”Le nostre chiese saranno sempre aperte per gli omosessuali”
Intervista di Andrea Panerini del 31 agosto 2007
Intervista a Maria Bonafede, moderatora della tavola valdese, per capire quali conseguenze e quale significato ha avuto per questa chiesa l’approvazione dell’ordine del giorno contro l’omofobia nel corso del Sinodo 2007
TORRE PELLICE (TO) – Seduta alla sua scrivania, è intenta ad esaminare pile di documenti e la rassegna stampa. Il sinodo delle chiese valdesi e metodiste si è appena concluso e la pastora Maria Bonafede è stata da poco rieletta – per il terzo anno consecutivo – moderatora della Tavola valdese, massimo organo amministrativo della sua chiesa.
Si schernisce: “Non sono un leader religioso, il nostro compito è di rappresentare all’esterno la chiesa e di amministrarne le risorse nel modo più partecipativo possibile. La massima autorità terrena della nostra chiesa – quella primaria risiede in Dio – è il Sinodo che si riunisce ogni anno in questa sede e che ha competenze di governo oltre che dottrinali”.
Il Sinodo è composto, in egual numero, da pastori e da deputati laici eletti dalle chiese locali oltre che da una serie di invitati e di osservatori di altre confessioni religiose. Questa assemblea il 31 agosto scorso ha approvato un ordine del giorno che condannava senza mezzi termini la discriminazione e la violenza verso le persone omosessuali e invitava le chiese locali ad appoggiare organizzazioni e gruppi di omosessuali credenti nella loro opera sociale e di preghiera, con particolare riferimento alle veglie contro l’omofobia che si sono tenute quest’anno, in quattordici diverse città, il 28 giugno scorso.
Come valuta l’approvazione da parte del Sinodo dell’Ordine del giorno sull’omofobia? Alcuni, soprattutto su internet, hanno detto che è un atto pleonastico e inutile.
Valuto positivamente questo atto del Sinodo valdo-metodista. Purtroppo l’omofobia è una realtà, in molti paesi le persone omosessuali sono discriminate e subiscono condanne, torture fino ad arrivare ai recenti casi di condanna a morte. Tutto ciò va condannato con forza e determinazione e va sensibilizzata la pubblica opinione contro queste barbarie che non possono essere tollerate in nessun modo. In Italia c’è un’aggressività esasperata verso i gay e le lesbiche che sono vittime, oltre che di aggressioni fisiche e psicologiche, di una vera e propria campagna di denigrazione come se loro fossero responsabili del tramonto di una certa idea di famiglia…
… lei, infatti, al contrario di altre personalità religiose che ogni giorno vediamo in Tv, è sposata e ha un figlio. Ritengo che abbia molta più conoscenza degli altri di cosa sia effettivamente una famiglia.
Ognuno si porta dietro il bagaglio di vita che ha e non sono qui a giudicare nessuno né a dare patenti di cristianità a chicchessia. Però sono dell’opinione che una chiesa cristiana, quando prende una posizione come quella che abbiamo preso contro l’omofobia, non faccia altro che compiere il suo dovere di testimoniare l’amore dell’Evangelo al mondo. Voglio in particolar modo ringraziare i ragazzi della REFO (Rete evangelica fede e omosessualità, ndr) – tra i quali ci sei anche te – che hanno scritto fisicamente l’ordine del giorno e ci hanno aiutato con determinazione in questa opera.
I fratelli e le sorelle omosessuali devono sapere che le porte delle nostre chiese saranno sempre aperte per loro, come per qualunque altro essere umano perché siamo tutti fratelli e sorelle in Cristo e non si può ritenere che il Signore non ami queste persone. E’ la stessa posizione che teniamo con le persone che hanno un altro colore della pelle, che vengono da altre culture o pregano Dio in un modo diverso dal nostro.
Cosa pensa della richiesta di benedizione delle coppie omosessuali?
Sono dell’opinione che, gradualmente, si debba trovare accoglienza anche per l’amore omosessuale quindi anche per le benedizioni alle coppie gay. In genere noi, chiese della Riforma, diamo le benedizioni solo ai matrimoni civili, anche tra eterosessuali non ammettiamo i matrimoni di coscienza perché abbiamo un accordo con lo Stato che ci vincola in questo senso. Per noi il matrimonio non ha la stessa valenza sacramentale che ha per i cattolici ed è, quindi, essenzialmente un contratto civile.
La nostra liturgia è un po’ presa alla sprovvista in queste situazioni e per ora esclude il matrimonio tra persone non sposate civilmente. La questione va dibattuta a fondo ma la mia opinione è che bisogna dare rispetto e amore a queste coppie, essendo la loro situazione diversa dalle coppie eterosessuali non sposate.
Queste ultime posso accedere comunque all’istituto giuridico del matrimonio se lo vogliono, mentre gli omosessuali non possono farlo in quanto lo Stato italiano non ha ancora adeguato la normativa. E’ necessario trovare soluzioni condivise ma la dottrina cristiana è favorevole in sé alla benedizione dell’amore tra due persone, indipendentemente dal loro sesso.
Come considera la funzione del movimento omosessuale nel nostro paese?
Il movimento omosessuale dovrebbe trovare il modo di entrare a pieno titolo nella gestione della cosa pubblica. E’ una sensibilità che è particolarmente preziosa in quanto portavoce di una minoranza che ha sofferto e soffre molto, assieme alla componente femminile del mondo.
Le rivendicazioni per i diritti civili vanno benissimo ma non si deve limitare solo a quello ma deve proporsi, entro una cornice di dialogo generale, per un contributo serio ed affidabile al governo del paese e delle realtà locali.
La gestione della cosa pubblica, che va separata dalla religione, deve essere affare di tutti i cittadini, non di una casta e deve essere rappresentativa delle varie sensibilità ed esperienze.