Le parole di papa Francesco sulle unioni civili viste con gli occhi di un vaticanista
Dialogo di Katya Parente con il giornalista Paolo Rodari
È già passato un po’ di tempo e le notizie incalzano. Il sempre presente Covid-19, le elezioni (mentre scrivo è in vantaggio il democratico Biden) fanno da sfondo a queste giornate autunnali, in cui il Papa ha fatto una dichiarazione molto importante per quanto riguarda i fedeli LGBT e tutta la Chiesa. La ‘bomba’ è stata sganciata da un documentario su Francesco del regista Evgeny Afineevsky, nel quale il Pontefice si dichiara d’accordo con le unioni civili: “Gli omosessuali hanno diritto a essere parte della famiglia. Sono figli di Dio e hanno il diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere respinto, o emarginato a causa di questo. Quello che dobbiamo fare è una legge per le unioni civili. Hanno il diritto di essere coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”.
La succitata dichiarazione ha sollevato una pletora di commenti, pro e contro. Per poterci districare in questo labirinto di informazioni abbiamo chiesto il parere del giornalista Paolo Rodari, vaticanista de “La Repubblica” ed autore del libro intervista ad Alberto Maggi, La verità rende liberi (Garzanti, 2020, 2000 pagine).
Le parole del Papa hanno sollevato un terremoto. Come vanno lette – alla luce del magistero ecclesiastico?
Le parole del Papa esprimono concetti già più volte ribaditi da più uomini di Chiesa: è giusto dare ordine e forma giuridica ai diritti delle persone che compongono coppie dello stesso sesso. Nel magistero del Papa queste parole seguono l’idea in lui fortemente radicata che agli occhi di Dio e quindi della Chiesa ognuno è amato per come è.
Pur non avendo nessun impatto sulla dottrina, queste parole rimangono una sorta di punto fermo dal quale, da qui in avanti, non si potrà prescindere. Avranno ripercussioni anche a livello di pensiero teologico?
Credo di sì. La Chiesa nel corso dei secoli, spesso dopo conquiste messe in campo dalla società, ha cambiato il suo punto di vista su tante tematiche. Molte chiusure nei secoli sono divenute aperture. Credo che anche su questo tema accadrà così.
Bergoglio non è nuovo ad una delicata e particolare attenzione per il mondo LGBT (tantissimi gli episodi: quello più eclatante la risposta lapidaria del 2013, il più recente le parole dette qualche tempo fa ai genitori dell’associazione “Tenda di Gionata”). Perché, secondo lei?
Perché sa bene che l’orientamento sessuale non ha alcuna rilevanza agli occhi di Dio. Solo l’ignoranza può portare a pensare il contrario.
Ultimamente il Pontefice ha creato tre cardinali gay-friendly. Come si deve leggere questa sua decisione?
Non so se davvero esistano cardinali gay-friendly. Credo che vi siano cardinali che desiderino accompagnare tutti nella loro vita e nel loro percorso di fede. Senz’altro Francesco privilegia la nomina di uomini di Chiesa che hanno questa visione equilibrata e aperta e non il contrario. La strada è prettamente evangelica.
La Chiesa cattolica si sta evolvendo? Sembrerebbe di sì. Sicuramente il Papa attuale non è nuovo ad importanti aperture – basti pensare, tra le altre cose, alla pastorale per i divorziati risposati. Per parafrasare una famosa frase: “Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un gigantesco balzo per l’umanità”. O quantomeno per quei cattolici “marginali” che desiderano sentirsi, non solo a parole, parte della comunità ecclesiale.