Le questioni LGBTQ+ vengono continuamente a galla durante il Sinodo in Vaticano
Articolo di Christopher White* pubblicato sul sito di National Catholic Reporter (USA) il 10 ottobre 2024, liberamente tradotto da Luigi e Valeria de La Tenda di Gionata
Un vescovo africano è intervenuto al microfono per chiedere un maggiore accompagnamento pastorale delle coppie poligame. Il giorno dopo, un sacerdote ha preso la parola, ripetendo quasi alla lettera l’intervento del prelato, ma sostituendo la parola ‘poligamia’ con il termine ‘LGBTQ+’.
Questo è solo uno degli episodi accaduti nei primi giorni dell’ultima riunione a Roma del Sinodo sulla sinodalità, fortemente voluto da papa Francesco, durato un anno, e che si concluderà ufficialmente questo mese.
Diversi partecipanti al Sinodo hanno confermato questi aneddoti, ma hanno chiesto di restare anonimi. Ai delegati è ufficialmente vietato discutere e divulgare i dettagli delle conversazioni che hanno avuto luogo nell’aula sinodale del Vaticano.
I delegati hanno dichiarato al National Catholic Reporter che le questioni più scottanti vengono discusse sia all’interno della sala sia informalmente nei corridoi, anche se il Papa ha disposto che alcune delle questioni più controverse del Sinodo vengano inviate a gruppi di studio specifici per ulteriori approfondimenti. Tra queste tematiche ci sono il ruolo delle donne nei ministeri e l’inclusione delle persone LGBTQ+ nella Chiesa.
Il responsabile del Dicastero per la Dottrina della Fede (cardinale Víctor Manuel Fernández, n.d.t.) ha detto ai delegati del Sinodo, il 2 ottobre, che i tempi non sono maturi per prendere in considerazione il diaconato delle donne. Ma in una conferenza stampa in Vaticano, il 9 ottobre, il diacono belga Geert De Cubber ha dichiarato ai giornalisti che la questione è ancora in discussione all’interno dell’assemblea.
Dopo aver trascorso un mese insieme l’anno scorso per discutere del futuro della Chiesa cattolica, circa 400 delegati sinodali sono tornati nella Città Eterna. I membri dell’assemblea che ho intervistato testimoniano che quest’anno c’è un maggiore senso di fiducia nella struttura del Sinodo; inoltre, i partecipanti sono più a loro agio con le dinamiche e con le persone cui è stato affidato il compito di guidare gli incontri sinodali.
Sebbene le aspettative che il Sinodo produca risultati concreti siano alte, gli organizzatori sottolineano che l’obiettivo principale degli incontri di questo mese è approfondire la pratica della sinodalità. Si tratta di creare strutture e strategie migliori, con l’obiettivo di rendere la Chiesa più inclusiva e capace di ascoltare tutti i suoi membri.
Forse è per questo che – almeno secondo due testimonianze – c’è stata la percezione di una maggiore convergenza sostanziale quando due delegati appartenenti a due culture diverse hanno utilizzato le stesse argomentazioni per sostenere qualcosa che l’altro avrebbe potuto trovare discutibile.
Il vescovo africano, infatti, ha sostenuto che, sebbene le relazioni poligame possano non essere all’altezza dell’ideale evangelico, è comunque necessario accompagnare le persone in tali relazioni e includerle nella vita della Chiesa. Un altro delegato sinodale ha fatto esattamente lo stesso ragionamento a proposito delle persone LGBTQ+.Anche se le questioni relative ai cattolici LGBTQ+ sono state ufficialmente eliminate dall’agenda degli incontri del Sinodo, alcuni delegati stanno ancora cogliendo la grande opportunità offerta dal Sinodo di essere riuniti insieme per continuare a riflettere su come la Chiesa potrebbe essere più accoglienti.
A cinque minuti a piedi dall’aula sinodale, all’interno della sede generale dei gesuiti, l’8 ottobre più di settanta delegati sinodali, funzionari del Vaticano e altri rappresentanti della gerarchia ecclesiastica si sono riuniti per discutere sull’inclusione delle persone LGBTQ+ nella Chiesa.
L’evento, organizzato dal progetto pastorale dei gesuiti Outreach, non era aperto alla stampa, ma secondo un articolo pubblicato sul sito di Outreach, comprendeva cinque testimonianze di persone cattoliche gay, lesbiche e bisessuali provenienti da Africa, Europa e America Latina.
Numerosi resoconti dei partecipanti e dei relatori hanno sottolineato che le realtà dei cattolici LGBTQ+ non possono essere liquidate sbrigativamente come una questione occidentale di nicchia, ma rappresentano una tematica delicata per la Chiesa universale.
Uno dei relatori africani ha elogiato il sostegno di Francesco alla depenalizzazione dell’omosessualità, esprimendo però il proprio disappunto per il fatto che i vescovi cattolici del continente africano non ne seguano l’esempio.
Tra il pubblico c’erano sia i cardinali attuali che alcuni degli uomini nominati cardinali l’8 ottobre e che riceveranno ufficialmente il copricapo rosso da papa Francesco a dicembre.
Secondo il direttore esecutivo di Outreach, Michael O’Loughlin, una relatrice ha spiegato di essere diventata cattolica in seguito alle parole di accoglienza di papa Francesco e ha detto che, come altre persone LGBTQ+, vuole semplicemente essere accolta per servire la sua parrocchia.
A un’altra è stato chiesto quale messaggio avrebbe voluto indirizzare ai delegati del Sinodo. La sua risposta è stata: «Il messaggio di Gesù è stato un messaggio di amore, che esorta le gerarchie della Chiesa a vedere i cattolici LGBTQ+ come esseri umani piuttosto che come la somma dei loro peccati».
Per Juan Carlos Cruz, un uomo dichiaratamente gay che è uno stretto confidente di papa Francesco, e che partecipava all’evento come relatore, non saranno solo i delegati del Sinodo a sentire questo messaggio o ad avere notizie di questo incontro, ma quasi certamente anche lo stesso Papa.
*Christopher White è il corrispondente del National Catholic Reporter in Vaticano.
Testo originale: LGBTQ+ issues surface inside and outside Vatican synod