Le Comunità Cristiane di Base dicono No all’interferenza della CEI sul ddl Zan
Comunicato delle Comunità Cristiane di Base (CdB) italiane del 2 maggio 2021
Le Comunità cristiane di base italiane, riunite in modalità online – causa pandemia – per il loro Seminario nazionale, esprimono il loro turbamento e il loro dissenso per la presa di posizione della Presidenza della Conferenza episcopale italiana contro il ddl Zan.
Il comunicato della CEI ci indigna come cittadini, che vedono ancora una volta un’ingerenza dell’Episcopato italiano nell’approvazione di leggi di uno Stato laico, nei lavori del Parlamento, ora chiamato ad esprimersi sul ddl Zan, che prevede misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Ma ancor più il comunicato ci indigna come credenti.
La preoccupazione della CEI si concentra sul contrasto alla “violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere”. Sarebbe questo in punto critico della legge, secondo la CEI: dove si parla di contrasto alla violenza che colpisce omosessuali e trans, perché favorirebbe “l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna” e “l’unicità della famiglia, costituita dall’unione dell’uomo e della donna”.
Della sofferenza inflitta dalla Chiesa gerarchica nei secoli a omosessuali e trans non se ne parla: la Gerarchia non ha bisogno di fare nessuna autocritica, può invece mettersi in cattedra a spiegare e ribadire la dottrina.
Se ci sono persone che si innamorano di altre che hanno il loro stesso sesso, persone che non si identificano con il genere registrato alla nascita, che vivono una vita di solitudine, angoscia, derise, discriminate, vittime di violenza, a volte spinte al suicidio, la Chiesa è pronta ad accoglierle, purché non scombinino la dottrina.
Se questo significa per loro mutilarsi di una parte di sé, negare la propria identità, impedirsi di raggiungere la felicità con la persona che amano, pazienza, purché la dottrina sia salva! E per salvare la dottrina si arriva a contrastare una legge che vuole difenderle dalla discriminazione e dalla violenza.
Questo ci indigna profondamente come credenti e come seguaci di quel Gesù di Nazareth, che tra dottrina e persona umana ha sempre saputo da che parte mettersi e che ci ha chiesto di portare la sua Buona Novella agli scartati e alle scartate, non un messaggio che li inchioda all’infelicità.
Quanto alla difesa della famiglia tradizionale e del modello unico di famiglia, come può una coppia gay, che si ama e che si sente famiglia, costituire un problema per la famiglia tradizionale? La famiglia tradizionale va sì difesa, ma dalla crisi in atto, che nessuno vuole e di cui non è certo responsabile la comunità LGBT. È altro l’aiuto che serve da parte della Chiesa, non certo il contrasto ad una legge, come il ddl Zan, che della famiglia non si occupa affatto.
Esprimiamo, dunque, il nostro aperto dissenso, come cittadini e come cristiani, contro la posizione della CEI.
Naturalmente, sia nel Parlamento che nel Paese ogni persona può – in scienza e coscienza – valutare come meglio ritiene il ddl Zan. Le Cdb, da parte loro, invitano a sostenerlo, perché esso rappresenta uno strumento per la difesa delle persone LGBT e della loro dignità. Il documento della CEI, mentre accusa il ddl Zan di favorire l’“intolleranza”, è di fatto, al di là delle parole formali di rispetto espresse verso le persone LGBT, esso stesso discriminatorio verso quella comunità.
Facciamo appello alla libertà di coscienza di tutti i cattolici perché, anche nelle parrocchie e nelle associazioni cattoliche, si levino parole chiare contro la presa di posizione dell’Episcopato, che non rappresenta il mondo cattolico nella sua interezza e complessità.
Comunità cristiane di base italiane