Le parole della Bibbia: Phariàios – Farisei
Testo di Annamaria Fabri, tratto da Castello7 del 28 ottobre 2007
«… uno era fariseo…» (Luca 18,2). La parola fariseo, è la forma greca di un termine aramaico che significa “separato”.
Le poche notizie che abbiamo su di loro si rilevano da ciò che ci tramandano i libri del Nuovo Testamento e gli scritti di un ebreo, fariseo egli stesso, Giuseppe Flavio, che, dopo la distruzione di Gerusalemme, avvenuta nel 70 d.C., descrisse la situazione religiosa degli ebrei del suo tempo.
Ci racconta Giuseppe Flavio che per i farisei al primo posto stava la santificazione del nome di Dio e la separazione da tutto ciò che non fosse “sacro”.
Questa fu forse la ragione per la quale gli avversari li chiamarono con una punta di disprezzo separati. Essi invece tra loro si chiamavano “Chaberim”, cioè “compagni”.
I farisei appartenevano alla classe media degli intellettuali e degli artigiani e per le loro posizioni politico-religiose si trovarono spesso in forte contrasto per motivi opposti sia con gli Esseni e Zeloti che con i Sadducei e gli Erodiani.
All’epoca di Gesù, i farisei costituivano un piccolo gruppo: erano circa seimila cioè solo 1,2% della popolazione, tuttavia erano molto influenti perché avevano una forte conoscenza della Legge e consideravano un vanto il loro modo di osservarla in tutte le prescrizioni, anche minime.
Secondo Giuseppe Flavio “avevano dalla loro parte la grande massa del popolo”, che riconosceva loro grande sapienza. Fra di essi infatti troviamo grandi maestri (rabbì), come Gamaliele (Atti 5,34; 22,3).
I farisei avevano affiancato al “precetto scritto” una “tradizione orale” che poi darà origine ai testi fondamentali del giudaismo.
Credevano nella risurrezione dopo la morte (Atti 23,6-9) e di conseguenza nel giudizio individuale per ogni uomo da parte di Dio.
Di essi è la cosiddetta “regola d’oro”: non fare al tuo prossimo quello che non ti è gradito. Di fatto i farisei, avevano per così dire “modernizzato” la Legge di Mosè facendo sì che essa potesse essere interpretata e vissuta nelle diverse situazioni.
Dopo la distruzione di Gerusalemme saranno i farisei e i loro rabbi quelli che salveranno il giudaismo nella dispersione.
E’ difficile stabilire, nella varietà delle narrazioni evangeliche, quale sia stato il rapporto tra Gesù e i farisei.
Talvolta si ha l’impressione di una qualche familiarità e assenso (Marco 12,18-34), tal altra si deve registrare uno scontro violento (Matteo 23,13,36).
Nel leggere i testi dei Vangeli occorre anche tener conto della frattura tra giudaismo e fede cristiana avvenuta dopo la morte e risurrezione di Gesù e di cui dà testimonianza la vicenda dell’apostolo Paolo, fariseo egli stesso (Fil. 3,5-6). Frattura acuitasi dopo la distruzione di Gerusalemme e la scomunica contro i “nazareni”.
Il brano del vangelo di Luca … ci presenta un certo tipo di fariseo: quello convinto che la sua osservanza gli creasse dei diritti da rivendicare di fronte a Dio, quasi un credito da esigere.
Del resto come potrebbe Dio entrare in rapporto con una persona così autosufficiente?