Le persone LGBT+, un diverso Cireneo che ci aiuta a vivere il Vangelo
Riflessioni sulla Via Crucis inviateci da don Fausto
Quinta stazione della Via Crucis: Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la croce di Gesù. (Mt27,32)
Ogni tanto capita di ascoltare storie difficili, pesanti, dolorose. Da prete ci metti il tempo e la buona pazienza, la disponibilità a lasciarti contaminare dentro dalle tristezze, dalle ansie e dalle nebbie di qualcun altro.
Anche ascoltando le storie di qualche giovane o qualche persona adulta LGBT+ capita, anzi quasi te lo aspetti in un campionario di cicatrici e ferite ancora aperte, di porte sbattute in faccia, paure a raccontarsi, dubbi sulle azioni compiute e timori sull’efficacia di come si riesce a coprirsi. Un campionario senza limiti, che supera l’immaginazione… e lo sappiamo.
Da prete ti metti lì davvero con cura, anche quando hai tante altre cose in testa e tanta fretta. Come il cireneo quel giorno credi di fare la tua parte perché per un tratto porti la croce di un altro. Gran cosa, certo, ma poi la croce ritorna al suo … legittimo portatore. E in fondo non ci si può sostituire nei passi da conquistare; ci si può stare accanto “portando i pesi gli uni degli altri” (Gal 6,2).
E allora le lacrime talvolta si confondono, come quell’ultima volta online poche settimane fa; quelle di dolore e quelle di compassione, quella vera. E da chiamato a portare la croce di un altro un po’ “costretto”, talvolta con un filo di rabbia verso chi quelle sofferenze, che ricevi, ha provocato, ti metti insieme a raccogliere pezzi di vita preziosi.
Simone, fu “costretto”. Non ci è detto come la prese, se cambiò, se scappò via appena possibile o se proseguì per vedere se ci fosse ancora bisogno di un piccolo sollievo permesso dalle guardie. Chissà quali sguardi si saranno scambiati Gesù e quell’uomo? Forse Gesù a chiedere scusa per il peso a cui Simone fu costretto, come chi ascolta sfoghi e dubbi di qualcun altro.
Forse Simone a mostrare uno sguardo incredulo per un ruolo più grande del suo, come quanti senza sapere cosa dire, cosa fare stanno accanto a chi attraverso le giornate più dure. Ma lì, accanto. E quando per un motivo o per un altro capiti sotto la croce di qualcuno, non puoi uscirne illeso, né immune. Ti ferisce, ti lascia il suo segno, un po’ di sangue esce anche a te.
E in quel momento può avvenire una trasformazione di grazia! Da cireneo che porta la croce di un altro per un tratto, ti accorgi che proprio la persona, che ti sta passando la sua croce, in realtà è il cireneo mandato a te, lo sconosciuto che con il dolore, che ti presenta, rende sopportabile la tua fatica, anche quando sembra troppa. È il mistero della croce, credo.
Chi ti porge la croce, anche fosse solo per un tratto, è il “cireneo” che fa accadere la grazia che fa sgorgare da te l’amore di cui sei stato reso capace, che conferma la scelta di camminare insieme, che dà forma concreta alla vocazione che compie il tuo amore; tutti con la croce e tutti cirenei… reciprocamente, forse un po’ confusamente, ma senz’altro da sorelle e fratelli.
E tu da prete, chiamato per ministero e servizio a celebrare la redenzione delle tante vite che incontri, trovi pure te guarito, redento, salvato, così, non “costretto”, ma chiamato.
È per tutti così; quando è il momento che la vita sia di nuovo risvegliata all’amore ti ritrovi, come quel giorno sulla via che portava al Calvario, ad incrociare un Gesù che porta la sua croce troppo pesante; sei chiamato, la porti insieme e lì lo riconosci… “è il Signore”, lui che pensavi di servire, che invece ti serve, ti salva, ti apre il cuore. E passo dopo passo segui là dove chiama, con fiducia.
I TESTI> Via Crucis Arcobaleno