Le famiglie di Amoris Laetitia
Articolo di Andrea Grillo pubblicato sul blog “Come se non” il 12 marzo 2019.
Dopo lo scambio di lettere tra me e P. Giulio Meiattini, P. Tassinari, diacono permanente della Diocesi di Fossano, interviene con queste osservazioni critiche, appassionate e originali.
Con timore e tremore, ma anche con franchezza, inserisco un piccolo contributo al dibattito avviato dal prof. Grillo a seguito della nuova introduzione alla riedizione di un testo del prof. Meiattini.
Vorrei riallacciarmi a due domande che il monaco rivolge al liturgista, e tentare di argomentare come i modi e i contenuti degli interrogativi che egli pone, non diano buona testimonianza alla famiglia, benedettina o umana che sia, articolando infine alcune possibili traiettorie di risposta. Scrive il prof. Meiattini:
Intendi forse dire che una relazione omosessuale a determinate condizioni è conforme a un’antropologia cristiana? O che due persone dello stesso sesso possano instaurare una convivenza buona e santificante, anche se “non equiparabile al matrimonio”?
Oppure che la considerazione dell’adulterio non come “reato permanente” ma come “reato istantaneo” (che alcuni suggeriscono, ma che fino ad ora non trovo recepita da parte dell’insegnamento magisteriale) potrebbe rendere alla fine pienamente legittime altre unioni dopo l’unica sacramentale?
Mi disturba questa domanda del prof. Meiattini. Perché mi evoca le parole di scribi e farisei, quella volta sì, pronunciate davanti ad una donna adultera: 2019 anni dopo suonano identiche.
Nello stesso tempo la domanda mi intenerisce, perché mi rivedo bimbo di 12 anni al catechismo, con la mitica suor Quinta a spiegarci: “Bambini belli, voi forse non lo capite ancora, ma per commettere adulterio bisogna essere in due: nelle parole di scribi e farisei, dov’è l’uomo?” Come a dirci: una domanda del genere è sbagliata, cela inganno e non merita risposta.
Infatti Gesù tace, si china e scrive per terra.
Prendo in considerazione per il momento la seconda parte della domanda e mi chiedo: come può un monaco non avere “i piedi per terra”, e ostinarsi a definire “adulteri” indistintamente una coppia in nuova unione da 10 o 20 o 30 e più anni, e uno sposo che tradisce la sposa per l’identico arco temporale? Serve un diacono col solo baccellierato a spiegare che il cap. 8 di Amoris Laetitia si rivolge al primo genere di persone?
A me pare che il problema nasca ben prima del 19 marzo 2016, e da lì in poi sia stato semplicemente dato alla luce. Come un parto. Sì, non dimentichiamolo: Amoris Laetitia è figlia di Evangelii Gaudium e dell’Anno della Misericordia. Sì, hanno fatto l’amore ed è nata questa figlia. Ha solo 3 anni, si fa già sentire! E i genitori erano dei bravi ragazzi, avevano sogni grandi per il loro futuro: si amavano e hanno generato una vita.
E ai figli si sa, passa sempre qualcosa di chi li ha messi al mondo: un tratto del carattere, il colore dei capelli, una postura del corpo. Ad Amoris Laetitia, il padre ad esempio ha trasmesso tante cose, e fra queste un principio a lui tanto caro, un punto fermo che la vita gli ha insegnato e che dice: “Il tempo è superiore allo spazio”.
Il genitore sufficientemente adeguato, gode del figlio che fa proprie le tradizioni ricevute, si rallegra cioè nel vedere la sua creatura che devia dal solco che gli ha consegnato per tracciarne uno proprio, così da non ripetere il modello che ha ricevuto. Altrimenti sarebbe sterile fotocopia, carta e non sangue.
Già “nonna Familiaris Consortio” aveva operato in questo modo rispetto alle tradizioni familiari a lei precedenti, parlando di uno “stato di peccato grave permanente” (uno stato, cioè uno spazio), che solo un “tempo di astensione” dal sesso poteva modificare.
Attenzione: prima di lei “lo stato” era immutabile! Al di là dei confini era impossibile migrare! Bei tempi erano quelli: si era solo italiani. Mi sorge però un dubium: la gestazione del saggio “Amoris Laetitia? I Sacramenti ridotti a morale” opera del docente del s. Anselmo, inizia già nel 1981 vero? L’attento lettore cortesemente me lo può confermare? Trovo strano però abbia visto la luce soltanto dopo 37 anni!
Nel frattempo la famiglia si è allargata, è nata la “figlia” di Evangelii Gaudium che assomiglia tanto alla “nonna”, non la ripete ma la onora come una brava bimba di appena 3 anni è capace di fare: crea scompiglio! Una coppia in nuova unione – ci dice AL – può vivere in un tempo di grazia pur vivendo in uno stato (spazio) che non è l’ideale proposto dal Vangelo. E qui le pietre in mano a scribi e farisei scivolano a terra. Mute le pietre, e mute le persone. Tempo e spazio per riprenderci dallo spavento.
Il “silenzio” dei Sinodi e di Amoris Laetitia sul peccato di adulterio, che Maeittini denuncia come un male, credo affondi le sue ragioni qui. “Benedetta sei tu fra le… nonne”, che 38 anni fa usavi già un altro dialetto a proposito! “Benedetta sei tu fra le… nonne” che di “adulteri” non hai mai voluto parlarne! “Benedetta sei tu fra le… nonne” che della nipote “Letizia” vai fiera e orgogliosa: le hai dato il meglio che potevi, e ora lasci lei a parlare d’amore!
Sì, d’amore. Compreso quello di persone dello stesso sesso che sulla scorta di quanto appena accennato, posso solo pensare come storia di un tempo di grazia in uno stato non ideale, che come diacono sono chiamato a servire. Non ignorare o beffeggiare, sperando che per me non sia troppo tardi.
È proprio questo il reato – “permanente o istantaneo” che sia – al quale monaci e diaconi devono sottrarsi con lealtà, fedeltà e ostinazione: vivere fuori dal tempo.
Paolo Tassinari, diacono permanente. Fossano, 11/3/2019.