Le risposte delle lesbiche e dei gay cristiani di Kairòs al questionario sulla famiglia
Risposte del gruppo Kairos, cristiani omosessuali di Firenze, al questionario del Sinodo sulla Famiglia, stilate il 29 dicembre 2013
Kairòs è il gruppo di cristiani omosessuali di Firenze, attivo da più di dieci anni nella diocesi fiorentina e in tutta la Toscana. Siamo giovani, adulti, uomini e donne, persone in cerca di Dio, cariche di domande e di speranze. Kairòs è un gruppo di preghiera, di formazione cristiana e di relazione.
Abbiamo accolto con grande favore la volontà di consultare i fedeli per ricevere stimoli e riflessioni in occasione del Sinodo straordinario sulla famiglia del 2014, in cui si prenderanno decisioni pastorali su temi sui quali la Chiesa cattolica torna a riflettere. Come gruppo, abbiamo deciso di rispondere solamente ad alcune domande del questionario proposto per il Sinodo.
Tutte ci coinvolgono in quanto cristiani, tuttavia abbiamo scelto di concentrarci, tra le trentotto previste, solo sulle domande che ci riguardano in quanto cristiani omosessuali. Alcune di esse, peraltro, ci interrogano su questioni che abbiamo lungamente affrontato nel corso dei nostri anni di attività.
La metodologia utilizzata è stata la seguente: abbiamo letto l’intero questionario e la nota introduttiva. Abbiamo raccolto le risposte scritte fatteci pervenire da alcuni nostri aderenti. Ci siamo, quindi, riuniti e abbiamo discusso collettivamente sulle risposte più inerenti al percorso del nostro gruppo.
Le risposte qui allegate sono il frutto della nostra discussione collettiva, che abbiamo voluto offrire alla discussione della Chiesa a cui apparteniamo.
LE RISPOSTE AL QUESTIONARIO SULLA FAMIGLIA PER IL SINODO 2014
1 – Sulla diffusione della Sacra Scrittura e del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia
a) Qual è la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia, della “Gaudium et Spes”, della “Familiaris Consortio” e di altri documenti del Magistero postconciliare sul valore della famiglia secondo la Chiesa Cattolica? Come i nostri fedeli vengono formati alla vita familiare secondo l’insegnamento della Chiesa?
b) Dove l’insegnamento della Chiesa è conosciuto, è integralmente accettato? Si verificano difficoltà nel metterlo in pratica? Quali?
Non c’è, a nostro parere, grande conoscenza dei documenti conciliari: ad esempio, pochi fedeli hanno appreso il concetto dell’apertura all’amore indicato nella “Gaudium et Spes”. Spesso, l’insegnamento impartito nelle parrocchie si riduce a un insieme di regole che riguardano, principalmente, i sacramenti e la morale sessuale.
I principi morali e teologici sulla famiglia sono, in buona parte, conosciuti, ma non sempre integralmente accettati, se non del tutto rifiutati, soprattutto da quelle persone che, per vari motivi, si ritrovano a vivere una vita giudicata, dalla loro Chiesa, come “irregolare” perché conviventi, separati, divorziati, divorziati/risposati o omosessuali.
2 – Sul matrimonio secondo la legge naturale
b) Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale?
c) Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo e la donna in vista della formazione di una famiglia? Come viene proposta e approfondita negli organismi civili ed ecclesiali?
Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra uomo e donna è oggetto di un magistero secolare da parte della Chiesa cattolica. Esso, non rientrando nell’ambito delle Verità di fede, è generalmente accettato da parte della maggior parte dei battezzati, ma non mancano su questo tema discussioni anche animate.
Ciò che genera una diffusa difficoltà da parte dei cristiani omosessuali è il fatto che spesso il concetto di legge naturale viene presentato, in alcune sue divulgazioni o volgarizzazioni, come argomentazione atta a negare, svalutare o condannare le persone omosessuali e le loro relazioni.
Esso inoltre riesce scarsamente utile a comprendere l’esperienza positiva delle persone omosessuali e delle loro relazioni, il che dovrebbe suggerire una più approfondita riflessione affinché nella Chiesa non si creino delle posizioni che consentano di bollare come “contro-natura” tutto ciò che non risulta comprensibile adottando una visione ristretta o ideologica del concetto di legge naturale.
Come cristiani omosessuali notiamo, con grande amarezza, che ogni tentativo di porre il tema della difesa della dignità e dei diritti delle persone omosessuali viene spesso impropriamente definito come una forma di contestazione della «legge naturale sull’unione tra l’uomo e la donna in vista della formazione di una famiglia», se non addirittura presentato come un attacco portato contro la famiglia o contro il matrimonio sacramentale. In questi valori, al contrario, i cristiani omosessuali credono profondamente, e sono convinti che la difesa della dignità e dei diritti degli omosessuali nulla toglierebbe ai diritti delle famiglie cattoliche né svilirebbe o negherebbe il concetto di legge naturale dell’unione fra uomo e donna.
Proprio perché il concetto di legge naturale non costituisce una “ideologia” cattolica, ma un tentativo di spiegare la complessità del Creato e delle relazioni fra le creature, sarebbe dunque necessario adottare uno sguardo non disincarnato dalla realtà che vivono le persone, anche quelle omosessuali.
5 – Sulle unioni di persone dello stesso sesso
a) Esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio?
b) Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo Stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?
In Italia non esiste nessun tipo di tutela per le coppie omosessuali, anche per la ferma opposizione dell’episcopato italiano. Le persone omosessuali, non trovando spesso accoglienza umana e pastorale nella Chiesa, hanno dato vita da oltre venti anni ai gruppi di cristiani omosessuali che operano nelle principali città italiane, da Palermo a Trieste, e ne fanno parte single e coppie.
Si tratta di un movimento nato dal basso su iniziativa di laici e sacerdoti per venire incontro al disagio provato dalle persone omosessuali nelle parrocchie e per cercare un dialogo con le chiese locali (non solo cattoliche) su questi temi.
In Italia solo le diocesi di Torino, Cremona e Parma hanno dato vita ad una pastorale specifica per le persone omosessuali, in altre realtà, come accade a Firenze, sono state invece le parrocchie ad attivarsi per l’accoglienza inclusiva di questi gruppi di credenti, come è testimoniato dall’esperienza e dal cammino del gruppo Kairòs.
c) Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni?
Un’attenzione pastorale sarebbe urgentemente necessaria nei confronti di tutte le persone omosessuali, non solo per coloro che vivono in coppia, perché l’omosessualità non si sceglie, è una realtà umana che esiste “in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture”, come ci ricorda anche il Catechismo (CCC 2357).
Alla luce della realtà attuale e della comprensione che gli uomini di oggi, credenti e non, hanno di questo fenomeno occorre conoscerlo anche “alla luce del Vangelo e dell’umana esperienza” (GS 46) e non limitarsi a una superficiale condanna. Per farlo bisogna ripartire dalle persone e andare a incontrarle nella loro realtà, senza pregiudizi, per entrare in dialogo con coloro che si interrogano, che amano e credono nello stesso Dio.
Un nuovo atteggiamento presuppone come priorità il ristabilire un clima di fiducia reciproca per percorrere strade inedite. Oggi ci sono tante persone omosessuali che hanno perso fiducia nella Chiesa cattolica, come istituzione, ma non nel Vangelo. Sono persone stanche di sentirsi ripetere, da anni, le stesse condanne senza appello e perciò spesso si sono avvicinate ad altre Chiese cristiane o si sono convertite ad altre religioni più accoglienti.
L’esperienza di Kairòs insegna che, laddove delle comunità parrocchiali hanno accolto persone o coppie omosessuali, queste sono rimaste nella Chiesa e hanno contribuito alla crescita umana e spirituale della comunità cristiana di cui sono divenute parte.
d) Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?
Se la Chiesa cattolica vuole accogliere e trasmettere ai figli delle coppie omosessuali il suo messaggio di fede, deve necessariamente accogliere con pienezza anche i loro genitori. Non è pensabile di escludere dalla Chiesa padri e madri omosessuali, che sono i primi depositari della trasmissione del messaggio cristiano ai propri figli.
8 – Sul rapporto tra la famiglia e persona
a) Quali situazioni critiche della famiglia nel mondo odierno possono diventare un ostacolo all’incontro della persona con Cristo?
Un esempio assai concreto e vicino alla nostra esperienza di persone omosessuali è quello che si verifica quando, in una famiglia cattolica, emerge l’omosessualità di un figlio o di una figlia. Se manca la comprensione e l’accoglienza di questa inaspettata realtà da parte dei genitori cattolici, le conseguenze possono essere devastanti e tragiche, specialmente se il figlio o la figlia sono in età adolescenziale.
Oltre a soffrire nel sentirsi giudicati o rifiutati dai propri genitori – atteggiamento, quest’ultimo, che si accompagna spesso all’esclusione da parte della loro Chiesa – i giovani omosessuali possono sviluppare, poi, un’avversione verso la Chiesa stessa e possono arrivare a mettere in discussione anche la fede trasmessa loro dai genitori.
Ecco perché la comunità cristiana ha il dovere di supportare i genitori che si trovano ad affrontare l’inquietudine e lo spaesamento conseguenti alla rivelazione dell’omosessualità di un figlio o di una figlia.
Un buon punto di partenza, o di ripartenza, è sicuramente il documento della Conferenza episcopale degli Stati Uniti “Sempre nostri figli. Un messaggio pastorale ai genitori di figli omosessuali e suggerimenti ai collaboratori pastorali” (Always Our Children: A Pastoral Message to Parents of Homosexual Children and Suggestions for Pastoral Ministers, 1997).