Le risposte dei gay cristiani del Guado al questionario sulla famiglia
La risposta del Guado, associazione di cristiani omosessuali di Milano, al questionario del Sinodo sulla Famiglia 2014
Per papa Francesco il Sinodo che si terrà nell’ottobre 2014 deve «mettersi in ascolto dei problemi e delle attese che vivono oggi tante famiglie».
Per questo è stato predisposto un questionario ed è stato chiesto ai vescovi, alle diocesi, alle parrocchie e a tutti i fedeli di «diffonderlo capillarmente».
Il Gruppo del Guado è un’associazione di cristiani omosessuali, aperta a uomini e donne di qualunque confessione. Fondata nel 1980, è la più longeva associazione di questo tipo in Italia ed ha la sua sede a Milano.
Il Gruppo vuole essere un luogo di accoglienza, di riflessione e di dialogo sulla vita e sulla Fede, capace di superare l’emarginazione e la solitudine in cui vivono molti omosessuali.
Vogliamo dare il nostro contributo come Gruppo di persone che nel loro specifico percorso ha avuto modo di interrogarsi e approfondire i temi inerenti le relazioni affettive stabili fra persone dello stesso sesso.
Milano, 11 gennaio 2014
1. Sulla diffusione della sacra Scrittura e del magistero della Chiesa riguardante la famiglia
a) Qual è la conoscenza reale degli insegnamenti della Bibbia, della Gaudium et Spes, della Familiaris consortio e di altri documenti del magistero postconciliare sul valore della famiglia secondo la Chiesa cattolica? Qual è la formazione dei nostri fedeli per la vita familiare in base agli insegnamenti della Chiesa?
La sensazione che abbiamo è che il magistero ordinario della chiesa sia poco conosciuto, che non ci sia una corretta interpretazione dei singoli documenti il cui grado di autorevolezza specifico non viene mai preso in considerazione. In particolare si spaccia come magistero infallibile e definitivo ciò che è invece magistero ordinario che, per sua natura, è condizionato dai limiti di comprensione delle situazioni specifiche che oggettivamente ci sono.
Capita poi spesso che chi si rapporta con noi trasformi le indicazioni del magistero in una serie di slogan semplicistici che non tengono conto dei motivi profondi che portano la Chiesa a proporre certi insegnamenti.
Per quanto riguarda la comprensione dei testi biblici, quando si parla di omosessualità, dobbiamo denunciare delle vere e proprie aberrazioni: si citano brani che non hanno niente a che fare con l’omosessualità per condannarla (Gen 19), si stravolgono i testi per inventarsi forme di condanna che sono molto diverse da quelle proposte nel testo (Rom 1), si propongono versetti di condanna che sono contenuti in testi che nessuna persona ragionevole applicherebbe (Lev 18 e 20).
Quando si parla di omosessualità emerge con forza il rischio di una lettura fondamentalista dei testi biblici, una lettura che non ha mai fatto parte della tradizione cattolica e che però si sta progressivamente diffondendo anche nelle comunità cattoliche.
b) Laddove l’insegnamento della Chiesa è conosciuto, è accettato integralmente? Ci sono difficoltà a metterlo in pratica? Quali?
Per noi omosessuali il rischio che emerge quando si decide di seguire in maniera acritica gli slogan che impoveriscono la ricchezza del magistero ordinario, è quello di vivere nella schizofrenia di chi esalta a parole una continenza che in realtà non cerca affatto, mentre biasima (sempre a parole) una promiscuità che alla fine si va a cercare.
D’altra parte ci sentiamo spesso dire che è più grave vivere una relazione di coppia stabile e responsabile piuttosto che vivere una sessualità disordinata e schizofrenica.
Il rischio è quello dell’ipocrisia di chi nasconde a se stesso e agli altri le proprie debolezze e finge di vivere senza problemi quello che invece non riesce a vivere.
c) Com’è diffuso l’insegnamento della Chiesa nel contesto dei programmi pastorali in ambito nazionale? Diocesano, parrocchiale? Che catechesi si fa sulla famiglia?
Nella catechesi e nella pastorale si propone un solo modello di famiglia: quella formata da una coppia eterosessuale che ha dei figli.
Ci si dimentica invece di tutti gli altri tipi di famiglia. I vedovi e le vedove, le persone che non sono riuscite a sposarsi, i figli che vivono con i genitori anziani, le coppie dello stesso sesso.
Il rischio di questa impostazione è di far passare l’idea (errata) che il messaggio cristiano non riguardi tutti, ma solo le persone consacrate e le persone che si sposano e che hanno figli.
d) In quale misura questo insegnamento è realmente conosciuto, accettato, rifiutato e/o criticato in ambienti extraecclesiali? Quali sono i fattori culturali che ostacolano la piena ricezione dell’insegnamento della Chiesa sulla famiglia?
Anche al di fuori della chiesa la confusione è tanta. C’è ad esempio l’idea che l’essenza del cattolicesimo consista soltanto nel fare propri gli slogan in cui viene ridotto il Magistero sulla famiglia. E così tante persone che si sentono escluse, si allontanano dalla Chiesa.
2. Sul matrimonio secondo la legge naturale
a) Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale, educativo e accademico, sia a livello popolare? Quali visioni dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia?
Il concetto di legge naturale proposto dal Magistero cattolico viene condiviso dai fedeli che non hanno avuto motivi per approfondire questi concetti, e viene accettato così com’è, per cui si dice: “La Chiesa si è sempre espressa così”.
In realtà qualora il concetto di “natura” venisse esaminato confrontandosi con le scienze antropologiche e sociali, si converrebbe che la visione proposta dal Magistero cattolico risulta parziale, se non pregiudiziale.
Numerosi dibattiti sul tema tenuti da studiosi, sia laici che religiosi, oltre a studi apparsi su pubblicazioni anche cattoliche, hanno suffragato queste conclusioni.
b) Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale?
Il concetto di legge naturale in relazione all’unione uomo e donna non sempre è accettato dai fedeli soprattutto se giovani che, in coscienza, trovano la limitatezza e parzialità di questa concezione.
E’ ormai convinzione comune che non esiste più un unico concetto di “famiglia naturale” perché la realtà odierna presenta nuove forme storico-culturali di intendere la famiglia. La nostra società è molto più complessa e articolata, per cui, da parte dei laici, viene la richiesta di un aggiornamento che sia inclusivo delle relazioni omoaffettive e mature.
5. Sulle unioni di persone dello stesso sesso
a) Esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio?
Nel nostro paese, Italia, non esistono leggi che equiparano il matrimonio tra uomo e donna con quello delle unioni affettive e durature di persone dello stesso sesso. Non solo. Non esistono nemmeno leggi che regolino in qualche modo i diritti e i doveri delle unioni affettive omosessuali.
b) Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?
L’atteggiamento della Chiesa ufficiale avalla le omissioni dello Stato italiano sulla legiferazione relativa alle relazioni di coppie stabili al di fuori del matrimonio civile e/o religioso.
c) Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni?
Questo “tipo di unione” di affetto vero e duraturo non è preso in considerazione dalla pastorale della Chiesa cattolica ufficiale. Ne è la riprova la lettera della Congregazione della dottrina della Fede Homosessualitatis problema del 1986, che viene considerata ancora come il documento di riferimento per la cura pastorale delle persone omosessuali.
Alcuni sacerdoti coraggiosi hanno intrapreso una pastorale specifica con le persone omosessuali un po’ in tutta Italia. Il loro percorso ormai trentennale non è mai stato preso in considerazione, ma ha sempre trovato ostacoli e silenzi da parte della Gerarchia cattolica italiana.
In sostanza queste esperienze di persone in ricerca, che vogliono conciliare Fede e omosessualità, sono ignorate e, se considerate, creano imbarazzo e quindi solito vengono accantonate. La conseguenza è che le persone omosessuali si ritrovano come “pecore senza pastore” (Ez 34,8).
d) Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini, come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?
Nel nostro gruppo non ci sono coppie che hanno dei figli, non abbiamo quindi risposto a questa domanda.