Le persone LGBT davanti all’invito di papa Francesco alla Chiesa affinchè chieda perdono
Articolo di Bob Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 29 giugno 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
In tutto il mondo sembra che l’appello di papa Francesco affinché la Chiesa chieda perdono alle persone LGBT sia stato accolto con differenti reazioni dalla stessa comunità LGBT. Mentre alcuni trovano la dichiarazione del Papa solo un gesto di rispetto, altri invece vi scorgono una grande speranza. I critici si sono chiesti che credibilità possano avere delle scuse cui non segua nessuna azione, né l’ammissione di problemi soggiacenti. Jamie Manson, redattrice del National Catholic Reporter, ha commentato su Facebook: “Il Papa vuole che la Chiesa chieda perdono ai gay per averli emarginati, mentre al tempo stesso sostiene l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità. Non si può chiedere perdono alle persone e nello stesso tempo riaffermare una dottrina che le ferisce. È disfunzionale, un vero e proprio abuso”.
Dindi Tan, un sostenitore filippino delle persone LGBT, ha detto: “La ferita è troppo profonda per essere sanata con parole di conforto”, come l’osservazione di papa Francesco e le persone LGBT aspettano un “formale cambiamento della politica della Chiesa quando si tratta di persone LGBT, dei nostri diritti e del nostro benessere”.
Juan Carlos Cruz, un gay cileno, nota il rifiuto da parte del Vaticano dell’ambasciatore francese perché è un gay sposato; dice il Washington Blade: “Ogni volta e da quando è diventato Papa, tutto quel che dice è sì, ma non c’è seguito… tutto ciò che vediamo sono titoli vuoti”.
Altri cattolici hanno risposto più positivamente, accogliendo la richiesta di papa Francesco, ma richiedono che alle sue parole seguano delle azioni. Quest, un gruppo LGBT cattolico inglese, ha rilasciato una dichiarazione definendo l’osservazione del Papa un “punto di svolta” per la Chiesa. La dichiarazione continua: “Le parole di scusa comunque non sono abbastanza. Papa Francesco ha riconosciuto la ferita che è stata inferta dalla Chiesa nel passato. Come ha osservato il gesuita James Martin in un post su Facebook, questa ferita è davvero profonda e per molti cattolici LGBT non è solo una questione del passato, ma continua anche oggi. Ferite e danni hanno bisogno di essere risanati. Una risoluzione conclusiva del Sinodo della Famiglia del 2015 ha proclamato che bisogna dare una particolare attenzione pastorale alle famiglie con gay e lesbiche, il che sicuramente include le famiglie con a capo le stesse persone omosessuali”.
Quest chiede agli arcivescovi inglesi di “rafforzare e approfondire” la cura pastorale che già esiste per le persone LGBT e ha offerto il suo aiuto per farlo. È necessario notare che Quest ha affermato che è deplorevole che papa Francesco non abbia chiesto perdono anche, e specificatamente, ai cattolici transgender.
Michael Sean Winters, editorialista per il National Catholic Reporter, ha detto che papa Francesco non ha “fatto altro che esprimere un sentimento decente e onesto, che in nessun modo contraddice gli insegnamenti della Chiesa”. Notando che questi sentimenti potrebbero non essere eccezionali, Winters ha offerto tre punti per la quale lo sono. Ha scritto: “I commenti di papa Francesco sono in netto contrasto con quelli che pongono ogni sorta di precisazione alle affermazioni di dignità, e anche di umanità, delle persone omosessuali. Pochi sacerdoti, almeno tra i sacerdoti cattolici in questo Paese, hanno l’intenzione di asserire la dignità delle persone gay. Punto. Inoltre, è tempo di discutere l’insegnamento della Chiesa sul confine corretto dell’atto sessuale. Di solito, anche chi capisce che la Chiesa ha bisogno di svilupparlo attraverso una teologia inadeguata sull’omosessualità, anche chi pilota le guerre culturali, si lega con nodi di ‘ma’ e ‘d’altra parte’ e ‘non di meno’. Papa Francesco non dice mai queste parole.
“In secondo luogo, i commenti del Papa contrastano con la riluttanza di molti vescovi, anche di alcuni buoni vescovi, di usare le parole gay’ o ‘lesbica’… è praticamente impossibile esagerare il grado al quale l’ossessione giansenistica per gli argomenti sessuali ha distorto la predicazione del Vangelo, specialmente qui negli Stati Uniti. Si possono sfruttare i lavoratori, degradare l’ambiente, andare ideologicamente a letto con i fratelli Koch [famiglia di imprenditori conservatori n.d.r.], ma finché vi opponete a ‘quelli che provano attrazione omosessuale’ siete etichettati come ‘ortodossi’.
“Terzo, ovviamente i commenti del Papa si distinguono dai commenti realmente rancorosi nei confronti di gay e lesbiche”.
Il gesuita Thomas Reese, recentemente nominato presidente della Commissione sulla libertà religiosa nel mondo, ha sottolineato la connessione tra la richiesta di papa Francesco e la continua violenza che subiscono le persone LGBT. Ha detto al New York Times: “Ci sono molte persone in Vaticano a cui non piace che la Chiesa ammetta che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato… è specialmente importante per quanto riguarda i gay, perché sono ancora soggetti a persecuzioni e a discriminazioni il tutto il mondo e anche negli Stati Uniti”.
Il sindaco di Seattle Ed Murray, gay e cattolico, ha dichiarato al SeattlePi che dopo la richiesta di papa Francesco si è sentito “veramente accolto e profondamente commosso” e nonostante i problemi del mondo, forse “c’è una strada verso la guarigione”.
Fortunate Families, un network di genitori cattolici con figli LGBT, ha rilasciato una dichiarazione ringraziando il Papa per il suo commento, ma chiedendo anche una riforma: “Sì, i cattolici e le altre Chiese cristiane hanno emarginato i nostri figli, che meritano delle scuse ma anche di più, meritano una presenza che li faccia sentire accolti nelle nostre chiese. Le parole ‘intrinsecamente disordinato’ e ‘oggettivamente malvagio’ hanno offerto armi a coloro che hanno ferito i nostri figli e, quando interiorizzate, producono spesso un non salutare disgusto di sé. Una parte significativa di queste scuse sarebbe smettere di usare questo linguaggio. Il dispiacere dovrebbe risultare in un cambiamento nella politica della Chiesa. I vescovi e il clero dovrebbero sforzarsi di ascoltare le esperienze delle persone LGBT, dovrebbero essere educati alle problematiche delle comunità LGBT e accogliere i gruppi di sostegno LGBT negli spazi della parrocchia: questo sarebbe un eccellente inizio per riparare il danno che hanno provocato anni di condanna”.
Deb Word, ex presidente di Fortunate Families, è speranzosa sull’osservazione di papa Francesco. Dopo aver ascoltato le scuse del Papa successivamente a un culto episcopale che celebrava l’uguaglianza dei matrimoni gay, Word ha scritto ciò che segue sul blog di Fortunate Families: “La mia Chiesa sta lentamente cambiando… credo che le persone sui banchi (della chiesa) per la maggior parte abbiano fatto pace col fatto che i nostri figli, che intrattengono relazioni basate sull’amore, non meritano né minacce né ferite. Ma il linguaggio della gerarchia è ancora pungente, ancora penoso da sentire o usare e, credo, non veritiero.
“Sono eccitata dal fatto che questo Papa, Francesco, sembri fare ciò. Oggi mi sono seduta in chiesa e mi sono chiesta se questo fosse successo davvero, andare a casa e vedere questo… Beh, mi ha fatto sorridere!”.
Testo originale: Catholics Split on the Value of Pope Francis’ Call for Apology