Le nuvole nella bibbia, un “veicolo” fra cielo e terra
Articolo di Annamaria Fabri tratto da Castello7, lettera settimanale ai parrocchiani, anno 26, n. 20 del 12 marzo 2017
«… una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra …» (Mt. 17,5). Questo fenomeno atmosferico ha sempre ispirato la fantasia dei poeti e dei contemplativi. Le figure che le nuvole disegnano nel cielo si prestano a questo con il loro variare di colore e di forma. Dalle nuvole cade la pioggia, la grandine, la neve. Con le nuvole si annunciano gli uragani e i fenomeni atmosferici che incutono paura.
Nell’Antico Testamento le nuvole hanno acquistato una valenza teologica che del resto avevano anche nell’antichità greca. La nuvola infatti rivela o copre la luce del sole o della luna e la fa trasparire in forme e modi sempre diversi, anche se è sempre la stessa, prestandosi ad essere segno di velamento-svelamento della divinità.
In tal senso il libro dell’Esodo narra della nuvola nella quale Dio si manifesta a Mosè sul monte Sinai (Es. 19,9) svelandosi a lui, con cui «parlava faccia a faccia» (Es. 33,11) e nello stesso tempo velandosi al resto del popolo.
Gli israeliti nel cammino verso la terra della promessa vedevano la nuvola che li accompagnava e comprendevano che era Dio a guidare il suo popolo e a proteggerlo (Es. 13,21). Quando Salomone inaugurò il tempio la nuvola scese sul tempio e lo avvolse (1 Re 8,11).
L’immagine della nuvola serve per esprimere un dato teologico anche nel Nuovo Testamento. Nei racconti della Trasfigurazione di Gesù (Mc. 9,7; Mt. 17,5; Lc. 9,34) la nuvola richiama le “teofanie” (=manifestazioni di Dio) dell’Antico Testamento.
Ritroviamo il motivo della nuvola in san Paolo (1 Cor. 10,1-2) congiunto al cammino nel deserto e all’attraversamento del mare come segni della salvezza battesimale.
Le nuvole, questa volta al plurale servono quasi come un “veicolo” fra cielo e terra come quando si parla della venuta del “figlio dell’uomo” sulle nuvole del cielo (Dan. 7,13; Mt. 26,64; Ap. 1,7).