Le persone LGBT e la Chiesa Cattolica: un regista e un sacerdote si confrontano
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Intervista di Stephen Seufert a Michael Tomae e padre Gilbert S. Martinez CSP pubblicata sul blog dell’Huffington Post (Stati Uniti) il 10 settembre 2015, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
In un’intervista con Michael Tomae, produttore esecutivo e regista del documentario Owning Our Faith, e padre Gilbert S. Martinez CSP, parroco della chiesa cattolica di san Paolo Apostolo a New York, parlo di alcune delle pressanti questioni sul rapporto tra Chiesa Cattolica e comunità LGBT.
Qual è stata l’ispirazione per il documentario Owning Our Faith?
Michael Tomae: Owning Our Faith è nato dopo molte discussioni nella parrocchia di san Paolo Apostolo a New York, in particolare all’interno del suo gruppo LGBT, su come coinvolgere le persone LGBT che vivono fuori New York e desiderano essere maggiormente incluse nella Chiesa Cattolica. Più recentemente, attraverso la nostra partnership con Covenant House [la maggiore organizzazione americana che si occupa di giovani senzatetto e fuggiti da casa, n.d.t.], abbiamo ascoltato molte storie di giovani senzatetto LGBT cacciati dalle loro famiglie credenti. Il messaggio della Chiesa Cattolica è chiaro: tutti dovrebbero essere accolti e amati. Questo spirito inclusivo inscritto nella dottrina della Chiesa e recentemente sottolineato da papa Francesco, tuttavia, non sempre è messo in pratica nelle comunità e parrocchie cattoliche. Noi speriamo di fare luce su questo argomento e di dare avvio a un dialogo sull’accettazione delle persone LGBT all’interno della Chiesa Cattolica.
Padre Gilbert: Il documentario ha tratto ispirazione dalle esperienze di gay e lesbiche che vivono la loro fede come cattolici impegnati. In parte, queste esperienze si riflettono nella vocazione/esigenza della nostra fede di andare in cerca di chi si sente rifiutato dalla Chiesa. All’inizio la nostra squadra parlava di come coinvolgere un adolescente di una piccola cittadina, che può sentirsi rifiutato/a invece di intuire che potrebbe essere in grado di parlare della sua sessualità con la famiglia e gli amici. Penso che questa vocazione al servizio sia ispirata dallo Spirito Santo, che per i cristiani è ciò che crea la comunità.
Un consiglio ai cattolici e alle cattoliche LGBT che lottano con la propria fede?
Michael Tomae: Sappiate che siete amati/e, non permettete alla religione o alla fede di farvi sentire immeritevoli di amore. Altrimenti, vale forse la pena di cercare Chiese più accoglienti verso le persone LGBT nella vostra zona.
Padre Gilbert: Non scoraggiatevi. Ci sono molti laici, laiche, religiosi e religiose gay e lesbiche all’interno della Chiesa che conoscono le vostre lotte. Voi siete parte della Chiesa. Dio non vi caccerà mai via. Non sempre è facile, ma la fede è un dono di Dio che nessuno può togliervi.
Alcuni considerano la posizione della Chiesa sulle questioni LGBT un diritto sancito dalla libertà religiosa, altri la vedono come una discriminazione. Credete che tali differenze possano essere riconciliate?
Michael Tomae: È discriminazione quando qualcuno si sente escluso sulla base della sua natura innata. Alcuni vedono come assolutamente discriminatorio l’esclusione delle persone omosessuali dai sacramenti.
PG: La riconciliazione tra questi due approcci non è sempre possibile e forse non è nemmeno auspicabile. Esiste una tensione creativa tra vivere il Vangelo e molte norme della società su temi quali le guerre ingiuste, l’aborto, la pena di morte. Nel caso delle questioni LGBT, la Chiesa non dovrebbe contraddire il suo insegnamento sul matrimonio omosessuale, accogliendolo come sacramento; tuttavia, essere gay o lesbica non va contro l’insegnamento della Chiesa, quindi nel campo civile essa può sostenere misure salutari e giuste per il bene delle coppie LGBT, per esempio nel campo del matrimonio e del lavoro. Licenziare o cacciare qualcuno perché è quello che è, nella maggioranza dei casi è una discriminazione civile e anche morale, a mio avviso. Tale tensione creativa è utile sia per la Chiesa che per la società, che così possono rimanere fedeli a se stesse e crescere nella giustizia per il bene di tutti i loro membri.
Che passi bisogna fare per migliorare la cura pastorale rivolta alle famiglie delle persone LGBT?
Michael Tomae: La Chiesa e le parrocchie devono mettere ben in chiaro con le famiglie come sia importante amare e accogliere i figli e le figlie LGBT. Rifiutare un figlio o una figlia non è ciò che la Chiesa insegna, eppure ci sono parrocchie che predicano proprio questo. Le famiglie diventano più forti quando le parrocchie dimostrano la loro apertura. Si può arrivare a questo fondando ministeri LGBT e incoraggiando un dialogo aperto sull’etica sessuale.
Padre Gilbert: 1. Proclamare apertamente che le famiglie delle persone LGBT sono le benvenute.
2. Invitare i cattolici e le cattoliche LGBT ai vari ministeri.
3. Battezzare i bambini delle coppie LGBT.
4. Offrire corsi sulla fede e l’insegnamento della Chiesa e formare piccole comunità per crescere nella fede.
5. Non avere paura delle persone LGBT. Chiedere a tutti i parrocchiani di riflettere sulle loro esperienze con le persone LGBT da loro personalmente conosciute.
Se poteste fare una domanda a papa Francesco, quale sarebbe?
Michael Tomae: Lo vede come la Chiesa Cattolica sta ferendo le persone omosessuali e cosa intende fare la stessa Chiesa in proposito?
Padre Gilbert: Celebrerebbe una messa per la comunità LGBT?
Potete guardare il documentario Owning Our Faith sottotitolato in italiano qui.
Testo originale: Owning Our Faith Q&A: LGBT Catholics and the Church