Le persone transessuali, figli e figlie incomprese di Dio
Riflessioni di Judith Schonsteiner pubblicate sul sito territorioabierto.jesuitas (Cile) il 28 agosto 2014, liberamente tradotto da Dino
Come cristiana provo un dolore profondo per il rifiuto e l’incomprensione verso la realtà delle persone transessuali.
Questo dolore è ancora più forte quando l’atteggiamento negativo nei confronti di queste persone proviene dalle nostre stesse comunità, e cioè dalla Chiesa e da molti credenti, laici e religiosi.
Il rifiuto da parte del popolo di Dio si aggiunge ad una brutale esclusione sociale che invisibilizza una intensa sofferenza quotidiana. In genere sappiamo poco di che cos’è la transessualità, ed è questa ignoranza che molte volte sta alla base dell’esclusione.
Una persona transessuale avverte – solitamente a partire dall’età di tre o quattro anni [1] – un forte conflitto tra il suo fenotipo (i suoi caratteri sessuali esterni e anagraficamente assegnati) e la sua identità percepita come bambino/uomo o bambina/donna.
Alcuni/e soffrono perchè la società li tratta secondo il loro fenotipo, senza chieder loro come vogliono essere denominati e spesso senza tener conto del loro continuo manifestare contrarietà [2].
Si ritiene che la transessualità sia una condizione che riguarda 1 su 10.000-50.000 uomini, secondo diverse fonti, e che abbia minor incidenza nelle donne, dove si considera essere di 1 su 30.000-100.000. A causa della discriminazione e anche di altri fattori, molti non riconoscono la propria condizione e pertanto risulta molto difficile stabilire la cifra totale.
Come cristiani dobbiamo farci carico della discriminazione che affligge le persone transessuali, iniziando con l’informarci e il conoscere la sua realtà. In virtù della testimonianza di Gesù liberatore e salvatore siamo chiamati a lavorare affinchè la realtà transessuale venga inclusa nella società e nella Chiesa.
La transessualità non ha nulla a che vedere con l’orientamento sessuale. Una persona transessuale può essere etero oppure omosessuale, essendoci un incrociabilità tra le 2 variabili (l’orientamento sessuale e l’identità di genere), situazione che spiegherebbe, ad esempio, il fatto che molti transessuali si identificano con un orientamento eterosessuale.
Parleremo pertanto di identità di genere per riferirci al conflitto descritto ogni volta che il vissuto interiore del genere, secondo come ogni persona lo sente e lo sperimenta, corrisponda o meno al sesso assegnato al momento della nascita.
Per evitare qualsiasi confusione è importante specificare che la transessualità e il travestitismo non sono la stessa cosa. Un travestito è una persona che occasionalmente utilizza vestiti del sesso opposto, senza che ci sia un disaccordo tra le sue caratteristiche anatomiche e il suo vissuto interiore del genere.
La medicina e la psicologia occidentali moderne si fanno carico del desiderio – e molte volte del bisogno – delle persone transessuali di vivere nel corpo adeguato.
Per questo essi vengono accompagnati in un processo di adeguamento esteriore del loro corpo alla loro identità interiore, mediante un trattamento ormonale ed eventualmente un intervento chirurgico, ritenendo che la persona sia definita dalla sua interiorità, molto più che dal suo esterno.
Per molte persone transessuali è doloroso che questo adeguamento comporti l’infertilità, tuttavia alcuni dicono che sarebbe ancora peggio continuare a vivere in un “corpo sbagliato”.
Si ritiene che il tasso di suicidi tra le persone transessuali che non si sottopongono ad un cambiamento di sesso, civile o medico, sia intorno al 40%.
Le persone transessuali vivono ancora in una situazione di preoccupante carenza di protezione e di vulnerabilità legale [3]. Lo stato del Cile li obbliga ad affrontare un intervento chirurgico per poter annotare nel registro civile un nome che corrisponda alla loro identità percepita.
Riescono a cambiare l’indicazione da F a M sulla carta d’identità soltanto dopo un lungo procedimento giuridico che dipende anche dalla discrezione dei funzionari pubblici, in assenza di una legge che elimini questa frequente causa di discriminazione.
Così, ad esempio, una persona che esibisce la sua carta d’identità che riporta Claudia – M, oppure Juan – M ma con aspetto femminile, si espone a possibili maltrattamenti.
Transessuali appartenenti a famiglie con scarsi mezzi, ma anche ad altri livelli sociali, molte volte per sopravvivere sono costretti/e ad esercitare il commercio sessuale, poichè non sono inseriti nella società e vedono chiudersi le porte per un lavoro regolarmente retribuito.
La conoscenza della realtà e un’opinione positiva della condizione delle persone transessuali potrebbe forse contribuire a far sì che alcuni di loro possano anche fare a meno di terapie ormonali o interventi chirurgici. Ci sono dei precedenti che avvalorano questa affermazione.
Per esempio, altre culture offrono ruoli sociali specifici alle persone transessuali. Popoli indigeni riconoscendo il loro “appartenere” sia al mondo degli uomini che a quello delle donne, attribuiscono loro una speciale vocazione spirituale e a volte essi arrivano a servire la comunità come sciamani.
Credo che come cristiani e cristiane dobbiamo farci carico della discriminazione che subiscono le persone transessuali, iniziando con l’informarci e cercando di conoscere la loro realtà.
In virtù della testimonianza di Gesù liberatore e salvatore, sento che siamo chiamati a lavorare alacremente e profeticamente a favore dell’inclusione della realtà transessuale nella società e nella Chiesa, e ad apprezzare le sue esperienze che ci fanno diventare persone più ricche.
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[1] In questo sito potete trovare informazioni riguardo all’accompagnamento di bambini e adolescenti transessuali: http://www.transexualidad.cl/index.html
[2] Qui non parlerò di teorie della psicologia dello sviluppo dei bambini, sviluppo che può comprendere fasi di sperimentazione dei ruoli sociali e che non hanno nulla a che vedere con la condizione di transessualità.
[3] Istituto Nazionale dei Diritti umani, Rapporto sulla Situazione dei Diritti Umani in Cile 2013. P. 165.
* Judith Schönsteiner è una ricercatrice universitaria cilena in diritti internazionali e diritti umani.
Testo originale: Transexuales, hijos e hijas de Dios