Visita guidata in Vaticano sull’arte omosessuale nella chiesa cattolica
Articolo di Francis De Bernardo del 8 agosto 2013, dal sito di “New Way Ministry” (Stati Uniti), liberamente tradotto da Adriano
Poiché ultimamente, tutti gli occhi sono puntati sulle tematiche cattoliche LGBT in Vaticano a causa dei recenti commenti di Papa Francesco, un acuto giornalista londinese ha pensato di guardare in Vaticano e vedere quanto potesse essere gay. No, non ha parlato della famigerata “lobby gay” che presumibilmente opera nelle sacre sale. Si è occupato invece dell’arte che adorna i famosi edifici ed è parte del patrimonio culturale della Chiesa cattolica.
Jonathan Jones, critico d’arte per “The Guardian”, si è proposto di ricordare al mondo cattolico che le immagini che ricoprono le pareti e i soffitti di diverse chiese romane, saloni, cappelle e gallerie vaticani, sono stati, infatti, realizzati da artisti che erano omosessuali.
In un articolo intitolato, “Holy smoke! Take the Catholic church gay art tour” (Santo cielo! Una visita guidata sull’arte omosessuale della chiesa cattolica), egli suggerisce che se Papa Francesco volesse saperne di più sulle persone gay, dovrebbe solo andare in giro per il Vaticano ed esaminare l’arte contenuta: “Se Papa Francesco volesse approfondire di più questo argomento, non deve far altro che farsi un bel giro delle chiese e delle gallerie di Roma e del Vaticano, dove, da secoli, artisti gay hanno creato le glorie della chiesa”.
Prima tappa del tour sarà Leonardo Da Vinci:
“Nel museo Vaticano dovrebbe contemplare il “San Girolamo nel deserto” di Leonardo. In questo capolavoro incompiuto, l’asceta siede con aria angosciata in un deserto roccioso. Si tratta di una grande opera di introspezione spirituale dell’arte religiosa di un autore del quale era ben noto il suo amore per i giovani. Leonardo si circondava di collaboratori di bell’aspetto e dipinse una rivoluzionaria icona gay di bellezza maschile: il suo bronzato San Giovanni Battista. Quando da Vinci era ventenne, venne formalmente accusato di sodomia”.
La tappa successiva è Michelangelo:
“… il Papa potrebbe visitare la Cappella Paolina e osservare gli affreschi di Michelangelo. Questa cappella è in una parte privata del Palazzo Apostolico non aperto al pubblico, ma non credo che il Papa troverebbe difficile l’ingresso. Lì, guardando le sofferenze dei santi affrescati, potrebbe considerare come Michelangelo coraggiosamente ha espresso il suo amore per gli uomini, sebbene abbia creato alcuni dei capolavori più eloquenti della chiesa”.
Jones richiama un altro articolo di “The Guardian”, che descrive la sessualità di Michelangelo in modo più approfondito:
“Nel 1530, quando era verso la fine dei suoi 50 anni, s’innamorò davvero perdutamente. L’oggetto del suo desiderio era Tommaso de’ Cavalieri, un bell’adolescente di una nobile famiglia romana. Regalò a Tommaso poesie e disegni; in uno di questi disegni, era raffigurato Giove in forma di un’aquila che rapiva il giovane Ganimede”.
“Le poesie che Michelangelo ha composto per Tommaso erano veramente di fuoco. Erano visceralmente reali, molto sensibili: «Questo, Signore, mi ha colpito, da quando ho posato gli occhi su di voi. / Un dolce-amaro comportamento sì-e-no…»
Egli sostiene che il suo amore è puramente spirituale, che solo le persone con menti sporche pensano che è portato a qualcosa d’illecito. Eppure egli è acutamente sensuale nei suoi desideri, giacché sogna di riposare tra le braccia del suo amante, o di essere prigioniero di un cavaliere armato. Un gioco di parole sul nome di Cavalieri”.
L’ultimo esempio è Caravaggio:
“… quindi il Papa potrebbe visitare la chiesa romana di San Luigi dei Francesi e guardare i dipinti di San Matteo di questo grande maestro. I demoni del desiderio sono evidenti, non possono essere nascosti. La nudità della carne maschile nei dipinti di Caravaggio racconta la sua storia.
A quel tempo Caravaggio giunse a Roma, siamo nel 1590, Leonardo e Michelangelo avevano già segnato un percorso gay attraverso l’arte della Città Santa, per non parlare del soprannome appropriato di Giovanni Antonio Bazzi, pittore italiano detto il Sodoma”.
Jones conclude con un consiglio più diretto al papa: “E’ sciocco negare l’evidenza dell’omoerotismo di Leonardo o Caravaggio e i sofismi che sostengono che è irrilevante per la loro arte. Il British Museum è all’avanguardia nell’attirare l’attenzione sul contenuto omosessuale delle sue collezioni. Il Papa dovrebbe sollecitare il Vaticano a fare lo stesso. Lasciate che la chiesa sia orgogliosa dei suoi artisti gay”.
Vorrei aggiungere che il papa non dovrebbe andare indietro di secoli per apprezzare il modo in cui la Chiesa ha beneficiato delle doti artistiche delle persone LGBT.
Ha solo bisogno di guardare in ogni chiesa parrocchiale dove le persone LGBT operano, e vedrà numerosi contributi alla musica, all’ambiente, alla liturgia e alla decorazione. Se egli osservasse più da vicino, vedrebbe i molti altri contributi che le persone LGBT portano alla chiesa: un senso di giustizia, un apprezzamento della connessione tra sessualità e spiritualità, una profonda preoccupazione nell’apprezzare l’amore di Dio per ogni individuo. Vedrebbe questi doni vividi nei ministeri dell’istruzione, del culto, della giustizia sociale e delle opere di misericordia.
Nel suo finora breve pontificato, Papa Francesco ha espresso molta più consapevolezza delle persone omosessuali rispetto a qualsiasi altro precedente papa. Possa l’arte che lo circonda nella sua nuova casa ispirarlo nel trovare la bellezza delle esistenze di fede LGBT che vivono nella nostra chiesa oggi.
Titolo originale: “The Pope Need Only Look at His Walls to Find Gay Contributions to Catholicis”.