Le diverse facce dell’omosessualità
Articolo di Flavia Accorsi tratto dal sito Psychologies.com (Francia), del maggio 2000, liberamente tradotto da Chiara Polsinelli
Sia che l’abbiano sempre saputo, sia che abbiano avuto una rivelazione da un incontro occasionale, con i propri dubbi e le proprie domande, tutto evoca una piccola voce interiore che cresce fino a diventare certezza. Laurent, Simon, Florence, Max e Philippe lo testimoniano.
“Una mattina mi sono svegliato e mi sono detto “Sono omosessuale”. Credo che posso dire di averlo sempre saputo, anche se non posso spiegare come o perché. Da quando mi posso ricordare, mi sono sentito diverso dagli altri maschi. Così quando a 14 anni mi sono innamorato del mio istruttore di vela, è stata come una certezza. Il mio primo colpo di fulmine.”
Come molti omosessuali, Vincent non ha vissuto la scoperta della sua omosessualità come una rivelazione. Parla più di una coscienza della sua differenza diffusa e precoce.“Le mie reazioni, i miei interessi, non avevo niente in comune con i ragazzi della mia età, e questo già dai 4/5 anni – ci spiega – Non è un caso se, regolarmente, mi trattavano da femmina.”
Da studente mi sono fatto rimorchiare in discoteca da un tipo sublime
Max, al contrario, non ha dimenticato lo schiaffo che ha avuto l’impressione di ricevere quando, circa quindici anni fa, in pochi secondi, la sua eterosessualità è andata in frantumi. “Ero studente, con degli amici siamo andati in una discoteca molto chic, molto gay. Durante la serata un tipo sublime ci ha provato con me. È stato come un tuono nella mia testa. Mentre cercavo di mantenere il controllo e di respingere le sue avances, mi sono reso conto di non aver mai desiderato nessuno con questa intensità.” Lo sconvolgimento è tale che Max ci metterà due anni prima di intraprendere una relazione omosessuale.
Che l’abbiano sempre saputo o che abbiano avuto una rivelazione, le difficoltà ad accettare questa scoperta sono della stessa intensità, anche se di natura diversa. Perché se sentirsi altri, nell’infanzia, genera sofferenza, rimettere brutalmente in questione, nell’età adulta, tutto quello che si è costruito, socialmente ed affettivamente, non è semplice.
Ero sposato, padre di famiglia. Ho incontrato Chris a tennis. Abbiamo simpatizzato.
Questo rimettersi in discussione, Simon l’ha sperimentato a 42 anni. Niente in apparenza faceva presagire che un imprenditore, padre di famiglia, conosciuto nella sua regione, abbandonasse tutto in poche settimane per stabilirsi a Parigi con un cuoco californiano. “Non sono mai stato un Casanova, ma non sono mai fuggito. Prima di Chris non avevo mai avuto relazioni omosessuali.
Ci siamo incontrati durante un torneo di tennis e abbiamo subito stretto amicizia. In due mesi ci siamo visti molto e poi una sera, rientrando dal tennis, mi ha invitato a mangiucchiare qualcosa da lui. È stata la scintilla. Non ci siamo più lasciati.
Questo incontro ha concretizzato tutto quello che avevo desiderato a livello sessuale, relazionale e affettivo. Fino a quel momento tutto era bloccato. Mio padre era un vero uomo, molto dominante ed è possibile che io abbia respinto la mia vera natura molto presto. Quello che è curioso è che quando è avvenuto ciò mi è venuto in mente un ricordo che avevo dimenticato. Quando ero uno scout, un amico mi aveva mostrato come si baciava e mi sono ricordato che quel bacio mi aveva procurato una emozione e un piacere intenso. Non so ancora se sono fondamentalmente omosessuale, ma per quanto riguarda la mia relazione con Chris, cito sempre la frase di Montaigne: “Perché era lui, perché ero io”.
Per avere piacere con un uomo, dovevo fantasticare sulle donne.
Un incontro, una certezza che cresceva, dei sogni erotici ricorrenti… La scoperta della propria omosessualità può prendere molti aspetti. Florence si ricorda dei suoi sogni omosessuali durante i suoi rapporti eterosessuali. “Ci ho messo del tempo a capirlo, poi a confessare che ero lesbica. All’inizio ho avuto tre o quattro relazioni eterosessuali. Velocemente, mi sono resa conto che, per avere piacere dovevo avere fantasie omosessuali.
Ma consciamente non facevo un collegamento con i segni dell’omosessualità, mi sono addirittura creduta una perversa. Ho fatto il passo a 22 anni, quasi per caso, con la baby sitter degli amici dei miei genitori, in Gran Bretagna. Lei aveva 24 anni, ci ha provato con tanta insistenza che una sera mi sono detta “Perché no?” Così quando abbiamo iniziato a fare l’amore mi sono subito sconvolta, esteticamente, fisicamente, sensualmente.
Sono morta di paura per quello che avevo scoperto, e sollevata. Ma per affermarmi chiaramente agli occhi degli altri, e ai miei, mi ci è voluto un soggiorno nella comunità gay di San Francisco. È lì che tutti i miei dubbi e le mie inibizioni sono scomparse. Sono passata dall’intuizione alla certezza di quello che ero veramente.” Per Florence, come per la maggior parte delle donne, la prima esperienza omosessuale, anche se emozionalmente intensa, non viene vissuta come un mettere profondamente in discussione i propri valori. Contrariamente ai maschi, che, nel loro insieme, mostrano un sentimento di trasgressione culturale e sociale molto stabilizzante. Una differenza che si può spiegare con l’intolleranza sociale sull’omosessualità maschile.
Romain, era sia mio fratello che il mio eroe. Avevo 17 anni. Mi credevo omosessuale. Mi sbagliavo
Come esserne sicuri? Se è una questione inevitabile, almeno nei primi tempi, è quello che segna il carattere definitivo, o no, del suo orientamento sessuale. Una sola esperienza omosessuale, anche se è soddisfacente, non verrà ritenuta una “prova”. Soprattutto se questa esperienza si sviluppa, come nella maggior parte dei casi, all’inizio della vita sessuale.
L’adolescenza è per eccellenza un periodo alla ricerca dell’identità, molti giovani sono disturbati a causa della mancanza di punti di riferimento. Pertanto, come identificare chiaramente la propria omosessualità quando la bisessualità psichica è particolarmente attiva? Come fare la differenza tra una semplice fantasia e un vero desiderio, attrazione passeggera e profonda espressione dell’essere?
“Ho passato un periodo difficile durante il quale credevo di essere omosessuale – spiega Philippe – A 17 anni i sentimenti che provavo per il mio migliore amico erano talmente forti che ero turbato. Romain era sia mio fratello che il mio eroe. Mi ricordo che provavo un desiderio fisico nei suoi confronti, ma mi dicevo che quello che sentivo era forse una forma di omosessualità. Qualche mese più tardi, la mia prima esperienza con una ragazza ha definitivamente messo fine a questo dubbio. Mi sono reso conto che ero veramente eterosessuale.”
Questa attrazione affettiva ma non erotica, l’omofilia, la psicanalista Christophe Parmentier la classifica tra i numerosi sentimenti che possono favorire la confusione sull’orientamento sessuale. Philippe Brenot ( autore di “Médecins de l’Amour” – Zulma, 1998), psichiatra e sessuologo, cita un’altra causa possibile di confusione, l’omoerotismo: il primo approccio al corpo degli altri con carezze, tocchi e masturbazione reciproca tra persone dello stesso sesso.
Una tappa corrente prima del passaggio alla sessualità adulta. La quale sarà orientata, secondo il percorso psico-affettivo di ciascuno, verso l’omosessualità o l’eterosessualità. Questa fase comincia verso i 10 anni per essere completata intorno i 20 anni, e può prolungarsi per i soggetti immaturi.
All’inizio mi attiravano sia le femmine che i maschi…
Laurent si ricorda delle fantasie omosessuali nello spogliatoio della squadra di calcio, verso i 15-16 anni. Evoca un desiderio pulsionale che poteva avere come oggetto sia le femmine che i maschi, tanto che per molto tempo si era creduto bisessuale. È quello che oggi rifiuta: “Ho l’impressione che la mia omosessualità si sia fatta strada come un fiume sotterraneo, con il passare del tempo.
Ho all’inizio avuto delle esperienze eterosessuali quindi non ne tenevo un brutto ricordo. Quello che è curioso, è che, se la mia prima esperienza omosessuale non è stata indimenticabile sul piano del piacere, per quello dell’emozione, ha superato tutto quello che avevo vissuto finora. Semplicemente perché ha avuto per me un valore di conferma.”
Al di là della diversità delle esperienze, sembra che il solo criterio che fonda la certezza del profondo orientamento sessuale sia quello di provare. Che siamo maschi o femmine, che la loro rivelazione sia stata precoce o tardiva, la maggior parte evoca una specie di vocina interiore che cresce fino a diventare una certezza. Come una evidenza che finisce per impossessarsi una volta che hai accettato che la tua sessualità sarà diversa da quella della maggioranza.
Il consiglio di Xavier Pommereau, psichiatra: “Accettate voi stessi”
La difficoltà ad accettare chi siamo agli occhi degli altri, porta molti adolescenti e giovani a cercare, presso i terapisti, una correzione di ciò che viene visto come un’anomalia, o trovare rifugio nella negazione o nella depressione. I tentativi di suicidio sono ben lontani da essere eccezionali. A questa sofferenza, molto spesso se ne aggiunge un’altra: il rifiuto brutale della famiglia dopo la rivelazione dell’omosessualità. Compreso – e paradossalmente – in seno a quelle che tengono un discorso aperto e tollerante, ma che, in realtà, inviano inconsciamente dei messaggi contraddittori.
È per questo che, Xavier Pommereau (autore di “Quand l’adolescent va mal” – J’ai Lu, 1998), psichiatra, specialista degli adolescenti e del loro comportamento suicida, consiglia, ai giovani che scoprono la loro omosessualità, di non cercare sistematicamente il sostegno della propria famiglia, anche nei casi in cui accoglierebbe bene la loro differenza.
Il desiderio d’amore incondizionato non deve più essere confuso con il consenso, da parte dei genitori, delle proprie scelte amorose. È vano aspettare un aiuto esterno fino a che non si riesce ad accettare se stessi. Uno buon modo di fare questo lavoro su se stessi sarà quello di parlarne con un terapista, non per correggere una “sbagliata” sessualità, ma per continuare più liberamente e più serenamente sul proprio cammino.
È possibile una riconversione sessuale?
Simon, 30 anni, gay da sempre, in corsa per l’oscar del “Gay Best Friend”, ha sempre collezionato le storie d’amore complicate e le brutte idee, come, per esempio, innamorarsi sistematicamente degli eterosessuali. Una fatalità che si fermerà il giorno che si innamorerà di una delle sue migliori amiche…
Se Simon è nato dalla penna vivace ed esilarante di John Ramster ( “Les Choix de Simon” – Nil, 2000), le conversioni dall’omosessualità s’incontrano pure nella vita reale. Ma, nella realtà, a rischio di deludere le anime romantiche, non è la magia dell’amore che opera il cambiamento. Globalmente incontriamo due casi di figure possibili: il ritorno all’eterosessualità, che era stata mascherata o contrariata, o anche l’astinenza volontaria delle pratiche omosessuali.
Le delusioni o i fallimenti nelle relazioni eterosessuali, la confusione tra omofilia e omosessualità o ancora il prolungamento della fase dell’omoerotismo, possono portare momentaneamente a delle pratiche omosessuali. Ma basterà un incontro eterosessuale, determinante, per provocare il ritorno all’eterosessualità. In compenso, nei casi di una omosessualità fondamentale, la conversione non è che apparente, poiché non smettiamo di essere psichicamente omosessuali, perché si entra in una astinenza omosessuale.
Quest’ultima può avere differenti fonti: l’incapacità di assumere socialmente la propria differenza, la concretizzazione puntuale di una fantasia eterosessuale – più diffuso di quello che crediamo tra gli omosessuali – o ancora il desiderio di avere figli e di creare una famiglia.
Testo originale: Le jour où j’ai découvert mon homosexualité