni in merito, è un dato di fatto che l’omofobia ha caratteristiche dannose, e che l’estremismo può portare alla violenza; quindi, può ricollegarsi alla nozione di peccato, per le ragioni sopra esposte.
A mio avviso, è un errore grossolano opporsi a rapporti consensuali tra due donne o due uomini adulti che non coinvolgano terzi; peggio ancora, punirli socialmente o penalmente, come avviene ancora in diverse nazioni del mondo (circa settanta), anche con la pena di morte (tredici, fino a un paio di anni fa).
È innegabile che molte Chiese abbiano posizioni negligenti o riluttanti nei confronti dell’omosessualità. Per negligenza intendo dire che ignorano o negano le prove psicologiche, biologiche e sociologiche molto chiare sulla vita che persone omosessuali conducono e sull’origine delle loro tendenze. In ogni caso, è comprensibile che le comunità cristiane abbiano una loro dottrina morale e una loro visione della sessualità umana, ma non vedo molto senso nell’evitare un’analisi più profonda che coinvolga le verità di fede e ciò che sappiamo oggi sull’omosessualità.
* Alejandro Massa Varela (1989) è poeta, saggista e drammaturgo, oltre che storico di formazione. Tra le sue opere ricordiamo il libro El Ser Creado o Ejercicios sobre mística y hedonismo, con un prologo del filosofo Mauricio Beuchot; la raccolta di poesie El Aroma del dardo o Poemas para un shunga de la fantasía e le opere teatrali Bastedad o ¿Quién llegó a devorar a Jacob? (2015) e El cuerpo del Sol o Diálogo para enamorar al Infierno (2018). La sua poesia è stata premiata con diversi riconoscimenti in Messico, Spagna, Uruguay e Finlandia. Attualmente è direttore dell’Asociación de Estudios Revolución y Serenidad. Canale YouTube: Asociación de Estudios Revolución y Serenidad
Testo originale: El pecado de la homofobia: la perspectiva de distintas iglesias de orientación cristiana