“Le cose cambiano”, le vostre storie per fermare i bulli
Articolo dell’8 maggio 2013 di Elena Tebano pubblicato su corriere.it
Volti e parole per infrangere l’infinita solitudine dell’adolescenza e raggiungere dallo schermo del computer il ragazzino che si sente unico al mondo. E pensa di non farcela più perché agli altri non va bene se è gay, o è nato in un corpo in cui non si riconosce. È «Le cose cambiano», un sito online pensato per raccogliere i video di chiunque voglia raccontare che si possono superare bullismo e omofobia; lo ha promosso la casa editrice Isbn in collaborazione con il Corriere della Sera e la Fondazione Enel Cuore onlus.
Una «biblioteca digitale di futuri possibili» per aiutare gli adolescenti vittime dei bulli a «immaginare un lieto fine per la loro storia» lo definisce Linda Fava, 29 anni, l’editor di Isbn che con il direttore editoriale Massimo Coppola ha voluto il progetto e ieri a Milano lo ha presentato insieme al direttore del Corriere Ferruccio de Bortoli, allo psichiatra Vittorio Lingiardi, all’esperto di comunicazione Fulvio Zendrini, al consigliere delegato di Enel Gianluca Comin e allo scrittore Paolo Giordano.
Le Cose Cambiano è la traduzione italiana dell’americana It Gets Better, la campagna nata sul web nel 2010, quando lo scrittore e attivista gay Dan Savage e suo marito Terry Miller postarono un video su YouTube in reazione all’ondata di suicidi negli Usa tra teenager gay. Era un appello agli adolescenti per scongiurarli di non uccidersi, perché solo chi trova la forza di andare avanti scopre che le cose cambiano: «Anche noi ci siamo passati, ma le cose sono migliorate — raccontavano —. Tenete duro, chiedete aiuto, ascoltate le storie di chi ha vissuto quello che state vivendo voi e adesso ha una vita piena e felice». Il video è stato visto due milioni di volte e ha ispirato migliaia di persone, che in 50 mila clip hanno raccontato le loro vite per dire «it gets better»: andrà meglio. Tra di loro anche il presidente Barack Obama, che confessava: «Non so cosa significa essere preso in giro perché sei gay. Ma so cosa vuol dire crescere avendo la sensazione di essere fuori posto».
Negli Stati Uniti i crimini motivati da odio ideologico, cioè che prendono di mira le vittime per il colore della loro pelle, il loro orientamento sessuale o le loro convinzioni religiose, non vengono denunciati in due casi su tre. E si parla di reati veri e propri: gli atti di bullismo sono ancora più sfuggenti ed è difficile che emergano. In Italia stime del genere neanche ci sono. Eppure si tratta di comportamenti che hanno conseguenze pesanti sulle vite delle persone: «Il bullismo crea disturbi assimilabili a quelli post-traumatici, che durano nel tempo – dice Vittorio Lingiardi, psichiatra e direttore della Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica di Roma – Sono come cicatrici che rendono difficile sentirsi con le carte in regola nella vita». Per combatterlo bisogna iniziare a pensare in modo nuovo: «Le cose cambiano è smettere di pensare: ‘Perché sono omosessuale?’ e iniziare a pensare: ‘Perché sei omofobo? – chiosa Lingiardi – A nessuno del resto verrebbe in mente di chiedere: ‘Perché sei nero?. Tutti sanno che la domanda giusta è: ‘Perché hai un problema se uno è nero?’».
Combattere il bullismo significa anche aiutare gli adolescenti gay, che pensano al suicidio o lo tentano tre volte più della media dei loro coetanei, a trovare orizzonti e prospettive. «Ho sempre creduto nella narrazione come strumento di emancipazione e auto-emancipazione – aggiunge Massimo Coppola, che non a caso dirige una casa editrice – Questa ci sembrava anche un’opportunità di usare la rete in senso buono». E così, da ieri, ai video di It Gets Better, si sono aggiunte le voci italiane di Le Cose Cambiano.
«Tu non sei sbagliato. Se in questo momento ti senti perso, continua a tenere la testa alta. Se le persone intorno a te sembra che non ti capiscano, c’è qualcuno che può e vuole ascoltarti», raccomanda Andrea dallo schermo, e forse parla anche al ragazzino che è stato. «Sentivo delle brutte parole» sui gay «e pensavo di dover essere come quelle parole: una brutta persona», racconta nel video Marcello, che invece è bellissimo. «Quello che ti ritrovi addosso non è qualcosa in meno, ma è un valore aggiunto», dice Valeria. Alle loro testimonianze si aggiungeranno i video di chiunque voglia far sentire la sua storia, per fare del sito un «luogo di condivisione e denuncia» dal «profondo contenuto sociale» che il Corriere — ha spiegato de Bortoli — è «fiero» di sostenere .
Tra le parole parole più commoventi, ieri, quello dello scrittore Paolo Giordano. Dal palco legge con molto pudore la storia – vera – di Samuele, a cui piacciono i giochi da bambina, Samuele che sfida senza saperlo il bullo represso in ognuno di noi: «Possibile che tu non sappia mai essere normale?!», gli chiede la maestra. Giordano legge la storia senza morale di Samuele, perché «le storie vere sono sempre tragicamente prive di morale», e la voce a tratti gli si incrina. Quando conclude la sua emozione è quella di tutta la sala, con una consapevolezza nuova:
«Oggi promettiamo che “le cose cambiano”, che cambieranno. Ebbene, la missione non è andare a pizzicare i bulli negli istituti superiori, per schedarli e redimerli uno a uno: la missione che ci attende è un’opera grandiosa di bonifica, su un territorio di metratura pressoché infinita e fino a una profondità che ci coinvolge senza eccezioni, con le nostre paure di tutto ciò che non conosciamo, di tutto ciò che non capiamo».